:: Intervista a Gian Paolo Serino

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GianpaoloSerino_BioGian Paolo Serino, critico letterario e giornalista, classe 1972, fondatore di Satisfiction il primo free press letterario italiano per rimborsare i lettori scontenti di aver acquistato libri grazie alle loro recensioni. Satisfiction dal mese di Maggio vede in Vasco Rossi il nuovo editore “spericolato” sorprendendo non pochi detrattori con il suo generoso mecenatismo. Collabora con la Repubblica, Il Riformista, Il Giornale, Il Venerdì di Repubblica, D-la Repubblica, Rolling Stone, GQ, Wuz.it e Radio Capital. Nel 2006 ha pubblicato USA&Getta, Oriana Fallaci e Alekos Panagulis: storia di un amore al tritolo (Aliberti Editore). È autore della postfazione all’edizione italiana del romanzo Il compromesso di Elia Kazan (Mattioli 1885). Ha curato, insieme a Carla Tolomeo e Lorenzo Butti, Così tante vite con prefazione di Claudio Magris (Mattioli 1885). Ha curato l’edizione italiana, uscita quest’anno per Mattioli 1885, del libro Dylan Thomas: la biografia di Paul Ferris, con poesie, lettere e foto inedite. Dal libro è stato tratto il film sulla vita del poeta gallese, prodotto da Mick Jagger. . Nel 2010 è stato inserito nella raccolta “Ho parato un rigore a Pelè” (Giulio Perrone editore) con tra gli altri Gianrico Carofiglio, Antonio Tabucchi, Raffaele La Capria.

Benvenuto Gian Paolo su Liberidiscrivere e grazie di aver accettato questa intervista. Come prima domanda mi piacerebbe chiederti qualche cosa di te, parlaci dei tuoi studi, del tuo lavoro, dei tuoi hobby, raccontaci qualche risvolto sconosciuto della tua vita.

Vi ringrazio. Che sono libero di leggere, basta? Il mio lavoro è la mia passione: ho sempre adorato leggere, ho imparato a quattro anni e da lì non ho più smesso. Amo leggere perché leggere significa essere letti da ciò che si legge.

Critico letterario e giornalista definito “giovane” e addirittura “geniale”.  Ma in realtà un critico letterario cosa fa, come si forma?

Sono giudizi che non posso che condividere, soprattutto il “giovane”. Io non mi reputo un critico letterario ma un estensore di recensioni emotive. Amo che i miei articoli siano più lontano possibile dall’accademia, che trasmettano il suono dell’inchiostro che il libro di cui parlo mi ha trasmesso. Io credo che ogni libro contenga uno spartito che sta a noi eseguire.

Quando hai iniziato a chi ti sei ispirato? C’è qualche maestro che hai avuto che ti va di ringraziare?

Senz’altro Federico Roncoroni, che considero un padre non solo letterario. E’ stato Roncoroni, attraverso una sua antologia per il Liceo Classico “Testo e Contesto” a farmi scoprire come la letteratura sia entrare nel tempo senza vendersi ai poteri del tempo. Il che è fondamentale per un letterato ma soprattutto per uomo.

Se un giovane volesse fare il critico letterario che consigli gli daresti?

Credo che esista soltanto un lavoro peggiore dello scrittore: il critico letterario. Consigli? Non credo esistano. Non credo alle scuole, ai tirocini, agli stage. Credo alla passione, a quel richiamo indescrivibile che Ti porta a desiderare di condividere le proprie scoperte di lettura con altri .

Puoi raccontarci una tua giornata tipo?

Fortunatamente non ho una giornata tipo. Posso amministrare il mio tempo come voglio. Mi piace l’idea “amministrare” perché è esattamente quello che non faccio. Odio i programmi come ho sempre odiato le scuole. Un tempo andavo a letto molto tardi, ma la notte ha le sue trappole. Ora preferisco lavorare alle primissime ore del mattino: dalle cinque alle dieci, quando sai che il telefono non squilla e il tempo sembra mobilmente incantato.

Quali sono le tue letture preferite? Quale è il libro in assoluto che salveresti se dovessi scappare da una biblioteca in fiamme?

Letture preferite molte. Su tutte, certo, la letteratura americana. E’ dagli States che arrivano, secondo me, gli scrittori che negli ultimi anni sono riusciti a lasciare davvero la narrativa approdando alla letteratura. Penso a Richard Yates, Saul Bellow, Wlliam Gaddis, Don De Lillo, John Barth, Jim Thompson, David Goodis, Mary McCarthy, Alice Munro, Mark strand per la poesia, Neil Postman per la sociologia. A proposito di sociologia adoro i francesi: da Guy Debord, un genio, a Jean Baudrillard e Paul Virilio.Il libro che salverei è “I Miserabili” di Victor Hugo, un romanzo straordinario, di uan attualità sconcertante.

Ideatore e fondatore di Satisfiction rivista di critica letteraria tra le più seguite in Italia. Come è nato il progetto? C’è qualche aneddoto curioso che ti va di raccontare?

E’ nato dall’idea di ritrovare una coscienza critica. Dall’idea che, davanti agli aumenti pazzeschi dei libri, chi consiglia un libro abbia la responsabilità e il dovere di mettere mano non soltanto sul cuore ma anche nel portafoglio.

Vasco Rossi è il vostro editore. Un personaggio curioso. Come l’avete convinto? O è stato lui a proporsi?

L’idea è nata dalla nostra amicizia ventennale e dalla sua idea che per affrontare la crisi economica vada affrontata prima la crisi culturale. E per fare cultura non basta suonare la chitarra all’Accademia della Crusca ma investire concretamente. Vasco Rossi è un grande lettore: lo dimostra la poesia di molti suoi testi. E ha molte affinità letterarie. Con Céline, ad esempio: stesso stile, stessa capacità di comunicare ad immagini senza farci perdere il gusto dell’immaginazione. In questo lo trovo il mio fratello d’inchiostro. Sono il fratello minore, naturalmente.

Gli italiani leggono poco, soprattutto i giovani. Che strategie si dovrebbero attuare per avvicinarli alla lettura?

Non usare strategie.

Se dovessi dare un giudizio e tastare il polso della critica letteraria italiana quali sono i primi aggettivi che ti vengono in mente? Pensi sia indipendente e autonoma o a servizio del marketing?

Ho coniatu un neologismo: marchetting, che crdo sia esaustivo.

Quale è la recensione più difficile che hai scritto?

Quella che non ho ancora scritto.

Pensi che gli scrittori dovrebbero accettare con più umiltà anche le recensioni negative? Ho sentito di parechie polemiche, molti scrittori non accettano le stroncature e reagiscono anche vivacemente. Ti è mai capitato di dover fronteggiare uno scrittore furioso?

Moltissimi, soprattutto amici.  Anche se in realtà in molti sanno che una stroncatura, alcune volte, può decretare anche il successo di un libro.

Il fenomeno dei blog lettearari più o meno professionali che forniscono recensioni e consigli di lettura sta vivendo un vero e proprio boom. Da semplici strumenti di promozione stanno assumendo il ruolo di coscienza critica. Quanto pensi facciano bene al fenomeno libro?

Se non lo riducono a “menome” credo possano fare del bene.

Quali sono i tuoi blog letterari che segui con più assiduità? Ti capita mai di leggere Liberidiscrivere?

Liberi
discrivere, Letteratitudine, Lipperatura, e Nazione Indiana sono quelli che seguo con più assiduità.

Nel panorama letterario italiano c’è un esordiente che ti ha particolarmente colpito per originalità, contenuti, coraggio?

Massimiliano Santarossa: lo trovo geniale nel suo essere propositivamente contro la violenza estetica di questi tempi (im)mediati. Tra i pochi a riuscire davvero a descrivere una generazione di Narcisi del Nulla che si ribellano dalla parte del silenzio.

Definiscimi il concetto di libertà. Nel tuo ambito c’è reale libertà? Pensi ci sia in questo momento un serio tentativo di imbavagliare la stampa e limitare il potere di critica? Viviamo tempi oscuri?

Siamo in un media Evo. La libertà credo sia non avere bisogno di descrivere cos’è la libertà. Finchè l’uomo sarà costretto a definirla non sarà mai libero.

In Italia ci sono molti concorsi e premi letterari, cito il più importante lo Strega, pensi che vinca veramente il libro migliore o ci sono giochi sottobanco orchestrati dagli editori più forti sul mercato?

Chiaramente, nella maggior parte dei casi, sono orchestrati da equilibri editoriali sconosciuti  ai lettori.

L’ebook sostituirà il libro di carta?

Credo proprio di no. Se scompare la carta scompare la scrittura. E di conseguenza la lettura.

Un consiglio di lettura di Gian Paolo Serino.

Richard Yates, Revolutionary Road (minimum fax): ,un romanzo che non lascia tracce ma lividi. Un radiografia sociale del nostro quotidiano, pur scritto nel 1961: la logica medio borghese, i valori non valori, la finzione di una recita quotidianoa reiterata che chiamiamo vita.

Hai pubblicato numerosi libri, hai mai pensato di scrivere un romanzo?

Credo che, nel 2010, chiunque scriva un romanzo prima dei 50 anni si autocondanna al Nulla.

Altri progetti oltre Satisfiction?

Essere liberi di scrivere.

4 Risposte to “:: Intervista a Gian Paolo Serino”

  1. utente anonimo Says:

    Leggo finalmente un GP in gran forma 🙂

    Bene!Brava "Liberi di Scrivere" per le domande con cui ha saputo tirar fuori il meglio del critico.

  2. AliceDaZero Says:

    Sto aspettandovi da me….oppure mandatemi una vostra presentazione….

  3. utente anonimo Says:

    non critico, bensì " estensore di recensioni emotive".definizione da scolpire.condivido sul mio profilo,Annamaria Ferramosca

  4. utente anonimo Says:

    Salve,ho cercato di avere qualche risposta dal "critico"Gian Paolo,ansiosa di sapere se per potersi fregiare di tale titolo bisognava aver conseguito qualche titolo accademico o se fosse stato necessario,comunque ,avere all'attivo pubblicazioni,recensioni importanti e via dicendo.Praticamente dalla intervista ,mi sembra di aver capito che lo si diventa per sottinteso apprezzamento popolare, per acclamazione silenziosa…diciamo così.La domanda umana è:perchè dunque sottrarsi ad una risposta che richiedeva tre parole,peccando così,per lo meno di galanteria nei confronti di una signora che,da diversi amici ,vuoi per simpatia,vuoi perchè realmente piace,vuoi (mettiamocelo) anche per piccola inoffensiva piaggeria viene spesso esortata a commentare poesie e brani di libri,definendola "critica eccellente"?Fino ad oggi mi sono schernita,pensando fosse addirittura illegale che mi si riconoscesse una simile dote,da oggi accetterò compiaciuta.Non si sa mai.C'è sempre una richiesta di amicizia in sospeso….Cari saluti.Adele Cusanelli Marino

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