Tutto era cambiato a Los Angeles, ma niente era diverso. L.A. era diventata un esempio perfetto dell’America del Ventunesimo secolo. Una città a gettoni.
Non deve essere facile essere il figlio di un’icona della letteratura americana, un figlio del sogno americano, non lo è certo stato facile per Dan Fante, figlio del celeberrimo John Fante autore di Aspetta primavera Bandini e Chiedi alla polvere. Esce in questi giorni per Marcos y Marcos il suo Buttarsi quarto episodio della vita tormentata di Bruno Dante dopo Angeli a pezzi, Agganci e dell’edizione non ancora disponibile in traduzione italiana di Spitting Off Tall Buildings. Siamo a Los Angels, la sfavillante capitale del sogno americano e Bruno, sempre tormentato dai suoi demoni interiori, dall’ingombrante figura paterma e dalla voce nella sua testa, che ha deciso di chiamare Jimmy, che gli ricorda ogni momento di essere un fallito, cerca di fare l’unica cosa che ancora lo tiene vivo: scrivere. Almeno una pagina al giorno, questo è il patto con se stesso, l’unica ancora di salvezza in un mare di alcool e psicofarmaci. Una vita alla deriva la sua, senza scopo, folle, una vita molto simile a quella dell’autore e proprio per questa aderenza tra vissuto e creazione artistica, il sapore della verità acre, sgradevole, sulfureo emerge dalle pagine in tutta la sua caustica nitidezza. Per sbarcare il lunario Bruno si improvvisa chaffeur di auto di lusso cosa c’è di meglio che scarrozzare per Los Angeles celebrità, rockstar e pezzi grossi del cinema di New York e Los Angeles in cambio di un tetto sulla testa, l’assicurazione medica, ferie pagate e una partecipazione del venticinque percento dopo sei mesi se fosse riuscito a tenersi fuori dai guai. Bhe certo c’è sempre il problema dell’alcool ma la promessa al suo capo di recarsi ogni tanto alle riunioni degli Alcolisti Anonimi sembra bastare. Bruno accetta con entusiasmo questa offerta del destino che per una volta sembra guardarlo con benevolenza e finanche sorridergli e ci mette tutto se stesso per prendere al volo questa occasione di riscatto, ma tutta questa pacchia non sembra destinata a durare c’è ad attenderlo un conto da pagare ma l’incontro con un’anziana editrice e poetessa proprio ad un passo dal precipizio sarà la sua salvezza. Buttarsi è un romanzo bellissimo e disperato, il canto del cigno di un’America che dietro la sua patina scintillente di paladina del progresso e dell’ottimismo nasconde un’anima nera e malata. Con lucidità e senza compassione Dan Fanta scava nel nero magma che si agita sotto la superfice del sogno americano, dell’Eldorado di benessere e finta opulenza e con una sincerità senza compromessi cerca le ragioni per cui vale ancora la pena vivere e morire. Scrittura nitida e scintillante, diretta a colpire al cuore, sparata a mille in un sesseguirsi di vertiginose discese e risalite. La disperazione è feroce ma mai assoluta e pure nei momenti più bui c’è un piccolo spiraglio da cui si può intravedere un futuro migliore illuminato da un barlume di speranza. Figlio letterario di Bukowski forse più che del suo vero padre, Dan Fante si appresta sicuramente ad essere una delle voci più interesssanti dell’America contemporanea e non solo. Traduzione Michele Foschini.
Intervista a Dan Fante qui.
13 ottobre 2011 alle 11:57 |
non sono assolutamente d'accordo. non si può definire un bel romanzo. il padre e bucowski erano tutta un'altra storia.
questa la mia personale recensione:
http://www.clapsbook.com/2011/10/buttarsi-di-dan-fante-lirriconoscenza.html
5 agosto 2017 alle 1:16 |
Ottima recensione, il libro è bellissimo. Per non capirlo bisogna veramente non avere un cuore e soprattutti non capire un tubo di scrittura
9 agosto 2017 alle 18:10 |
Non posso dire che conoscessi bene Dan Fante, o fossi sua amica, ma per quello che l’ho conosciuto era una persona simpatica e disponibile, ho un bel ricordo di lui e anche di questo suo libro che ho letto ormai molti anni fa.