Nel suo saggio “Fuori Fuoco”, la scrittrice Maddalena Oliva affronta le attuali modalità di rappresentazione della guerra. Quanto attraverso i media riusciamo a sapere di un conflitto? La guerra può essere assimilata a un programma di intrattenimento da accendere e spegnere quando si vuole? Attraverso un’attenta descrizione del rapporto tra azione militare e racconto mediatico, l’autrice mette in luce gli elementi che contribuiscono alla creazione di un racconto di guerra, come la demonizzazione del nemico o la spettacolarizzazione dell’evento bellico, fino a giungere a una guerra pensata, pianificata e combattuta in base a come dovrà essere rappresentata.
Se le regole di base di un contratto di embedding (1) “riconoscono il diritto dei media di seguire azioni militari e non intendono in alcun modo censurare commenti negativi o informazioni imbarazzanti e sgradevoli”, la narrazione di guerra, in realtà, diviene parte della pianificazione militare, una co-produzione di eserciti e sistemi mediatici e per questo opportunamente filtrata.
In particolare, scrive la Oliva, “il mezzo televisivo ha imposto la propria modalità narrativa ed estetica, riuscendo a trasformare il racconto di guerra in una cronaca teatralizzata, che presenta personaggi, contrapposizioni tra l’eroe e il nemico, eventi straordinari, piuttosto che tendenze di fondo derivanti dal contesto storico e politico.”
L’azione militare sfugge alla percezione, in uno spazio bellico virtuale in cui “il cittadino in quanto tale vede ridotta progressivamente la sua capacità di stabilire una presa conoscitiva della realtà, base del suo agire politico e sociale”.
(1) un approfondimento sul giornalismo di guerra:
http://www.undicom.it/network/trieste/repository/articles/terzasessionegiornalismi05/view
Fuori fuoco. L'arte della guerra e il suo racconto. Di Maddalena Oliva. Editore Odoya. collana Odoya storia. 2008 188 pagine brossura Euro 16,00
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