:: Intervista con Al Custerlina

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Bene bene Alberto, posso chiamarti Alberto, sei finalmente nelle mie mani, allora iniziamo con una domanda facile facile:classe 65, nato e vive a Trieste chi è Al Custerlina? Definisciti in tre aggettivi e presentati ai nostri lettori.

Tenace, paziente, combattivo. Sono nato e vivo a Trieste, ho fatto un sacco di lavori, vado in snowboard, ho sempre bisogno di stimoli nuovi, mi piace la buona cucina, leggo e guardo serial tv a raffica. E scrivo, ovviamente. 

Iniziamo subito a parlare di “Balkan Bang” edito da Perdisa il tuo scoppiettante e pirotecnico esordio narrativo acclamato da pubblico e critica. Un libro insolito per i temi trattati e per le tue scelte narrative. Lo possiamo definire un noir o a te le classificazioni stanno strette?

Le classificazioni mi piacciono, aiutano il lettore a scegliere. In effetti, Balkan bang! è insolito perché  contiene in sé molte suggestioni miscelate tra di loro. E’ anche un noir, sì, ma è pure un po’ pulp. La definizione giusta l’hanno gli americani: “crime fiction”.  

Perché  hai scelto un’ambientazione balcanica? E’ una terra che conosci? L’hai visitata prima e dopo la guerra? Quale aspetto di questa terra ti ha catturato di più? Anche tu hai in mente la Serajevo dei telegiornali e dei giovani che fanno di tutto per uscire dall’incubo della guerra?

Sono molto vicino ai Balcani sia geograficamente, sia con lo spirito. Li ho vissuti abbastanza, fin da piccolo. L’aspetto che più mi colpisce di questa terra è la sua grande varietà di stili di vita racchiusi all’interno di un’area geografica limitata. Questa, però, è anche la maledizione di questa regione. Riguardo alla guerra, ti posso dire che dopo 13 anni dalla cessazione delle ostilità la situazione non è cambiata molto a livello di attriti tra le etnie. Certo, c’è moltissima gente che vuole buttarsi il passato alle spalle e ricominciare, ma ce n’è altrettanta che cova ancora sentimenti di rivalsa di carattere nazionalista. Io credo che il pericolo non sia ancora passato. 

Raccontaci come sei arrivato alla pubblicazione. Hai fatto fatica a trovare un editore? Un incontro fortuito ti ha  spianato la strada tutta fortuna o duro lavoro di selezione?

Quando pubblichi con una casa editrice seria come la Perdisa non è mai questione di fortuna. Ho lavorato duramente su Balkan bang! e ho avuto la mia contropartita. Inoltre, non ho fatto nessuna selezione: ho spedito il manoscritto solo alla Perdisa perché ci tenevo a pubblicare sotto l’egida di Luigi Bernardi.  

Hai definito “Balkan Bang!” un romanzo di intrattenimento ma tratti anche di temi seri profondi, dilemmi morali, conflitti etnici e religiosi oltre che divertire i tuoi lettori vuoi anche farli riflettere?

Il cosiddetto “intrattenimento” non deve essere per forza pura azione o solo commedia o amore. Io volevo scrivere una storia criminale e ho considerato che le azioni criminali sono sempre accompagnate da effetti collaterali sulla psicologia, la morale e l’etica delle persone che vi sono coinvolte, compresi gli spettatori, così ho voluto esplorare questi aspetti per fornire alla mia storia maggior completezza, soprattutto in relazione all’ambientazione. 

Passiamo al registro linguistico piuttosto forte. Quanto incidono i dialoghi all’interno del tuo tessuto narrativo?

Io credo che i dialoghi siano l’ossatura portante del mio romanzo. Ho lavorato molto per renderli più vicini alla realtà possibile, soprattutto allo scopo di dare vita a personaggi di maggior spessore, che fossero caratterizzati anche per come parlano e non solo per quello che fanno. 

Ci sono progetti per far vivere i personaggi di Balkan Bang in una pellicola cinematografica? Scriveresti tu la sceneggiatura? Quale regista rigorosamente italiano sceglieresti?

Non ci sono progetti cinematografici (magari ci fossero!). Riguardo alla eventuale sceneggiatura, diciamo che mi piacerebbe partecipare al processo di stesura, soprattutto per imparare. Registi italiani? Tarantino! 😉  

Di colpo catapultato nel gran mondo letterario, festival, premi, giurato, passata l’euforia che bilancio trai da  questa esperienza sei soddisfatto o potevi fare di più?

Io cerco sempre di fare di più, ma per essere sincero, stavolta credo di aver dato il giusto. Di più sarebbe stato troppo e forse sarebbe stato rischioso, perché c’è sempre il rischio di bruciarsi per sovra-esposizione. 

E’ previsto un sequel?

Sì,  è già in fase di scrittura. Il titolo provvisorio è Balkan Blues (questa è un’anticipazione esclusiva eh!?) e uscirà alla fine del 2010 (o primi 2011), sempre per Perdisa. Si tratterà di una storia perfettamente indipendente dal precedente, ambientata tra la Bosnia, la Croazia e Trieste. 

Dicevamo prima che sei nato e vivi a Trieste una città  segnata dalla Bora dal suo passato asburgico, una città  intellettuale, mi viene in mente Svevo e James Joyce, una città atipica in cui vecchio e nuovo convivono. Parlaci della tua Trieste privata, raccontaci qualche aneddoto che te la rendono molto amata o odiata.

Trieste è una città molto particolare, che io amo profondamente. A volte, però, mi ritrovo a odiarla. Per esempio, ti posso dire che la città ci ha messo quasi un anno per accorgersi di avere in casa un nuovo scrittore che si era fatto notare in ambito nazionale.  

C’è un aneddoto particolarmente curioso legato a qualche premio letterario o a qualche autore che ti va di raccontarci?

Mh, no. Gli scrittori sono gente noiosa… 😉 

Quali autori hai letto negli anni partendo da quando eri ragazzo e quali ti hanno poi maggiormente influenzato nella tua vita di scrittore? Citeresti Emilio Salgari tra le tue letture?

Da piccolo ero un verniano di ferro (e lo sono ancora). Di Salgari ne ho letti solo due. Divoravo, invece, gli Urania. Andando grossomodo in ordine temporale, da ragazzo a oggi, gli scrittori dai quali ho subito maggior influenza sono: Verne, J.Vance, Musil, Joyce, Buzzati, Gibson, Eco, Simenon, Manchette, Hammet, Pynchon, Leonard, McCharty, DeLillo. Ultimamente ho trovato straordinari i racconti di Pancake.  

E di “Mano nera” puoi dirci qualcosa o è ancora tutto avvolto nel silenzio?

Mano Nera (titolo provvisorio) è il romanzo che ho appena finito di scrivere per Baldini Castoldi Dalai editore. Uscirà verso maggio del 2010. Si tratta di una crime fiction senza sbirri tra i piedi (per questo non posso chiamarlo “poliziesco”) ambientata a Sarajevo e dintorni, un po’ meno pulp e più noir rispetto a Balkan Bang!. 

Al festival Grado Giallo hai discusso del thriller europeo e del romanzo d’avventura moderno, che bilanci che aspettative?

Bilanci e aspettative entrambi ottimi. Come dice l’amico Sergio Altieri, la squadra di romanzieri (di genere) italiani è forse la più agguerrita e la più talentuosa d’Europa. Ora non ci resta che aspettare che gli altri se ne accorgano… 

Che ne pensi della carica degli scandinavi, presenti in massa sugli scaffali delle librerie, da Mankell a Stieg Larsson, ti piace il genere , il freddo e i climi nordici fanno bene al genere poliziesco?

I gialli scandinavi sono ottimi prodotti commerciali (non tutti), ma io li trovo troppo lenti e prolissi. Pur adorando la Scandinavia e il nord-Europa, non riesco proprio a leggerli. 

Abbiamo da poco intervistato Duane Swierczynski un nuovo talento pulp americano, lo conosci, trovi delle rassomiglianze tra il suo stile e il tuo?

Non lo conosco. Tu ci trovi delle rassomiglianze? J 

Al Custerlina e il mondo del fumetto. Cosa leggi? Cosa ti infastidisce?

Leggo il fumetto, ma non con regolarità. Mi piacciono i “classici” come Miller e Moore, non disdegno la Marvel (che ho letto molto da piccolo), Tex, Dylan Dog, Zagor e Dampyr. Mi piacciono Tardi e Igort. E non dimentichiamo la coppia nostrana Bernardi-Catacchio, che sta facendo faville. Non mi da fastidio niente e mi piacerebbe fare la trasposizione di Balkan bang! a fumetti. 

Hai avuto un posto tra i finalisti per il Premio Letteratura Gialla di Camaiore, che esperienza è stata, hai fatto amicizie importanti?

Ottima esperienza e ottime conoscenze. 

Ci sono degli autori esordienti che segnaleresti e che ti hanno particolarmente colpito?

 

Nel 2008 mi ha colpito Francesco Gallone con il suo “Milano è un’arma”. Quest’anno aspetto di leggere Marilù Oliva e Paola Ronco.


Una Risposta to “:: Intervista con Al Custerlina”

  1. utente anonimo Says:

    Come sempre complimenti, bellissima intervista, molto interessante! Balkan bang! è in lista tra le mie prossime, imminenti letture!

    Andrea

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