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:: Intervista a Filippo Landini

 

E’ uscito da un paio di mesi "Red Rec Play Black" (LineaBN-La Carmelina Edizioni), il tuo ultimo sorprendente romanzo, vuoi parlarcene?

 

Red Rec Play Black lo iniziai alcuni anni fa quando stavo a Milano e mi prodigavo in ambienti anarchici e di produzioni audiovisive militanti. Mi sembra che il romanzo nacque dallo stesso titolo che altro non è che l’atto di mettere in registrazione un dispositivo elettronico. La prima stesura era senza punteggiatura, cercavo una sintassi arcaica. Però la fruibilità non era così immediata e quindi decisi che per la pubblicazione dovevo utilizzare un’altra strategia letteraria.Ferrara Game Over

Una denuncia spietata alla società globalizzata, echi dei proclami delle RAF, rimandi alle avanguardie del Novecento. Ma cosa ha ispirato realmente "Red Rec Play Black"?

 

In effetti la parte teorico-didattica del romanzo è una trasformazione di alcuni passi di una sorta di manuale di guerriglia urbana del gruppo politico armato tedesco, le RAF appunto, in forma di dialogo fra alcuni personaggi del romanzo. La denuncia alla globalizzazione di stampo capitalistico è il timone dell’intera operazione denominata Red Rec Play Black, ossia un documentario il cui climax è il processo lisergico a cui è sottoposto un potente industriale rapito dalla stessa troupe. Delle avanguardie storiche si sentono le contraddizioni che ne sono poi le peculiarità, cioè il collettivismo della poetica e del vissuto ma anche la chiusura e l’antagonismo verso ciò che è alieno al gruppo, alla tribù operativa. Nel romanzo si rivela un romanticismo astratto, un nichilismo macchiato di moralismi, binomi tipici delle avanguardie storiche.

Per la città moderna che fa da scenario al tuo libro ti sei ispirato a qualche metropoli in particolare?

 

In particolare no. E’ una metropoli europea, un po’ tedesca ma potrebbe essere anche Milano, Atene, Barcellona. Di stampo occidentale comunque. E’ la metropoli delle avanguardie storiche, la sinfonia urbana interrotta dalle sortite del gruppo in azione.

Quali sono le influenze letterarie che senti maggiormente "tue"?

 

Parlerei intanto di influenze narrative. Senza dubbio le storie di Andrea Pazienza, i suoi fumetti sono illuminanti. Mi hanno influenzato molto anche le canzoni di Fabrizio De Andrè o dei Velvet Underground. Nella letteratura italiana il realismo visionario di Italo Calvino mi ha sempre coinvolto. Come stile mi piace molto Elio Vittorini, il suo romanzo “Uomini e no” ha un linguaggio scevro e preciso. Senza dubbio devo nominare il maestro infinto, William Burroughs, un rabdomante della difficoltà esistenziale ma anche delle giuste vie da percorrere. Il suo “Manuale delle Giovani Marmotte” è spassosissimo e acuto nelle analisi sociali.

foto Fili naso pagliaccioFai parte del collettivo Alba Cienfuegos, autori del romanzo "Eri tutto lungo. Cavallo Pazzo e altri cani sciolti" (LineaBN-La Carmelina Edizioni). Vuoi parlarcene?

Il nostro romanzo collettivo è stata, anzi è tutt’ora, un’esperienza importante per quel che riguarda la mia attività di scrittore. Il romanzo è ambientato a Milano tra il 1976 e il 1978, gli anni  micidiali, come direbbe Alberto Camerini il bizzarro cantautore famoso all’epoca di Cavallo Pazzo. La preziosa memoria storica di Mario Javed Saggittario, uno dei quattro autori, ha portato gli altri tre, Lorenzo Mazzoni, Enrico Astolfi ed io, nelle strade e nelle piazze di Milano degli anni Settanta.

Secondo me l’organismo Alba Cienfuegos ha dato ottimi frutti. Io l’ho vissuta come fosse uno spettacolo ambientato nella metropoli in subbuglio, in cui ognuno di noi ha messo in atto vari personaggi. E’ stato un processo di conoscenza, storica e politica innanzi tutto, abbiamo fatto molto ricerca prima e durante la stesura. Poi di conoscenza anche personale fra noi autori, penso di aver colto aspetti dei miei colleghi che senza lo scrivere non avrei avvertito. Quando io, Filippo, incontravo Mario intorno al tavolo della cucina di Lorenzo, io  mi sentivo di parlare con il Roccia, il suo personaggio e io potevo essere Renè o Flip, forse più Renè, i personaggi da me inventati. E’ una storia del quotidiano dove gli scontri di piazza si mischiano ai viaggi psichedelici, gli amori infranti alle assemblee studentesche, i sogni alle paranoie.

redrecplayblackCome ti sei trovato a lavorare a "otto mani?"

 

Penso che noi quattro avessimo un forte interesse per l’epoca storica che abbiamo affrontato. Il tutto è nato da Mario e Lorenzo. Lorenzo stava scrivendo un altro libro con Enrico e io avevo voglia di scrivere sugli anni ’70 e farlo in maniera collettiva mi ha entusiasmato subito. Mi sono divertito molto, certi dialoghi tra il mio Renè e il Riccio di Lorenzo mi fanno ridere molto. Mi interessava anche come gli altri autori trattassero i miei personaggi nelle parti in cui il loro personaggio era soggetto. Come dicevo prima, scrivere a più mani è un processo di conoscenza e di scambio continuo, ma anche di momenti solitari e di individualità, che è lo status del singolo scrittore.

Sono passati nove anni dall’uscita del tuo primo romanzo, "Ferrara Game Over" (Edizioni Nomade Psichico). Cos’è cambiato nel tuo modo di scrivere?

 

"Ferrara Game Over" era una sceneggiatura da cui feci un lungometraggio con Max Czertok. Durante la produzione, che durò un anno, l’editore Marco Boni volle pubblicarlo conservando certe morfologie verbali della sceneggiatura e così uscì questo testo ibrido fra letteratura e sceneggiatura.

redrecPlayblack-1Stilemi che un po’ si ritrovano anche in “Red Rec Play Black”, viste le situazione che vengono narrate, cioè riprese video, set, dialoghi serrati. Dal 2001 non penso di aver cambiato molto il mio stile, spero di essere migliorato nel narrare le situazioni e gli intrecci.

Oltre che scrittore anche videomaker indipendente, hai curato lungometraggi, booktrailers, video sperimentali, cortometraggi. Vuoi parlarci un po’ di questa esperienza?

A me piace raccontare quello che vedo, di cui sento parlare e farlo con le parole o con le immagini mi risulta congeniale. Purtroppo il video ha dei costi di realizzazione che il libro non ha, questa è la grande forza delle letteratura, quella di essere praticabile anche senza risorse economiche. Scrivere e girare storie in video è molto stimolante, vi puoi mettere suoni e musiche, raccontare in due secondi quello che con le parole ti servirebbero due pagine. Scrivere, inquadrare, fare il montaggio fanno parte del mio quotidiano, la mia stessa professione verte nel mondo audiovisivo in tutte le sue varianti. Ma è la letteratura la mia origine, la parola, la poesia nella sua sintesi comunicativa.

L’elemento filmico influenza il tuo modo di scrivere?

 

Non saprei, l’indugiare nelle descrizioni appartiene tanto al linguaggio letterario che a quello visivo. Al momento il mio stile è abbastanza sintetico, cerco di descrivere l’ambiente con poche parole e lasciare quindi al lettore lo spazio dell’immaginazione. In effetti anche nei miei video c’è sempre un montaggio serrato, Game Over ne è un manifesto in questo senso. Probabilmente lo scrivere per le immagini influenza anche i miei lavori letterari.

Progetti per il futuro?

 

Per l’anno prossimo sto scrivendo un libro d’azione in cui una improbabile coppia di agenti segreti, cioè un agente nordcoreano e un ex militante bombarolo dell’IRA irlandese danno la caccia a un informatico della Nord Corea scappato dal proprio paese. E’ una storia abbastanza comica in cui si confrontano la filosofia di Confucio con quella guerrigliera dei rivoluzionari nord irlandesi. E’ un viaggio per il mondo in cui devo fare molta ricerca geografica e politica, molto interessante per la mia attività di scrittore.

-Grazie e buona giornata

 

Grazie a voi e arrivederci.

Una Risposta to “”

  1. utente anonimo Says:

    Red Rec Play Black è un libro strepitoso. L’ho letto d’un fiato. Ha il sapore d’altri tempi ma anche profumo di nuovo.

    un gran bel libro.

    g. cafiero

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