:: Intervista ad Eliott Parker

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 Eliott Parker perché uno pseudonimo?

 

E’ stata una scelta motivata sostanzialmente da due fattori, uno logico e razionale, l’altro più istintivo. La motivazione logica è nata dal desiderio di separare la mia professione (lavoro nel campo della comunicazione dello sviluppo personale) dalla scrittura, nata come hobby e divertimento e sviluppatasi poi sino a farmi arrivare alla pubblicazione del mio primo romanzo. La motivazione istintiva invece è nata da un vezzo, quello di avere un nome “da giallista”. Ho riflettuto un po’ sul nome da darmi assieme a mia moglie e poi è nato… Eliott!

 

Hai un agente letterario?

 

Purtroppo no. E dire che l’ho anche cercato… purtroppo ho trovato poche persone e tutte mi hanno chiesto un compenso anticipato solo per leggere il mio libro. Un agente serio, che legga il mio romanzo e decida poi se promuoverlo o meno, incassando la sua buona percentuale sulla pubblicazione, non l’ho trovato… ma se qualcuno si farà avanti mi farà molto piacere!

 

Ti piacerebbe insegnare scrittura creativa?

 

Sì. Tra l’altro i miei studi e la mia professione mi hanno fatto conoscere questo argomento. Occorre però chiarirci cosa si intende per scrittura creativa. Se la intendiamo come una serie di tecniche e strategie per tirare fuori dalla propria mente idee, atmosfere, parole, allora mi piace. Se invece per scrittura creativa si intende: “io ti insegno come si scrive”, allora no, non mi interessa. Insegnare a scrivere è simile alla maieutica socratica e non può essere insegnare ad una persona a scopiazzare uno o più stili di scrittura.

 

Quali sono i tuoi autori preferiti?

 

Ultimamente leggo poco… però, uno scrittore che non legge! Comunque in passato ho apprezzato Asimov, Van Dyne, Kundera, Danila Comastri Montanari…

 

Il libro più bello che hai letto e quello che avresti voluto scrivere.

 

I due libri coincidono: “Lo scherzo” di Milan Kundera. Infinitamente più bello del celebrato “L’insostenibile leggerezza dell’essere” è un libro semplicemente meraviglioso. “Se fossero di carta le montagne e l’acqua inchiostro, e le stelle scrivani, e se a scrivere fosse l’ampio universo intero, pure scrivere non potrebbe fino in fondo il testamento del mio amore…”.

 

Eliott e l’hard boiler che relazione?

 

Penelope, la protagonista del mio romanzo, ha caratteristiche peculiari che non la fanno inquadrare all’interno di questa categoria. Riesce ad essere solare e ottimista e vive in un mondo del quale si sente parte e che vuole, con il suo piccolo contributo, migliorare. Ovviamente ha i suoi momenti difficili, oscuri… ma il quadro di fondo resta quello.

 

 

Cos’è il talento per te duro lavoro o un dono innato?

Onestamente non lo so… forse entrambe le cose. Senza lavoro un dono innato serve a poco… o forse no?

 

Parlaci del tuo primo libro “Il colpevole” è nato di getto o dopo una lunga gestazione?

 

L’idea è nata di getto, in pochi minuti. Poi durante la stesura si è via via definita e raffinata… ma l’impalcatura di base ed i caratteri dei personaggi sono rimasti quelli. L’ho pensato come un romanzo snello, veloce. Fresco e solare, da leggersi tutto d’un fiato. Una lettura di atmosfera e di azione, che immerge il lettore in ambienti tutti da scoprire ed in una storia appassionante ed avvincente. Un libro con un suo carattere, una sua forte impronta ed una sua personalità e che quindi può piacere come no. Un romanzo perciò lontano da tanti best seller che dopo essere passati dalle mani dei vari editor sembrano tutti uguali, quasi fatti “con lo stampino” e quindi piatti e senza spessore.

 

Stai scrivendo attualmente un nuovo libro?

 

No. Avevo iniziato a buttare giù le idee principali l’impalcatura che ho già in mente per poi iniziare a scrivere… un bel romanzo. Poi però mi sono fermato. Inizierò nuovamente quando ne avrò lo stimolo, magari con la prospettiva di pubblicare con un editore importante ed arrivare così al grande pubblico.

 

 

Che consigli daresti ai giovani autori in cerca di editore?

 

Un consiglio cinico: senza conoscenze non si pubblica con editori importanti. E senza pubblicare con editori importanti non si arriva non solo al grande pubblico, ma neppure ad un pubblico “accettabile”. Cercate di arrivare a qualche persona che conta e sottoponete a questa persona il vostro lavoro. L’idea che nell’editoria italiana si scoprano nuovi talenti è una falsità assoluta.

 

 

Cosa ne pensi della letteratura poliziesca scandinava da Mankell a Stieg Larsson ?

 

Mi spiace, non la conosco.

 

Ami scrivere di notte quando i rumori sono più attutiti?

 

Quando inizio a scrivere mi isolo dal mondo esterno e mi tuffo in quello di Penelope… a quel punto è per me indifferente cosa accade nel mondo “reale”.

 

Parlami del tuo personaggio Penelope Guzman come è nato e dimmi se si ispira a tua moglie?

 

Non si ispira direttamente a lei ma certamente contiene al suo interno alcuni dei suoi tratti più belli ed interessanti. E’ una persona forte e decisa ma che non per questo ha perso una briciola della sua femminilità. Il lavoro l’ha resa forse più forte ma Penelope rimane una persona sensibile e riflessiva. Le piace stare da sola e vede la compagnia come un piacere e non come una necessità. E’ appassionata del suo lavoro e non lo cambierebbe con nessun altro… ma non è una fanatica delle indagini e quando decide di staccare, stacca davvero. Una persona interessante e ricca di sorprese.

 

Chi sono i tuoi autori italiani preferiti?

 

Danila Comastri Montanari, Pirandello e pochi altri.

 

Che rapporto hai con la televisione pensi che sia la moderna agorà?

 

Guardo molto la TV e traggo da essa ispirazione per la scrittura, ciò appare anche nel mio romanzo. La stessa figura di Penelope ha molte somiglianze con alcune protagoniste dei telefilm statunitensi. Credo che in prospettiva sia Internet la moderna agorà ma i tempi sono ancora prematuri. Amo le serie statunitensi ed inglesi, anni luce superiori alle nostre nella regia e nella sceneggiatura.

 

Che libro stai leggendo attualmente?

 

Nessuno…

 

Hai un blog ti piace il contatto diretto con i lettori?

 

Sì, molto. Il lettore da’ un giudizio vero ed autentico sul mio romanzo. Il critico purtroppo è troppo spesso condizionato da schemi, sovrastrutture mentali e stereotipi che gli impediscono una valutazione serena ed oggettiva di quello che legge.

 

Ti piace concedere interviste?

 

Sì, molto!

 

Quando hai capito di essere un vero scrittore?

 

Devo ancora capirlo… scherzi a parte, la scrittura per me è ancora poco più che un hobby, per il futuro vedremo.

 

Definiscimi la parola libertà.

 

Fare quello che si vuole senza violare o diminuire la libertà degli altri. Lo stato serve a questo: dare delle regole mi permettano di esprimermi liberamente senza prevaricare gli altri.

 

Utilizzi gerghi, slang nei tuoi libri?

 

No, il mio italiano è molto “pulito”, non mi piacciono slang o gerghi. La lingua deve essere un veicolo di comunicazione, di unione e non di divisione. Se tutti parlassimo la stessa lingua il mondo sarebbe certamente migliore sotto tutti i punti di vista.

 

Cosa preferisci scrivere in un libro i dialoghi, i luoghi, la caratterizzazione dei personaggi?

 

Mi piace un po’ tutto ma se devo dare una preferenza opterei i dialoghi seguiti dai luoghi. Ho uno stile molto personale di scrivere dialoghi e pensieri, il problema è che spesso molti critici non hanno compreso che quello stile è voluto, è uno stile personale, semplice e incisivo, molto lontano dai dialoghi di “Commesse”.

 

L’incipit di il colpevole mi ha ricordato Raymond Chandler ti ispiri a questo autore?

 

Non lo conosco…

 

Conosci altri scrittori, li frequenti ?

 

Purtroppo no. Vivo in un piccolo centro che da questo punto di vista è morto. Ho avuto occasione di conoscere Danila Comastri Montanari ma è stata una piacevole eccezione.

 

Ti piace Simenon ?

 

L’ho letto molti anni fa… sì, mi piace.

 

Se trasformassero in film i tuoi libri ti piacerebbe?

 

Sì e penso che si presterebbero molto ad essere trasposti in un film. Nella mia mente i romanzi nascono come un film e solo successivamente io li traspongo in scrittura… per Penelope quindi essere protagonista di un film sarebbe, in un certo senso, un “ritorno alle origini”.

 

Come è cambiata la tua vita da quando hai pubblicato il tuo primo libro?

 

In una prima fase è cambiata: recensioni, interviste, qualche presentazione. Adesso si sta “normalizzando”… vedremo in futuro!


  NOTA BIOGRAFICA

Eliott Parker è nato quarantatrè anni fa. Cresciuto nella classica famiglia degli anni ’70, dopo l’università si specializza nel personal coaching diventando esperto in comunicazione e sviluppo personale.

È felicemente spostato con Paola, una donna meravigliosa. Vive con sua moglie ed in compagnia dei loro due gatti, Sidney e Totoro.

Approda alla scrittura quasi per caso. Sin da piccolo amava leggere e scrivere (durante l’adolescenza ha anche composto un romanzo). Questa passione però è rimasta sopita per molti anni, sommersa da scelte personali e professionali che lo hanno portato lontano dalla scrittura. Scrittura che in questo periodo è rimasta perlopiù relegata a saggi, dispense ed articoli relativi alla sua professione.

Le cose sono cambiate quando sua moglie, con una laurea in lettere ed una testa piena di idee, ha avuto occasione di leggere ed apprezzare alcuni suoi brevi saggi, lodandone la scorrevolezza e la creatività ed esortandolo quindi a riprendere in mano la penna.

Eliott ha ricominciato così a seguire la propria vena creativa e dopo alcuni primi scritti è arrivato al suo primo romanzo, “Il colpevole”, primo di una serie. Infatti la protagonista, Penelope Guzman, gli ha raccontato un’interessante storia relativa ad un caso da lei seguito. Un’intrigante storia che ha deciso di condividere con tutti i lettori che la accompagneranno in questa affascinante avventura.

Per contattare l’autore vai sul sito www.eliottparker.com. Vi troverai anche le ultime news, aggiornamenti su Penelope Guzman e sul suo mondo ed anteprime esclusive per i lettori più affezionati.

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