
“Vini, spezie, pastelli volativi e confetti di zucchero. Breve storia della cucina e dell’alimentazione nel Medioevo” è il libro di Davide Chiolero, edito da Grpahe.it, che porta i lettori alla scoperta di come si mangiava in Europa in epoca medievale. Quello che emerge dalla pagine del saggio, non è solo il fatto che nel Medioevo alcuni degli alimenti che oggi utilizziamo in cucina non fossero presenti in Europa. Tra di essi ricordiamo il mais, la patata, il pomodoro, il cacao, i fagioli, il tacchino per citarne qualcuno. Ciò che si scopre è che l’uomo medievale ha definito se stesso e anche il suo mondo pure in base al cibo, a come lo cucinava, condiva, o se era legato a delle ritualità sociali e religiose. Cibo quindi non solo come nutrimento, ma come elemento fondamentale per definire se stessi e il proprio ruolo, o della propria famiglia/casata, all’interno della società. La cosa interessante del saggio è che ci permette di scoprire come, per esempio, in epoca medievale fossero molto usate spezie, non solo per insaporire, ma per nascondere l’odore sgradevole che esso poteva assumere, visto che non c’erano i frigoriferi per la conservazione come ai tempi nostri. Spezie alla portata di tutti perché avevano costi accessibili e spezie più eleitarie che, invece, potevano essere comprate solo dai ricchi e questo era per loro un modo di dimostrare la propria potenza. A raccontarci però come si cucinava e cosa si mangiava ci sono, e vengono citati in apposita sezione, alcuni antichi trattati che ci aiutano a capire di più, compreso il fatto che esistesse una cucina più ricca di solito per i nobili che, avendo maggiori fondi economici, potevano anche permettersi di acquistare alimenti e condimenti più costosi. Accanto ad essa c’era una cucina povera, non solo perché tipica delle classi meno abbienti, ma perché proprio basata su ingredienti meno costosi. Un esempio pratico, i più ricchi prediligevano prodotti freschi e il pane bianco, i più poveri il pane nero e fonti di proteine alternative alla carne, come le uova. Certo è che oltre al potere economico, il cibo veniva scelto in base alla stagionalità e a quello che essa offriva e alla religione che dettava ieri, più di oggi, basi su come gestire l’alimentazione in rapporto al calendario liturgico. Non solo perché c’era un sistema alimentare ispirato all’epoca romana e uno più vicino ai barbari. La differenza? Nel caso dei romani c’erano alcuni elementi come pane, vino e olio, mentre quella barbarica aveva al centro carne, lardo e birra. In epoca medievale questi alimenti si mescolarono determinando l’alimentazione del periodo dell’anno mille. Altri due tratti fondamentali della cucina medievale erano, uno, i sapori/ gusti che prevalevano in cucina, principalmente forte-dolce-acido. L’altro aspetto era più legato alla presentazione scenografica del cibo con l’ostentazione della propria ricchezza grazie, per esempio, all’esaltazione dei colori e attraverso le pietanze di qualità e presenti in gran in quantità, accuratamente preparate e mostrate come gioielli agli occhi dei commensali. Tra di essi “il pastello volativo”, una torta ad effetto con sorpresa. Altra curiosità è che in un Europa medievale dove era molto diffuso il consumo di carne, il pesce era usato nei monasteri ed era legato al segno di rinuncia e ai pasti di magro. Altri alimenti molto utilizzati nella cucina medievale erano i cereali (segale, avena, sorgo, miglio e panico) e i legumi (piselli, fave, cicerchie) e quando c’erano momenti di carestia, entrava in gioco in modo più consistente il consumo di formaggio come fonte calorica. “Vini, spezie, pastelli volativi e confetti di zucchero. Breve storia della cucina e dell’alimentazione nel Medioevo” di Davide Chiolero è un viaggio curioso e ricco di dettagli nella cultura gastronomica medievale, alla scoperta di un’identità culinaria fatta di gusti, colori, sapori, aromi e cibi strettamente legati alla sopravvivenza e nutrimento umano e alla dimensione socio-culturale-religiosa- econmica del Medioevo.
Davide Chiolero (1991) dopo la laurea magistrale in Scienze Storiche all’Università degli Studi di Torino è docente di lettere e storia dal 2017. Nel 2023 è diventato titolare di cattedra presso l’istituto di istruzione secondaria di primo grado di Montechiaro d’Asti. Nel 2021 è entrato a far parte della redazione di “Arma Virumque”, rivista universitaria torinese di storia militare, per la quale ha pubblicato “Elmi con le corna e asce bipenni: l’equipaggiamento del vero guerriero vichingo” (2021). I suoi interessi principali riguardano numerosi aspetti della storia culturale e materiale del periodo medievale. È autore de “I vichinghi e la morte. La ritualità funebre scandinava fra migrazione e stanzialità” (sec. VIII-XI) e “Il bestiario del Trésor di Brunetto Latini”, editi da Il Cerchio.
Tag: alimentazione, Graphe.it, Medioevo, Storia cucina, Viviana Filippini
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