
Benvenuta Daniela su Liberi di scrivere, e grazie per aver accettato questa intervista.
Parlaci di te, dei tuoi studi e del tuo percorso artistico.
Grazie a voi per l’invito. Il mio percorso artistico ha avuto un inizio abbastanza tradizionale, nel senso che ho sempre disegnato sin da piccola. Ho frequentato il liceo artistico e poi mi sono iscritta alla facoltà di Architettura di Genova. Più tardi, mi sono trasferita a Roma con l’intento di intraprendere la carriera di scenografa, un lavoro che ho svolto come art-director per 25 anni, soprattutto nel cinema. È un lavoro che ho amato moltissimo e che mi ha formato. Tuttavia, a un certo punto della mia vita, intorno ai 45 anni, sentivo il bisogno di esprimere una parte più concettuale della mia creatività. Ho quindi deciso di lasciare la scenografia per dedicarmi completamente all’illustrazione. Da allora, la mia pratica artistica si è ampliata e diversificata, ma l’intensità e la componente creativa rimangono sempre il filo conduttore.
Come ti sei avvicinata alla narrativa per l’infanzia?
Ho sempre amato l’illustrazione. Quando sono diventata madre, il mio interesse per la narrativa per l’infanzia è diventato più mirato, sia per quanto riguarda gli argomenti che la scelta stilistica.
Amo il potere dell’illustrazione come strumento di espressione, capace di arricchire la narrazione e di coinvolgere emotivamente i lettori. È stato naturale, quindi, provare a cimentarmi in questo campo.
Sei l’autrice di un bellissimo albo illustrato dal titolo STRANO per Il Barbagianni Editore, un libro per bambini dai 4 anni in su, di cui sei autrice sia dei testi che delle illustrazioni.
Come è nata l’idea di crearlo? Qual è stato il punto di partenza?
Amo molto la letteratura per bambini, soprattutto quella che unisce illustrazione e divulgazione.
Strano, invece racconta una storia. Il mio obiettivo era affrontare un tema importante, ma in modo semplice: il cambiamento di punto di vista e la libertà di non giudicare in modo definitivo una situazione. Volevo raccontare questa riflessione con parole semplici ma cariche di significato, per poterla rendere accessibile sia ai bambini che agli adulti.
Protagonista del libro è un bambino di nome Antonio, che un giorno esce di casa con un buffo cappello con le orecchie da orso. Ci vuole un certo coraggio per manifestare la propria individualità, e Antonio non verrà subito compreso, vero?
Esatto, Antonio è un bambino che esce di casa con un cappello davvero speciale, che esprime la sua personalità. Come accade spesso nella vita, ci vuole coraggio per mostrare la propria individualità. Inizialmente, Antonio non viene compreso, ma la sua forza sta nell’ascoltare senza lasciarsi abbattere dalle critiche, trovando una strada alternativa per farsi accettare, senza rinunciare alla propria unicità.
La storia è semplice, accessibile anche ai più piccoli, e porta con sé una morale, giusto?
Sì, la storia è semplice e adatta anche ai bambini più piccoli. La morale non è moralistica, ma piuttosto un invito a riflettere su come affrontare le difficoltà legate all’accettazione di sé e degli altri. È una riflessione che può essere utile anche agli adulti, poiché parla di una realtà che spesso ci sfugge: il giudizio immediato e il cambiamento di prospettiva.
Affronti tematiche molto attuali, ma sempre a misura di bambino. Quali difficoltà hai incontrato nella creazione del libro?
Le tematiche trattate sono sicuramente attuali, ma il mio obiettivo era renderle comprensibili per i più piccoli. La parte più complessa per me è stata la scrittura. Non sono una scrittrice di professione, quindi il mio limite era trovare le parole giuste, poche ma precise, per esprimere quello che volevo comunicare.
Il libro è stato notato anche all’estero, vero? In quali paesi?
Sì, STRANO è già stato tradotto in russo, e ci sono altri sviluppi in corso con alcuni paesi. È un libro piuttosto semplice da tradurre, che permette di superare le barriere linguistiche senza troppa difficoltà.
In questo albo sperimenti la tecnica del collage, utilizzando carte colorate, stoffe e texture bidimensionali. Come hai progettato il libro?
Il collage è stata una scelta molto importante per me. Avevo bisogno di uscire dalla mia zona di comfort, che è l’acrilico, e confrontarmi con una tecnica che mi permettesse di esplorare nuove modalità espressive. Il collage mi ha dato l’opportunità di esprimere una parte diversa della mia creatività, mettendo in campo competenze nuove e producendo effetti visivi inaspettati. È una tecnica che libera dalla paura del foglio bianco e permette di sperimentare senza ansia. È stato un processo stimolante e arricchente.
Grazie Daniela, come ultima domanda, quali sono i tuoi progetti futuri?
Ho un progetto in cantiere che spero uscirà presto, sempre con Il Barbagianni. Si tratta di un libro a cui tengo molto, che ha avuto una gestazione lunga, ma finalmente siamo arrivati a un punto in cui abbiamo trovato la giusta chiave. Il libro parla dell’osservazione, intesa in senso ampio, esplorata attraverso il disegno.
Tag: Daniela Pareschi, Giulietta Iannone, Il Barbagianni Editore
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