
Ho acquistato questo romanzo in occasione di una sua presentazione e mi ha subito colpito il titolo, “Il Predatore”.
Perché un titolo di questo tipo? Cosa nasconde, cosa vuole comunicarci?
Innanzitutto è un romanzo d’esordio per Marco Niro, che ha fatto parte per diverso tempo del collettivo di scrittura Tersite Rossi.
Perciò la mia curiosità si è trasformata in ansia da lettura (presto, subito).
Detto, fatto.
Il Predatore è ambientato a Cimalta, un borgo di montagna. Apparentemente tranquillo, dove ogni giorno sembra simile a quello che lo ha preceduto. Se non fosse per il turista che, in base al trascorrere delle stagioni, è attirato sempre più dalla presenza dell’orso. Chi vorrebbe scattarsi un selfie, chi farebbe carte false per incrociarlo sul sentiero, chi desidererebbe addirittura fermarsi per guardarlo negli occhi.
E come potrebbe reagire un paese a tutto questo clamore?
Ed è solo l’inizio …
Proseguendo la lettura ho poi capito quanto amore ha dimostrato l’autore per il territorio, per la diversità in generale, per le specie da proteggere. Quanta voglia abbia di giustizia, di fare in modo che ogni evento raccontato, seppur di fantasia ma verosimile, trovi la giusta collocazione e la corretta soluzione.
Ma, perché un ma esiste, le persone raccontate in questa storia sembrano impedirglielo. Perché? Perché sono predatori, perché sono irrisolti, perché sono terrorizzati dalle loro azioni. Perché probabilmente non sanno più come riemergere dal fango nel quale sguazzano. E pure bene per giunta.
Altre riflessioni mi sono arrivate alla pancia (questa è la forza dei libri belli). Quando un “cattivo” riesce a trasformarsi in “buono”? Quando si può superare un dolore? Quando si è pronti a morire per seguire un obiettivo?
E ancora, quanto coraggio ci vuole per mantenere il punto nonostante tutto e tutti remino al contrario?
Quanti argomenti è riuscito a trattare Marco Niro in questo noir, perché di noir si tratta. Non esistono sconti o scappatoie, non ci sono grandi spiragli di luce, i personaggi sono costruiti così bene da risultare respingenti (non tutti).
Perciò, e concludo, un noir di questa portata và letto con molta attenzione e pazienza. Vi garantisco che nulla vi sfuggirà, così come alle montagne di Cimalta non è sfuggita questa storia. Nel silenzio hanno osservato tutto, hanno ascoltato i lamenti e le urla. Hanno visto l’ingiusto e l’illegale. Ma non hanno potuto fare nulla, se non accogliere la sofferenza e affrontare l’evidenza. Come hanno fatto alcuni personaggi.
Il Predatore, un ottimo noir. Un ottimo invito alla lettura.
Marco Niro (1978), fondatore insieme a Mattia Maistri del collettivo di scrittura Tersite Rossi, è giornalista e scrittore. Laureato in Scienze della comunicazione, ha collaborato con varie testate giornalistiche e oggi si occupa di comunicazione ambientale. Ha all’attivo un saggio (Verità e informazione. Critica del giornalismo contemporaneo, Dedalo 2005), un libro per ragazzi (L’avventura di Energino, Erickson 2022) e, con Tersite Rossi, quattro romanzi (È già sera, tutto è finito, Pendragon 2010; Sinistri, e/o 2012; I Signori della Cenere, Pendragon 2016; Gleba, Pendragon 2019) e due raccolte di racconti (Chroma. Storie degeneri, Les Flâneurs 2022; Pornocidio, Mincione 2023). Il predatore (Bottega Errante 2024) è il suo romanzo d’esordio.
Tag: Bottega Errante Edizioni, Federica Belleri, Il predatore, Marco Niro
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