::Andare per fari, Luca Bergamin, (il Mulino 2023) A cura di Viviana Filippini

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La lanterna di Genova, San Venerio al Tino, il faro di Livorno, Capel Rosso (Grosseto), Punta Carena a Capri, Faro di Capo Suvero (Calabria) e di Capo Vaticano, Faro di Capo Colonna (Crotone) sono lì da tempo, da secoli. Sono lì a guardare il mare, a vegliare su di esso. Sono alcuni dei fari presenti in Italia raccontati da Luca Bergamin, in “Andare per fari”, edito da il Mulino, per la collana Ritrovare l’Italia. I fari sono raccontati dall’autore sotto diversi aspetti, nel senso che oltre alla descrizione fisica, architettonica, di quando e come sono state costruite queste strutture che si ergono slanciandosi verso il cielo, l’autore si addentra anche nella loro storia personale, nella quale il lettore scoprirà un po’ di storia, ma anche l’ utilizzo nel passato e nel presente, in quei casi in cui fari andati magari in disuso sono stati recuperati e portati a nuova vita. I fari sono 154 e si trovano un po’ in tutte le zone costiere e isolane d’Italia, e ci si rende conto di questo in leggendo il libro di Bergamin si compie un vero e proprio viaggio che ci porta a fare tappa a Genova, Trieste, Toscana, Marche, Sardegna, Campania, Sicilia e Puglia, a dimostrazione dell’importanza che i fari avevano per la nostra Italia in passato. Tondi, a forma di cono, quadrati, ottagonali, con o senza terrazze, i fari sono  stati un elemento fondamentale per la nostra penisola, tanto che lo stesso Vittorio Emanuele II decise di potenziare e regolamentare al meglio i fari d’Italia e, come accadde in Salento, nel XVI secolo, Carlo V li usò per difendersi dagli attacchi dei Turchi. I fari erano visti quindi come lo strumento ideale per percepire in anticipo e tutelarsi dagli attacchi che giungevano via mare e per vegliare sulle attività commerciali.  Bergamin entra nei fari, mostrando le memorie che custodiscono e ci racconta anche come le fonti luminose in essi utilizzate cambiarono nel tempo, alimentate prima a olio, poi con la paraffina, seguita dall’acetilene fino alla lampadina elettrica che permettevano a queste sinuose architetture di controllare il paesaggio marino davanti a loro. I fari caduti in disuso o riportati a nuova vita narrati in “Andare per fari” da Luca Bergamin sono dei guardiani silenziosi, dove la solitudine sperimentata tende ad essere duplice. Una solitudine per il faro stesso, ma anche per quelle persone  che dentro ad esso ci vivono o hanno vissuto e che si trovano a contatto con una sorta di isolamento silenzioso -un po’ meditativo-, utile e pure un po’ necessario per riscoprire la bellezza della natura circostante e quella celata e sopita nell’ animo umano.

Luca Bergamin è giornalista e scrittore. Collabora con il «Corriere della Sera», «La Stampa», «Il Sole 24 Ore», il «Financial Times». Ha pubblicato «Barbagia è libertà» (Ediciclo, 2021), «Giardini pazzi e misteriosi» (Pendragon, 2021), «Salento. Terre e mare a Sud Est» (Polaris, 2022). @Lucasudest è il suo progetto Instagram per valorizzare il Sud e l’Est della nostra penisola.

Source: richiesto dal recensore all’editore. Grazie a Elisa Montanucci – Responsabile Edimill media

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