Quando papà torna a casa, di rientro dai campi, sono le quattro del pomeriggio e il treno dai vagoni gialli fischia forte, fermandosi nella stazione di sotto lungo la vallata.
Quando papà torna a casa, entra in cortile con l’apecar, scende dal mezzo e scalcia contro un gradino per levarsi la terra da sotto gli scarponi.
Quando papà torna a casa, e fa le scale per raggiungere la porta d’ingresso, corro verso la mia camera, mi ci chiudo dentro e faccio finta di fare i compiti.
Quando papà torna a casa, entra con in braccio il fagotto dei suoi vestiti sporchi, sbatte la porta dietro di lui, e quel tonfo acuto mi scuote forte la pancia.
Quando papà torna a casa, aspetto che passi davanti alla mia porta chiusa, mi tappo le orecchie con entrambe le mani e tengo gli occhi premuti, sperando che non apra.
Quando papà torna a casa, dopo qualche minuto devo andare in cucina a salutarlo, dandogli un bacio sulla guancia perché la mamma dice che si fa così.
Quando papà torna a casa è sempre nervoso e se la prende prima con la mamma e poi con me; l’odore del suo sudore si confonde con il profumo aspro dei limoni.
Quando papà torna a casa e si arrabbia con me senza motivo, vorrei spaccargli la faccia con la pompa della mia bicicletta così da farlo smettere di abbaiare.
Quando papà torna a casa mi sento uno scemo, e vado alla finestra della mia camera, spalanco le ante, mi metto con i gomiti sul davanzale e appoggio il viso sulle mani.
Guardo le nuvole volare sopra di me e il treno delle quattro e cinque ripartire, attraversare gli spazi vuoti fra una pianta di ulivo e l’altra, smuovere le foglie scosse dal suo passaggio; e penso che un giorno, quando sarò grande e il mio salvadanaio sarà
pieno di monetine, comprerò il biglietto per salire su uno di quei vagoni gialli, senza più tornare a casa.
Orazio Turrisi è nato a Giarre, in provincia di Catania, ha 39 anni ed è laureato in Ingegneria Elettrica. Scrive racconti da sempre e da un anno sta perfezionando la sua formazione alla scuola di scrittura di Raul Montanari. Vive a Milano, dove lavora come project manager in una società di gestione della rete gas. Da sempre appassionato di letture, gli scrittori a cui si ispira sono i classici della letteratura italiana e siciliana in particolare come Sciascia, Bufalino e Sapienza.
Tag: Orazio Turrisi, Vagoni gialli
19 aprile 2019 alle 14:15 |
compatto e notevole questo racconto.
ml
23 aprile 2019 alle 11:46 |
Bellissimo
23 aprile 2019 alle 12:25 |
Intenso e ricco di pathos. Mi piacciono molto queste descrizioni accurate che riescono a farmi “vivere” il racconto. Sono riuscita ad immergermi nello sguardo malinconico e allo stesso tempo ricco di speranza del protagonista. Non credo sia semplice per uno scrittore riuscire a trasmettere le sensazioni di un personaggio senza risultare banale, in questo caso l’autore ci è riuscito. Abbiamo tutti in qualche modo un vagone giallo che ci aspetta.
23 aprile 2019 alle 17:12 |
Questo racconto straordinario è un augurio ad essere coraggiosi. Tutti dobbiamo assolutamente salire sul vagone giallo e tutti meritiamo di salirci. I sogni del protagonista si fondono con quelli del lettore e si abbracciano. E in questo caldo abbraccio immancabili sono le istantanee paesaggistiche che richiamano alla mente luoghi della mia infanzia. Complimenti allo scrittore che è riuscito a regalarmi parole profumate.
Barbara
24 aprile 2019 alle 18:48 |
La violenza domestica raccontata da un bambino. Gran bel soggetto. Incalzante l’anafora “Quando papà torna a casa…”. Realistico e convincente, fa assumere al lettore il punto di vista del bambino-narratore, facendogli vivere le emozioni che descrive.
4 maggio 2019 alle 14:07 |
Scrivere non è semplice, tantomeno quando bisogna condensare in poche righe concetti profondi. Complimenti all’autore per essere riuscito ad esprimere emozioni così forti in un racconto così breve. Bellissimo il passaggio dell’infanzia vissuta nel momento presente, con la proiezione al futuro, l’età adulta, accostata metaforicamente al desiderio di prendere il treno quale simbolo di libertà ed emancipazione.