La casa era quella di un famoso filosofo francese, uno di quelli alla moda, tutti comprano i loro libri, nessuno li legge ma tutti dicono che bravi che sono. A volte sono persone generose come quello che ci ospitò a Parigi a casa sua. Lui era non ricordo dove all’estero. Immagino a fare cose importantissime per l’umanità. Noi eravamo in tre nella sua bella casa e già lì erano ospitati degli attori vietnamiti che ci guardarono subito storto perchè occupavamo un “loro” posto. Noi ce ne fregammo ignorandoli per il tempo che ci fermammo a Parigi. Pochi giorni in realtà, a cavallo di un ultimo dell’anno. Io mi ero accodata a due amici, Laura e Giorgio che era quello che aveva conosciuto in Italia il filosofo che ci stava ospitando. Laura e Giorgio si stavano stuzzicando in una specie di gioco “forse stiamo un pò insieme, forse un pò no”. Alla fine non stettero insieme anche perchè lei più che altro era lesbica e infatti lì a Parigi doveva incontrare Francesca, una sua amica italiana, che lavoricchiava in un bar per pagarsi un corso alla Sorbona. Io in quella breve vacanza stavo in mezzo a tutti loro, davo loro un pò noia, interferendo sia nel rapporto tra le due ragazze che in quello tra Giorgio e Laura, con cui lui avrebbe voluto scopare e per un pò anche stare.
Francesca ci venne a trovare appena arrivammo. Grandi sorrisi, abbracci tra lei e noi tre. Si portò dietro un’amica dall’aria triste, una ragazza francese che era stata per un periodo in Italia, a Firenze per la precisione e lì aveva amoreggiato con un ragazzo bello e spietato amico anche nostro, che le aveva scritto che sarebbe venuto con noi a Parigi. Invece era rimasto Firenze, perdutamente innamorato di una ragazza americana che studiava qualcosa che aveva a che vedere con l’arte italiana. La ragazza parigina dall’aria triste quando vide che il bello e spietato fiorentino non era con noi ammutolì e poi se ne andò, dicendoci che sarebbe tornata il giorno dopo, ultimo dell’anno, per stare di nuovo con noi. Laura e Giorgio si ritirarono subito nella stanza in cui avevano deciso di dormire, “dobbiamo parlare di cose importanti”, dissero a me e Francesca. Allora noi due decidemmo di uscire insieme. Camminammo un pò per i viali parigini fino al suo mini appartamento all’ultimo piano di una bel palazzo d’epoca. Era un sottotetto, una chambre de bonne, che lei aveva cercato di abbellire con cuscini e stoffe colorate. Ci sedemmo sul suo piccolo letto a chiacchierare. Mi parlò di cosa faceva a Parigi. Lavorare qualche ora in quel bar le piaceva. Lì aveva conosciuto un sacco di gente, giovani con cui passare belle nottate alle feste nelle case o in altri locali. Il corso alla Sorbona, sì lo frequentava, si trattava di antropologia e se voleva avrebbe potuto accodarsi ad un gruppo di ricercatori che tra poco sarebbe partito per la foresta amazzonica a studiare una tribù di indigeni di cui si sapeva poco. Ma non lo avrebbe fatto, era troppo divertente vivere a Parigi, c’erano feste tutti i giorni, si potevano incontrare persone famose, cineasti, attori, scrittori, parlare e cazzeggiare con loro; “magari la mia vita cambierà da un momento all’altro e andrò a vivere con una di queste persone famose e non dovrò più servire café au lait o bicchieri di vino in quel bar, sì carino, ma sempre lavoro è”, disse Francesca. “E Laura?”, chiese io. “Con lei una storia c’è”, mi rispose. “Sono venuta anche a trovarla in Italia proprio per approfondire il nostro rapporto. Ci eravamo conosciute qui a Parigi mesi prima ad un convegno di antropologia cinematografica. A casa sua in Italia abbiamo parlato, parlato nottate intere bevendo litri di caffè, ma di concreto non abbiamo ancora combinato niente. Io non avrei problemi, sono già stata con delle ragazze, ma è Laura che cincischia. Adesso se ne viene a Parigi con Giorgio, che ho conosciuto una sera a casa sua, ora lei è lì con lui e io…”. ” E tu sei qui con me che non c’entro nulla”, dissi. ” Dai”, fece Francesca, ” usciamo, mangiamo qualcosa in una brasserie che conosco qui vicino, poi giriamo per i locali a vedere chi c’è e chi non c’è e infine andiamo ad una festa dove mi hanno invitato”. ” Ma non devi andare a lavorare?”, chiesi. ” Ho lavorato stamattina e riattaccherò dopo capodanno”, rispose. “E Laura e Giorgio?”, chiesi. “Che ne so”, disse Francesca, “faranno senza di noi, così imparano”, aggiunse.
Alla festa facemmo le sceme. Ballavamo sfiorandoci continuamente, guardandoci negli occhi e ridendo; i francesi neanche ci fumavano e questo mi scocciava, volevo provocarli, scandalizzarli forse, flirtando sfacciatamente con Francesca. Ma loro non ci degnarono di uno sguardo. Che stronzi, stì francesi, pensavo, due belle ragazze italiane ballano muovendo tette e culo, scuotendo i loro bei capelli lunghi e loro niente? Continuano a parlare di cinema, teatro, tutte cose noiose, quando invece potrebbero guardarci che davvero ci divertiamo, e chissà come andrà a finire tra noi la serata.
Non andò a finire in nessun modo. A tarda notte tornammo a casa del filosofo e Laura ci stava aspettando alzata e furibonda. Cominciò a discutere con Francesca su dove eravamo state e a fare cosa, una scena di gelosia in piena regola, insomma. Io mi ritirai nella mia stanza. Giorgio dormiva. Cercando di addormentarmi sentii discutere Laura e Francesca per parecchio tempo. Il mattino dopo ognuno di noi fece come niente fosse. Francesca se ne era andata all’alba dicendo a Laura che sarebbe tornata verso sera. Noi tre andammo a fare colazione in un bar vicino e poi passammo il pomeriggio dell’ultimo dell’anno in casa a leggere e dormire. Tra Laura e Giorgio l’intesa era naufragata e io non provai nemmeno a fargli capire che se Laura non c’era più per lui c’ero pur sempre io. Lasciai perdere in attesa di quello che avremmo fatto la notte dell’ultimo dell’anno.
Cenammo a casa mangiando pane e formaggio e bevendo vino rosso comprati nel negozio sotto casa e verso le dieci arrivarono Francesca e la parigina triste.Quest’ultima esordì dicendo: ” C’è un giradischi qui?”. “Sì”, rispose Giorgio, ” è lì in quell’angolo dietro il divano”. Lei senza dire altro staccò la spina del giradischi e se lo mise sotto il braccio insieme ad alcuni dischi di Jacques Brel e Gilbert Becaud. ” Vado ad ascoltare tutta la notte questa musica che mi ricorda l’amore che ho perduto”, disse. ” Ma no”, disse Giorgio, ” vieni con noi, magari ti distrai e ti diverti pure”, aggiunse. “No”, disse lei, ” nulla può farmi divertire. Sono fatta così, devo soffrire molto perchè un innamoramento mi passi”. E se ne andò. Noi quattro ci guardammo e non riuscimmo a non ridere di lei che aveva preso sul serio quel ragazzo fiorentino che si innamorava ogni cinque minuti e altrettanto velocemente si dimenticava di esserci innamorato. Ma la parigina non aveva capito che tipo era. “Almeno noi due non abbiamo mai creduto di fare una cosa seria, qualche incontro, buon sesso allegro e finita lì”, disse Francesca rivolta a Giorgio. Perchè voi siete stati insieme?”, chiesi io. ” Sì, quella volta che venni in Italia a trovare Laura”, rispose. “E tu Laura sei al corrente che loro due si erano messi insieme?”, chiesi. “Ma non si erano messi insieme”, disse Laura. ” Gli uomini si sa sono interscambiabili, con le donne le storie sono più serie”, aggiunse. Giorgio non disse nulla, si limitò a sorridere.
La notte di capodanno la passammo per le strade. I parigini si affollavano in tutte le vie del centro con bottiglie e calici di champagne. C’erano anche un sacco di italiani come noi, che si intristivano nei locali all’aperto non riuscendo a partecipare alla sincera, spontanea euforia parigina. Noi quattro si andava qua e là stupiti anche noi di tutta quella allegria. Parlammo con gli italiani che incontravamo. Io mi immalinconii, come mi succede sempre a capodanno. Tanto è vero che negli ultimi anni lo ignoro.
Il giorno dopo io, Laura e Giorgio eravamo già sul treno per l’Italia. Francesca rimase a Parigi un altro anno. Poi tornò in Italia. Non ha sposato un uomo famoso. In compenso è diventata famosa lei.
Dianella Bardelli per molti anni ha insegnato Lettere presso l’Istituto Tecnico Industriale Aldini Valeriani di Bologna. Nel 2008 ha pubblicato una raccolta di poesie dal titolo “ Vado a caccia di sguardi” presso l’editore Raffaelli di Rimini. Nel 2009 un romanzo intitolato “Vicini ma da lontano”, presso la casa editrice Giraldi di Bologna; nel 2010 un altro romanzo dal titolo “ I I pesci altruisti rinascono bambini” sempre per l’editore Giraldi. Nel Gennaio 2011 ha pubblicato un romanzo intitolato Il Bardo psichedelico di Neal presso le edizioni Vololibero ispirato alla vita e alla morte di Neal Cassady, l’eroe beat. Nel 2014 ha pubblicato il romanzo Verso Kathmandu alla ricerca della felicità per l’editore Ouverture. Appassionata della letteratura americana della beat e hippy generation, accanto alla sua attività di scrittrice guida corsi di Scrittura Creativa secondo il Metodo della poesia e prosa spontanea. Ha da parte vari romanzi inediti e racconti.
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