:: Un’ intervista con Gianluca Giusti, “Sono fermo, mi muovo”, a cura di Elisa Costa

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giuntiCiao, Gianluca! Vorrei porti qualche domanda a proposito del tuo bel libro, “Sono fermo, mi muovo”. Sei pronto a cominciare?

Certo Elisa, grazie per l’opportunità.
Lasciami solo salutare e ringraziare i lettori che leggeranno questa intervista.

Parliamo innanzitutto del titolo: si dice che restare immobili troppo a lungo impedisca la crescita e il cambiamento, eppure le tue parole sembrano affermare che a volte è necessaria una sosta, laddove ne valga la pena. Secondo te la società odierna ha perso il senso della contemplazione?

In un mondo che è sempre più chino sugli smartphone e i tablet la contemplazione rischia di diventare un concetto utopico o da ricreare con una applicazione ma, a parte questo, dici una verità incontestabile. Il protagonista del libro, infatti, alterna soste e movimento per lasciare spazio alla riflessione riprendendosi a muovere poco dopo. Quel momento di riflessione serve proprio a creare i presupposti per cambiare ed adattarsi ad una società che a sua volta cambia a velocità pazzesche. Indipendentemente che cambi in meglio o in peggio, senza capacità di adattarsi e reagire, il rischio è di trovarsi troppo indietro. Il mondo del lavoro ne è un esempio classico. Per un giovane la speranza di trovare lavoro è direttamente proporzionale a quanta differenza può fare e il valore aggiunto che può dare per chi lo assume. O per il mercato, se decide di mettersi in proprio. Consiglierei, in particolare ai giovani, e anche ai meno giovani, di alzare ogni tanto gli occhi e chiedersi in che modo possono fare la differenza. Facendo questo è più probabile che il concetto di cambiamento diventi molto più incline ai nostri comportamenti che, per comodità o pigrizia, rimangono generalmente troppo standardizzati.

L’argomento principale dell’opera, lo si capisce fin dalle prime pagine, è l’amore smisurato che nutri nei confronti di Montecatini Terme. Ti propongo un piccolo gioco: se la tua città fosse un fiore, quale sarebbe?

Purtroppo il mio già scarno armamentario di buone qualità si è dimenticato d’inserire l’opzione: animo sublime. Io passo, ma rilancio per il lettore. Coloro che mi daranno il privilegio della lettura possono identificare il libro con un fiore, che per loro è quello ideale.
Il loro fiore sarà il mio fiore.

E se fosse una canzone?

Beh, qui mi dai il più bello degli assist per un goal all’incrocio dei pali.
Naturalmente la canzone del gruppo emergente Zocaffè che, con il suo ritmo trascinante, accompagna le immagini del booktrailer di “Sono fermo, mi muovo”.

E se invece ti imbattessi in un alieno proveniente da un’altra galassia e dovessi descrivergli Montecatini Terme con quattro semplici parole, quali useresti?

La Terra è qui!

Se ti venisse offerta la possibilità di diventare lo scrittore più famoso e apprezzato del mondo, ma per coglierla fossi costretto a lasciare la tua città… Cosa sceglieresti?

Non sono già famoso? Come dici? No? Ah scusa, per un attimo…
A parte gli scherzi, lascerei ma i buoni esempi aiutano come Sirio Maccioni. Montecatinese doc, è il titolare del super rinomato ristorante “Le Cirque”, di New York. Lui puoi giuraci che è famoso. Eppure il legame con la sua città, che poi è anche la mia, è rimasto immutato. Non è tanto la distanza ma come si vive la distanza.

Comunque non dimentichiamo che “Sono fermo, mi muovo” è anche un saggio d’attualità, nel quale esprimi la tua opinione circa problemi importanti. Ma che tipo di ascoltatore sei? Ti piace conoscere le idee di chi magari è in disaccordo con te, senza cercare di persuadere gli altri a ogni costo?

Figuriamoci! Io non sono un guru e ancor meno vado in giro alla ricerca di proseliti. Ascolto volentieri perché ho ancora tanto da imparare e quando ci sono le circostanze, posso tranquillamente cambiare opinione. Ma le circostanze devono esserci, date da fatti dimostrabili e ripetibili. Siamo prossimi a un referendum e ho la mia idea, al momento la parte opposta non è riuscita a convincermi ma non smetto certo di ascoltare. Vedi, saper stare zitti è un’arte, quasi quanto quella oratoria. Anzi, in alcune circostanze lo è anche di più, perché quando si parla per il solo gusto di voler dire qualcosa, la bischerata, detto alla toscana, è prossima a uscire dalla bocca.

Ciò che scrivi dimostra che possiedi un’intelligenza vivace, la capacità di formulare giudizi precisi e, soprattutto, la voglia di aiutare gli altri. Hai mai pensato di proporti per un impegno politico serio, al fine di migliorare il presente e il futuro della tua città? O forse è un’esperienza che hai già fatto?

Mai fatto e che mai farò. Servono capacità che sono consapevole di non avere quindi rischierei di fare danni. Il problema è quando, chi fa danni, ha iniziato pensando di avere le capacità o di utilizzare la politica per i propri interessi personali. Io do il mio contributo con l’esempio e il comportamento, pagando le tasse prima di tutto e agendo con educazione e senso civico. Contributo che ho cercato di dare con Sono fermo, mi muovo, parlando della nostra città in modo positivo esaltando le grandi potenzialità e bellezze che ha da sempre. Guarda caso, e sembra incredibile a dirsi, è stato praticamente ignorato dai politici della maggioranza della città. Ho fatto due presentazioni nello stabilimento principale delle terme e non è passato nessuno di loro, nemmeno per una presenza di circostanza. Potrei capirlo se avessi scritto qualcosa che parla male di Montecatini o per esaltarne le inefficienze, ma è tutto il contrario. La decadenza e le negatività sono bandite da questo libro. Io non cerco i guadagni, la gloria o le copertine patinate, sto solo cercando di dare una mano.

Veniamo ora al misterioso Wilson. Nel finale ci sveli una sorpresa a proposito di questo personaggio, ma per quasi tutta la durata della storia parli di lui come di un fantasma: ti è mai capitato di sentirti davvero inseguito da un’ombra? Un ricordo scomodo, una paura, o magari un rimorso?

Permettimi di ringraziare Silvia Motroni. Lei è il deus ex machina. Scoprirete leggendo perché Silvia è così importante per “Sono fermo, mi muovo” ma, oltre alla sua prefazione, c’è molto di più. Per esempio, che l’idea di creare Wilson è nata proprio da una sua critica, positiva, dopo aver letto la prima stesura. Il racconto, senza questo strampalato co-protagonista, risultava piatto e lei me lo ha fatto notare invitandomi a ravvivare, “in qualche modo”, la scena. Arrovellandomi ho pensato d’inserire questo personaggio che ha delle peculiarità: non lo vede nessuno eccetto me, non parla con nessuno e neanche con me ma, posso rassicurare i lettori che ravviva eccome, la scena. Ombre che m’inseguono no, ma che mi segue sì, ed è la mia. Sufficientemente spaventosa. La paura invece è un’altra faccenda, quella non mi lascia mai. Per il rimorso credo nessun essere umano ne sia privo. Il bello è che spesso sono rimorsi che non hanno ragion d’essere ma di sola auto creazione, giusto per farsi un po’ del male. Il mio rimorso è tra le pagine del libro, emerge potente in uno strano pomeriggio di giovedì, nella piazza principale.

In “Portrait of a Lady”, Henry James faceva dire a uno dei protagonisti che soltanto chi ha sofferto può vedere un fantasma. Come ti comporti davanti ai dolori della vita?

Per fortuna Wilson è solo un fantasma sui generis. Poi non fa paura ma l’esatto contrario. È elegante, stravagante, simpatico, istrionico, impiccione e tante altre cose, tutte anti paura. Definirlo fantasma è riduttivo. In realtà è molto di più di uno spirito inquieto e nel libro si capirà, alla fine, qual è il suo ruolo e il motivo per il quale mi si appiccia dietro sin dall’introduzione. Per venire alla tua domanda, l’esistenza purtroppo si porta spesso dietro tanti fantasmi creati da sensi di colpa oltre che dal dolore e sono presenze ben più scomode dell’innocuo Wilson. Mi piacerebbe poterti dare una risposta da eroe pallido del West e uscire alla grande da questa domanda, ma non sarei credibile, posso solo dare delle indicazioni di massima. Reagire al dolore è sempre una questione personale legata al momento e alle circostanze. Siamo piccoli di fronte al dolore ma può farci diventare grandi, se lo affrontiamo con rispetto e senza mai giudicare.

Ti ringrazio tanto per aver giocato con me e aver risposto alle mie domande! Buona fortuna per tutti i tuoi progetti, a presto!

Grazie a te Elisa, e a tutti i lettori.
Ciao a presto

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