:: Laguna beige, Alain Voudì (Delos Digital, 2014) a cura di Serena Bertogliatti

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cover_urban_fantasy_heroes_1Immaginate una ragazza.
(Spero fin qui di non aver richiesto troppo alla vostra fantasia.)
Se l’avete immaginata alta, bionda, con gli occhi azzurri e con due poppe così, be’, allora siete maschi, e (datemi retta) penso proprio che a questo punto dovreste chiudere il libro e lasciar perdere, tanto non capireste.
Allo stesso modo, se l’avete immaginata graziosa, leggiadra, o magari addirittura un’eterea 42, mi spiace per voi, ma siete del tutto fuori strada (e se pensate che il 42 si riferisca al numero di scarpe, allora siete davvero maschi, e non solo non capite niente, ma neppure mi avete dato retta. Peggio per voi, poi non venite a lamentarvi con me).

Siamo a Venezia, oggi, e la ex capitale della Serenissima assomiglia ben poco a quella decadente perla dorata che Thomas Mann descrisse in toni struggenti all’inizio del secolo scorso. La città condivide con la protagonista l’essere vittima di aspettative sbagliate: la Venezia in cui piombiamo è affollata, puzza ed è insulsa e anonima – come il beige, appunto, anzi:

C’è un colore più insulso e anonimo del beige? Non credo.
Ma se ci fosse, io abiterei lì.

E insulsa è anonima è pure la protagonista, Maria.

Ma non avrete bisogno di immaginare come sia vivere nel corpo di una ventottenne che nessuno nota, né bene né in male, costretta a prodigarsi persino per catturare l’attenzione del barista che la serve tutti i giorni per ordinare un caffè: Alain Voudì lo fa per voi, trascinandovi in questa breve storia che all’inizio di urban ha tanto (pure troppo, per chi vuole continuare a immaginarsi una Venezia cristallizzata in un eterno passato) ma che di fantasy ha ben poco, anzi: è la tediosa monotonia quotidiana a scandire la cinica narrazione di Maria. E, dato che la collana per cui esce si chiama Urban Fantasy Heroes, sfatiamo anche l’ultimo mito: Maria non è né un’eroina né un’anti-eroina, ma sarebbe un’ottima comparsa a lato schermo.
Ma, come non è tutto oro ciò che luccica, non tutto ciò che è beige è necessariamente fango: anche per Maria c’è speranza, e si presenta nel corpo di un uomo che – udite, udite – la nota. E questo basterebbe e avanzerebbe per Miss Anonimato, ma non tutto il bene viene per agevolare: Lorenzo è un po’ troppo perfetto e disinteressato per non far sorgere qualche domanda, e più Maria lo conosce, più il suo novello Principe Azzurro rivela talenti sospetti.
Alain Voudì è uno scrittore completamente opposto a Maria: tutt’altro che anonimo, tutt’altro che insulso.
La sua prosa ha carattere: Voudì sa cosa dire e sa come dirlo, non lasciando quasi mai che la narrazione s’ìnaridisca. Maria è un personaggio a tutto tondo: anziché essere un mero strumento dell’autore, anziché assistere passivamente ai fatti che le stravolgeranno la vita, non smette mai di presenziare in tutto il suo cinismo – contraltare delle sue cocciute speranze, a cui si aggrappa con una tale ammessa mancanza di dignità da far tenerezza. È lei il punto forte di Laguna beige, lei che sa rendere questa squallida e monotona Venezia inedita e appassionante.
Purtroppo, Laguna beige assomiglia a Cerentola: scattata la mezzanotte, la magia finisce.
Dopo il climax finale, la narrazione sembra correre in fretta e furia verso casa, mentre i tessuti cangianti che la coprivano svaniscono strato dopo strato. Il cinismo evapora con l’ironia, la narrazione commentata diventa meccanica. Rimangono i puri fatti, che – anziché guadagnarne in ritmo e dinamismo – si succedono come punti in una lista. La psicologia tridimensionale di Maria, punto forte di Laguna beige, cede il passo a una marionetta, come se all’ultimo fosse mancata l’attrice e fosse stata sostituita da una comparsa impacciata. Inoltre, il grande cinismo che colora, pur essendo cinismo, il romanzo, viene liquidato con una sdolcinatezza che sembra essere più un deus ex machina che l’ingrediente fondamentale per la catarsi finale.
Guardo la scarpetta rimasta sulla scalinata e attendo che Cenerentola ritorni nel prossimo lavoro di Voudì – quale sia la forma del prossimo personaggio a cui darà vita.

Alain Voudì, Genovese, classe ‘63, collabora fin dai primordi alle collane Delos Digital, per le quali firma tra l’altro la fortunata serie westernpunk Trainville e diversi episodi della serie The Tube. Ha pubblicato numerosi racconti, alcuni dei quali apparsi nei Gialli Mondadori, ed è stato vincitore o finalista di concorsi quali lo Stella Doppia e il Premio Robot. Altri suoi lavori si possono trovare nelle riviste Robot e Writers Magazine Italia, oltre che nella serie “365 storie per un anno” di Delos Books, nella collana FantaErotika di Lite Editions e nelle raccolte Il Cerchio Capovolto (I Sognatori, 2011 e 2012).

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