Dopo aver raccontato la vita di alcune autrici in La scrittrice abita qui, Sandra Petrignani decide di occuparsi di una scrittrice feticcio della letteratura francese, nota in Italia essenzialmente per uno dei suoi ultimi libri, L’amante: Marguerite Duras, nata in Indocina e poi trasferitasi in Francia, intellettuale impegnata in letteratura, cinema e teatro e donna scandalosa per i suoi amori turbinosi, attivista comunista e femminista poi rinnegata dai movimenti, persona dal carattere impossibile ma considerata comunque un’icona non solo oltralpe, ma soprattutto lì.
L’autrice non vuole scrivere una biografia documentata della Duras, scomparsa nel 1996 lasciando la sua eredità in mano ad un figlio trascurato e all’ultimo amante molto più giovane di lei, dopo essersi fatta ancora una volta la fama di intrattabile per la stroncatura espressa al film su L’amante di Annaud, che però le ha procurato indubbiamente nuovi lettori, soprattutto tra le giovani generazioni, che si sono appassionate all’ennesima ma originale e struggente rilettura dell’amour fou e impossibile, aggravato da differenze etniche e sociali.
Il risultato del libro della Petrignani è una ricostruzione della vita dell’autrice, dalla sua infanzia a Saigon fino alla vecchiaia, tra amori, lavoro, militanza, nevrosi, in cui viene dato molto per scontato e vengono presentati vari quadri di vita senza una precisa contestualizzazione, per ricostruire un percorso umano comunque unico forse anche perché molto discusso, ma d’eccezione in ogni caso, sia umanamente che come carriera e contributo alla cultura.
Senz’altro Marguerite è un libro interessante, scritto con uno stile anche insolito e originale, anche perché l’argomento ha fascino e carisma: ma non è un testo adatto a chi non sa niente della vita e degli eccessi di Marguerite Duras, o a chi la conosce solo grazie a L’amante, storia struggente dell’amore impossibile che l’autrice visse da adolescente per un giovane di famiglia benestante cinese, rimasto come rimpianto per tutta la sua esistenza malgrado altre compensazioni e relazioni, in una ricerca bulimica dell’amore capace di scandalizzare anche ambienti comunque moderni e non certi bigotti. Marguerite di Sandra Petrignani ricostruisce il mondo della Duras ma non per neofiti, ma per chi conosce e stima già l’autrice ed è dentro a tutte le sue vicissitudini lavorative e personali, due percorsi che fecero scalpore, tralasciando un po’ e spiace la militanza politica della scrittrice, che abbracciò in maniera totalizzante varie cause, dalla Resistenza al Sessantotto, dal comunismo al femminismo, venendo spesso sottovalutata quando non criticata per comunque un individualismo e un anticonformismo che erano visti come scomodi.
Marguerite è un libro da leggere per chi conosce molto bene vita e annessi di Marguerite Duras, magari grazie a studi in lingua originale o a una passione che viene da lontano, tenendo conto che tolto L’amante, non è che in italiano si trovi poi molto scritto dall’autrice, popolarissima in Francia come tutte le icone culturali, anche se discusse, ma molto meno nota in Italia. Per chi volesse scoprire di più sull’autrice, conviene rivolgersi a testi più tradizionali e convenzionali, che diano un’idea più chiara di accadimenti e vicende, e poi solo in un secondo tempo affrontare un libro affascinante ma non di facile comprensione.
Sandra Petrignani, autrice negli anni ’80 e ‘90 del romanzo postmoderno Navigazioni di Circe (premio Morante opera prima), dell’incantevole Catalogo dei giocattoli, del preveggente Vecchi, delle interviste a grandi scrittrici italiane Le signore della scrittura, è nata a Piacenza nel ’52. Vive a Roma e nella campagna umbra. Le sue opere più recenti sono l’autofiction Dolorose considerazioni del cuore (Nottetempo, 2009) e il vagabondaggio E in mezzo il fiume. A piedi nei due centri di Roma (Laterza, 2010). Nel catalogo Neri Pozza: il fortunato La scrittrice abita qui, pellegrinaggio nelle case di grandi scrittrici del ‘900; i racconti di fantasmi Care presenze; il libro di viaggio Ultima India.
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