:: Canti d’abisso, a cura di Alessandro Morbidelli, (Origami editore, 2014) a cura di Gaia Lanfranchi

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Non sempre il formato antologia riesce a soddisfare pienamente il lettore appassionato di un genere specifico. Spesso e volentieri, infatti, bastano un paio di racconti non all’altezza per lasciare l’amaro in bocca e così rimangono impressi più i demeriti che i meriti. Non è certamente il caso di Canti d’Abisso a cura di Alessandro Morbidelli, data alle stampe da Origami Editore, nuova realtà editoriale dedicata al mondo del fantastico. L’antologia è una raccolta di 23 racconti che spaziano dall’horror alla fantascienza claustrofobica, dal dramma psicologico al viaggio nei meandri dell’incubo, il tutto in un’ambientazione ben precisa, il mare, appunto, e con un elemento comune a tutti i racconti: un canto che è un lamento e insieme un grido cupo e profondo, proveniente dal mare. Quello che sorprende di questa antologia è l’alta qualità dei racconti, tutti molto diversi tra loro, ma dal notevole spessore letterario oltre che narrativo. Sono infatti scritti tutti molto bene e il piacere è quindi doppio: a storie solide si affiancano stili coerenti e mai scontati, adatti soprattutto a immergere, è il caso di dirlo, il lettore in queste tetre atmosfere. Dei racconti ne citerò solo alcuni, confermando che tutti sono di altissimo livello. L’antologia si apre con L’anomalia di Danilo Arona, un autore che non ha bisogno di presentazioni e che in questo caso torna a visitare i luoghi tanto cari ai suoi racconti come Montebuio, ormai luogo di culto per i lettori dell’horror italiano. Una storia breve rispetto alle altre, cupa e dal finale a sorpresa. La casa delle sirene di Nicola Lombardi è un morboso gioiello di narrativa horror. Una protagonista che ricorda i personaggi femminili del miglior Dario Argento e una vicenda che viene svelata con la lentezza di una lama che recide gli arti. Si prosegue con il curatore dell’opera che inserisce anche un suo racconto: nella prefazione quasi si scusa per averlo messo, ma noi gliene siamo grati perché in un unico racconto, Loro non possono cantare, Alessandro Morbidelli parla d’amore, di morte, di Venezia e delle figure carnevalesche delle marionette popolari, senza dimenticare la feroce critica al problema delle grandi navi e a quello della svendita della città alle multinazionali del turismo. Per stile, questo racconto è un brano jazz: forse il migliore dell’antologia. Antonio Piras con Una rotta per Asintote e Pelagio D’Afro con Nuota Maged omaggiano H. P. Lovecraft con uno stile fedele al grande e oscuro autore di Providence. Se Piras fa l’occhiolino alla produzione onirica del maestro, D’Afro si sposta sulle sponde del Mediterraneo toccando l’annoso problema delle traversate migratorie sui barconi della speranza. Parte come incubo horror e finisce come piccola perla di fantascienza: Alexia Bianchini con Avrei dimenticato regala ai lettori un viaggio da togliere il respiro, sullo stile di Olatunde Osunsanmi, l’autore de Il quarto tipo, così come senza respiro rimane di fronte all’abominio il sub protagonista di Quando il mare urla di Simonetta Santamaria. In Canti d’Abisso non manca niente: dal racconto di ispirazione gotica a quello introspettivo (Titanomachia di Serena Bertogliatti è al tempo stesso claustrofobico e lynchiano, una perla) fino a riusciti omaggi ai blockbuster fantascientifici cinematografici e ludici (Come ratti d’acciaio inossidabile di Gabriele Falcioni e Nella Zona Grigia di Alessandro Cartoni, dove non possiamo non sentire l’influenza di titoli come Alien, Pacific Rim, Gears of War e Fallout letti il primo in chiave ironica e il secondo sotto la lente di una problematicità etica e sociale), più riusciti omaggi al racconto storico avventuroso di William Hope Hodgson (Madre acqua di Lavinia Petti e L’ultimo viaggio del comandante Delgado Diaz di Angelo Marenzana). Chiude l’antologia un fulminante affresco di divinità e di citazioni a firma di Carlo Vanin, I funerali di nonno Kuma: se in un primo momento ci si può chiedere cosa c’entri questo racconto con gli altri, la scelta del curatore appare ovvia quando ci imbattiamo nella cornucopia di personaggi magici che rappresentano insieme mitologia e leggenda, superstizione e religione. Può Canti d’Abisso misurare la qualità della narrativa fantastica in Italia? Sicuramente sì. Il voto è alto.

Alessandro Morbidelli, classe 1978, architetto, designer, giornalista per il magazine Why Marche, esordisce nel 2010 con il noir “Ogni cosa al posto giusto” (Robin Edizioni). Sempre nello stesso anno cura l’antologia “Onda d’Abisso” (Orecchio di Van Gogh). Pubblica vari racconti su diverse antologie, accanto a nomi quali Carlo Lucarelli e Valerio Evangelisti e giochi di ruolo come “Project Octopia” (Wildboar Ediz.). Collabora al progetto Roma Noir per la Sapienza di Roma ed è membro della Carboneria Letteraria. Da maggio 2014 scrive per Sdiario, il blog di Barbara Garlaschelli.

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