:: Recensione di L’analfabeta che sapeva contare di Jonas Jonasson (Bompiani, 2013) a cura di Michela Bortoletto

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L'analfabeta che sapeva contareTrad. a cura di Margherita Podestà Heir

Con L’analfabeta che sapeva contare sembra proprio che Jonas Jonasson sia riuscito a trovare un’ottima e gustosa ricetta per un romanzo divertente e travolgente da mangiarsi a grossi e saporiti bocconi.
Gli ingredienti? Eccoli! Prendete una ragazzina tanto intelligente quanto impertinente cresciuta a Soweto , la più grande township del Sud Africa, negli anni Settanta e amalgamatela a tutti i pregiudizi e alle tremende leggi dell’apartheid che vigevano a quell’epoca.
Aggiungete poi un fedele suddito svedese cresciuto nel secondo dopoguerra con il mito del proprio re. Mischiatelo con il sovrano in questione fino ad ottenerne un fervente repubblicano il cui unico scopo della vita sarà eliminare la monarchia svedese dalla faccia della Terra.
A parte fate fondere un ingegnere bianco e ubriacone che ha il compito di costruire un arsenale nucleare per il Sud Africa assieme a tre ragazze cinesi molto intraprendenti ma anche tanto ingenue.
Prendete poi due gemelli, nati dal suddito citato prima, che hanno lo stesso nome e dei quali sono uno è “legalmente” registrato all’anagrafe. Fateli crescere con i poster dei grandi sostenitori della Repubblica, montateli con un po’ di odio verso i sovrani regnanti e otterrete due distinte creme: un tranquillo ragazzo e un pazzo furioso che vuole continuare la missione del padre!
A quest’ultimo aggiungete una ragazzina borghese che odia tutto e tutti tranne il suddetto esemplare da manicomio.
Tagliate a rondelle due agenti del Mossad israeliano  e affettate un giovane e promettente assessore cinese assieme al suo interprete. Non dimenticatevi poi del “più grande terrorista di tutti i tempi” che otterrà il Nobel per la Pace!
Prendete poi un Primo Ministro molto impostato e un re fuori dagli schemi e discendente da quel primo sovrano che segue tutto tranne l’etichetta reale e aggiungente al tutto una bomba atomica che ufficialmente non esiste.
Se gradite potete poi sbattere il composto con della carne essiccata di Antilope e  una vecchietta di nobili origini che vive in campagna coltivando patate.
Non dimenticate infine di aggiungere un pizzico di diamanti, un camion per il trasporto di patate, un pony e una Volvo.
Amalgamate il tutto fino ad ottenere una storia ricca di colpi di scena, imprevedibile, surreale e assolutamente imperdibile.
Infornate per qualche ora, spennellate con una forte dose di umorismo e servite tiepido!
Un consiglio: gustatevelo tranquillamente a grandi fette dalla prima all’ultima pagina: non vi lascerà con un peso sullo stomaco!

Jonas Jonasson è nato in Svezia e vive a Ponte Tresa. Giornalista e consulente media, sta scrivendo il suo secondo romanzo. Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve, ai primi posti delle classifiche di vendita in Svezia per oltre un anno, è in corso di traduzione in oltre trenta paesi. È stato “Miglior libro dell’anno 2009” in Svezia; premiato dai librai svedesi con lo Swedish Book Seller Award 2009 (lo stesso che fu di Stieg Larsson) e vincitore dello Swedish Audio Prize 2009. Dal romanzo è in preparazione un film con un cast internazionale.

2 Risposte to “:: Recensione di L’analfabeta che sapeva contare di Jonas Jonasson (Bompiani, 2013) a cura di Michela Bortoletto”

  1. Avatar di Carlo Menzinger di Preussenthal Carlo Menzinger Says:

    Insomma, sembra proprio che si possa bissare il piacere della lettura di quel piccolo capolavoro di umorismo storico che è “Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve”! Lo cerco!

  2. Avatar di MIchela MIchela Says:

    Purtroppo non ho ancora letto il libro precedente di Jonasson..ma lo farò a breve! Questo mi è piaciuto troppo!

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