Benvenuta Vanessa su Liberi di scrivere e grazie per aver accettato questa mia intervista. Iniziamo con le presentazioni. Presentati alle nostre lettrici e lettori. Chi è Vanessa Roggeri? Punti di forza e di debolezza.
Ti ringrazio per l’invito. Sono felice di rispondere alla tua intervista, ma sono sempre in imbarazzo quando mi chiedono di presentarmi o di descrivermi perché non sono brava a parlare di me. Proverò a fare un piccolo riassunto. Posso dirti che sono testarda, molto, e determinata. Soffro quando non posso dire quello che penso (le circostanze spesso impongono una necessaria diplomazia!). Ho gusti difficili, mi piacciono poche cose, ma quando mi piacciono veramente è per la vita (cose, persone, animali, non c’è differenza). Sono per metà concreta, pragmatica, e per metà sognatrice, qualità questa indispensabile per fare lo scrittore. Sono anche ironica e autoironica, doti indispensabili per sopravvivere in questo pazzo mondo. A volte sono impulsiva, e allora la mia lingua può fare qualche danno, ma nella maggior parte dei casi cerco di ponderare prima di parlare. Mi piace dormire, che tradotto potrebbe voler dire che sono pigra (mia madre toglie il “potrebbe” e dice che sono pigra!). Sono una persona curiosa e socievole ma non sono un animale sociale, che tradotto vuol dire che detesto i luoghi comuni di aggregazione sociale, ad esempio le discoteche.
Per i punti di forza e le debolezze, fate un po’ voi.
Parlaci un po’ della tua infanzia, in una terra bella come la Sardegna, ricca di storia, tradizioni, bellezza.
Per mia fortuna è stata un’infanzia felice e serena, passata a giocare con i miei animali (galline, oche, cani, conigli ecc), a cercare fossili in giardino e a inventare storie avventurose con mia sorella. Da bambina detestavo le bambole e non amavo leggere, preferivo giocare all’aria aperta o disegnare. Però amavo tantissimo sentire le storie che mi raccontavano i miei nonni. Storie di streghe, le cogas, di fate che abitavano i nuraghi, storie di quando i miei nonni erano bambini e la vita era diversa, più semplice e povera, ma anche più autentica. Grazie a loro ho potuto elaborare con la mia fantasia una Sardegna che non c’è più, una Sardegna magica e misteriosa, all’apparenza lontanissima.
Che studi hai fatto? Hai seguito la tua strada fino a diventare scrittrice. Era questo il tuo sogno?
Mi sono laureata in Relazioni Internazionali, ma non ho mai pensato di fare il diplomatico. Il mio sogno fin dall’adolescenza è sempre stato quello di diventare una scrittrice famosa. Volevo che i miei libri fossero in libreria, che la gente leggesse e si appassionasse alle mie storie e adesso che ci sono riuscita non mi sembra vero. Era un obiettivo di vita che ho perseguito senza mai lasciarmi scoraggiare. Le cose belle che adesso mi stanno accadendo hanno superato di gran lunga la mia fantasia.
Sei l’autrice di un romanzo a mio avviso bellissimo, Il cuore selvatico del ginepro, una storia ambientata nella Sardegna di fine Ottocento, una storia di sentimenti, amicizia, che trasmette forza, indipendenza, coraggio. Nella tua isola le superstizioni sono ancora oggi capaci di condizionare la vita delle persone?
Durante il tour di presentazione del libro in Sardegna, ho conosciuto persone che non muovono un passo se una donna di loro fiducia non ha praticato la “medicina dell’occhio” per liberarle dalle influenze nefaste del malocchio. In ogni paese della Sardegna c’è una persona che pratica questi antichissimi riti e lo fa per vocazione, perché ha il “dono”, mai per denaro. Grazie ai lettori che mi scrivono ho scoperto che in alcuni paesi, soprattutto nell’interno dell’isola, ancora oggi pronunciare la parola coga è considerata al pari di una bestemmia (il nome richiamerebbe lo spirito della strega). Penso sia un fatto naturale che dopo secoli e secoli di antiche credenze che hanno scavato così profondamente nella coscienza di una comunità, le superstizioni siano ancora in grado, almeno in parte, di condizionare la vita delle persone. La superstizione non incide nella vita quotidiana tanto quanto ottant’anni fa, è inevitabile, tuttavia si crede abbastanza perché “certe magie” accadano ogni giorno. Basta crederci (ho sentito fare racconti incredibili!)
Lucia e Ianetta sono le due protagoniste, due sorelle legate da una grande amicizia, capace di sconfiggere l’ignoranza, la superstizione, la cattiveria che molto spesso è solo una maschera della paura che alberga nell’animo umano. Ci vuoi parlare di questi personaggi?
Lucia e Ianetta sono legate da un sentimento che è amore vero. Amore capace di resistere all’odio, alla distruzione, alla morte, proprio come la pianta di ginepro che vegeta anche dopo un incendio. Lucia è un personaggio assolutamente positivo, è capace di gettare il cuore al di là dell’odio e dell’ignoranza e di vedere oltre quella cappa di superstizione che avvelena la sua famiglia. Ma è anche umana ed è proprio superando i dubbi e le paure che riesce a scardinare tutto un sistema di credenze e riti che si sono cristallizzati nei secoli. Con la sua forza di donna porta la luce della speranza e del cambiamento. La povera Ianetta è una creatura sfortunata in cerca di amore e dolcezza, nemmeno lei sa bene chi è. È un po’ come quei bambini che a furia di dirgli che sono stupidi finiscono per crederci. E infatti dopo tanto odio sputato addosso crederà di essere una coga. Ma per fortuna c’è Lucia che in lei riesce a vedere soltanto sua sorella.
Oltre a Lucia e Ianetta, ci sono altri personaggi altrettanto interessanti. Ce ne vuoi parlare? A quali ti senti più legata?
Amo tutti i personaggi, indistintamente. A volte li vedo come un corpo unico e ci manca davvero poco che li consideri persone in carne e ossa, tale è la loro forza nel travalicare i confini cartacei del libro. Indubbiamente è un romanzo al femminile: ci sono le cinque sorelle di Lucia che costituiscono un caleidoscopio di personalità, anch’esse forti un po’ come mamma Assunta, ma anche come la domestica Cicita, che in un certo senso è la vera padrona di casa che conosce tutti gli affanni della famiglia. Per non parlare della bruja Priama (una sorta di maga-sciamana), una donna piena di misteri e segreti. Tra i personaggi maschili ci sono il babbo Severino, che per tutta la vita pagherà lo scotto per un unico atto di debolezza, e Efisio, il nonno, uomo saggio e cinico allo stesso tempo. Forse, a parte Lucia e Ianetta, ho particolarmente a cuore il dottor Spada, per la razionalità, l’amore e il coraggio che a un certo punto porta nel paese di Baghintos. Incarna l’epoca dell’Illuminismo, epoca di luce, di ragione e scienza, venuta dopo alcuni secoli neri di caccia alle streghe.
Ambienti la tua storia in Sardegna, un’ isola piena di bellezza, di tradizioni, di fierezza. Anche la natura svolge un ruolo importante nel tuo libro. In che misuro trasmette la forza dei personaggi?
La natura si può considerare un personaggio vero e proprio all’interno del romanzo. Foreste impenetrabili di lecci, intrichi di lentischi e ginepri, rocce e pietre, ruscelli e colline che sovrastano, creano una commistione di spiriti e di forza con i protagonisti da risultare quasi inscindibili. La natura ha un ruolo preponderante, richiama quel legame atavico che l’uomo ha sempre avuto con essa e che in Sardegna è ancora vivo. Penso che in buona misura anche la mia scrittura sia influenzata da questo legame.
Assunta Zara sta per partorire il settimo figlio, che malauguratamente è una femmina. Una coga. Cosa succede nella mente del tuo personaggio capace di rifiutare e rinnegare la sua stessa bambina? Come hai descritto questo dramma nel tuo libro?
Non è stato facile dare vita ad un personaggio così complicato, duro, controverso. Assunta è una madre avvelenata dall’ignoranza, quell’ignoranza che le permette di far prevalere nel suo cuore più i condizionamenti dettati dalla superstizione, che l’amore naturale che dovrebbe sentire per sua figlia Ianetta. Non c’è un vero istinto di madre in lei. È talmente terrorizzata dalle conseguenze che possono scaturire dalla nascita di Ianetta, da rimanere schiacciata dalle sue stesse paure, oppressa da un odio indescrivibile per la fonte di tutte le loro disgrazie, prosciugata di tutto l’amore per le altre figlie e per suo marito Severino. Quando ho immaginato il personaggio di Assunta ho dovuto svestirmi di qualunque spirito di condanna che potesse nascere spontaneo in me; soltanto in questo modo l’avrei lasciata libera di agire. E infatti Assunta non si trattiene in niente, esprime il suo odio e la sua rabbia fino a concretizzare l’atto più aberrante che una madre possa mai compiere.
Il tuo romanzo ha uno stile molto particolare, letterario. C’è qualche romanzo, qualche autore, italiano o straniero, che ti ha ispirato?
Sono una lettrice onnivora, mi piace leggere di tutto, ma distinguo tra libri che sono di puro intrattenimento e letteratura. Quindi il mio punto di riferimento sono i grandi classici. Il mio libro del cuore, che non mi stanco mai di rileggere, è Jane Eyre. Trovo le sorelle Bronte straordinarie e rivoluzionarie per l’epoca in cui sono vissute, estremamente passionali e drammatiche.
Se decidessero di farne una trasposizione cinematografica, chi vedresti bene per i personaggi principali, quale regista?
Dunque, se devo sognare allora voglio sognare in grande! Per il mio libro vorrei un grande regista italiano: Giuseppe Tornatore. Per il dottor Spada ci vedrei bene Beppe Fiorello, mentre per Lucia vorrei un’esordiente.
Che romanzo stai leggendo attualmente?
Sto leggendo il libro di un caro amico, Per le mute vie di Eliano Cau, un bel romanzo di formazione ambientato nella Sardegna degli anni sessanta.
Ci sono progetti di traduzioni per l’estero?
Qualcosa bolle in pentola ma ancora non ho notizie certe.
Avrai iniziato a fare presentazioni in tutt’Italia per l’uscita del romanzo. Raccontaci se c’è qualche avvenimento curioso avvenuto durante questi incontri?
Sì, durante l’ultima presentazione a Cagliari è accaduto un incontro magico e incredibile: ho conosciuto una delle sorelle Zara! Preciso che la famiglia Zara è frutto della mia fantasia, non ho nemmeno mai conosciuto nessuno che avesse questo cognome, e mai avrei creduto che in realtà esistessero nove sorelle Zara e che tre di queste si chiamassero come le mie protagoniste: Lucia, Mariuccia, e Pina. È proprio vero che spesso la realtà supera la fantasia.
Che relazioni hai con i tuoi lettori? Come possono mettersi in contatto con te?
Grazie alla mia pagina facebook, Vanessa Roggeri-autrice, posso avere un rapporto diretto con i miei lettori. Mi scrivono cose bellissime, meravigliose: mi descrivono le emozioni che hanno provato leggendo il libro, il loro entusiasmo, i pianti che si sono fatti leggendo di Ianetta e le loro riflessioni sulle varie chiavi di lettura della storia. Dopo che passi mesi chiusa nella tua stanzetta a scrivere e vivere la storia che hai nella testa in perfetta solitudine, tutto ciò diventa un tesoro davvero prezioso.
L’intervista è finita, ringraziandoti per la disponibilità mi piacerebbe farti un’ ultima domanda: stai lavorando ad un nuovo romanzo? Puoi parlarcene?
Sto scrivendo un nuovo romanzo, una storia appassionata e appassionante come IL CUORE SELVATICO DEL GINEPRO. È ambientata in Sardegna, ma non voglio svelare di più.
Grazie mille per avermi ospitata.
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