:: Recensione di Prima dello specchio, Enzo Antonio Cicchino, (Rondine, 2013) a cura di Viviana Filippini

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Copertina_Prima dello specchioEnzo Antonio Cicchino è un artista poliedrico. Lui ha lavorato per il cinema cinema, nella produzione documentaristica, scrive libri di storia, romanzi e come dimostra Prima dello specchio si occupa anche di teatro e lo fa dando vita a dei testi nei quali emerge in maniera immediata la volontà di riflessione sull’uomo e sul suo agire. Cicchino raccoglie tre testi teatrali nei quali è facile riconoscere tre tipologie di genere (tragedia, commedia e monologo) che rappresentano le molteplici percezioni esistenziali del vivere da parte degli esseri viventi, come a dire che la vita di ogni individuo è caratterizzata da drammi, da gioie e da riflessioni personali sul senso del vivere. Tre storie e allo stesso tempo tre frammenti di vita che fanno riflettere sul sottile legame esistente tra l’agire umano e il contesto sociale nel quale gli individui vivono. Tre vicende molto diverse tra loro, dove persone in carne ed ossa si alternano ad oggetti con funzione metaforica con l’intento autoriale di compiere un’ indagine sull’uomo, sull’importanza del ricordo, sulla comprensione dell’io e del mondo che lo attornia. La prima è la tragedia de Gli ombrelli nella quale i protagonisti della scena non sono esseri umani, ma degli ombrelli posseduti da quest’ultimi. Cicchino prende gli oggetti che ci riparano dal sole e della pioggia e li mette a dialogare tra loro in modo tale che da ogni frase detta emerga qualcosa, in questo caso relativa alla dolorosa verità del dramma dell’Olocausto. Non a caso il loro possessore, il borghese Franco, non è l’emblema della santità anzi, battuta dopo battuta verranno a galla i suoi legami con il Nazismo, l’origine dei proprietari legittimi degli ombrelli e i reati dei quali l’uomo si è macchiato durante la guerra. I pugilatori invece sono una commedia amara nella quale un uomo, il pugile Buck, è così travolto dagli allenamenti per raggiungere la forma perfetta per battere Roger, che la moglie Mary sentendosi trascurata e abbandonata si allontanerà da lui lasciandolo. L’ultimo componimento è Sentenza il monologo compiuto da Penelope,una donna esperta di sezioni autoptiche alle prese con l’autopsia del corpo di una donna anziana morta suicida, non un semplice cadavere, ma una persona con la quale lei scoprirà avere un profondo legame di sangue. Cicchino usa il teatro come mezzo di indagine dell’io umano  e di uno dei sentimenti che caratterizzano da sempre la nostra specie: il male. Nei tre testi il male è presente in diverse forme. C’è il male fisico, come ne Gli ombrelli, causato dalla violenza insensata verso persone innocenti punite con la morte, perché non appartengono alla razza pura. C’è poi il male o dolore emotivo e del distacco percepito quando è ormai troppo tardi in I pugilatori, dove l’egoismo di Buck lo porta a concentrarsi solo su se sé stesso fino alla negazione completadel rapporto con la consorte. Infine, in Sentenza, c’è un dolore fisico ed emotivo, quando una donna vivisezionando il cadavere della madre enuncia a parole tutta la sofferenza vissuta da entrambe. Enzo Antonio Cicchino in Dietro lo specchio passa da una coro di voci, ad un dialogo fino ad un serrato monologo, tre modalità espressive dalle quali si capisce quanto per l’uomo di ieri e oggi sia difficile relazionarsi agli altri attraverso la socializzazione e, allo stesso tempo, quanto per una singola entità umana si difficoltoso portare a termine i propri progetti di vita facendoli convivere con un mondo non sempre disposto ad accettarli. Ma allora cosa c’è in Dietro lo specchio di Cicchino? Credo ci sia la volontà di un uomo – l’autore – di ricercare attraverso la rappresentazione teatrale il senso del comportamento umano e di trovare parti di verità esistenziali. L’immagine prima dello specchio non è solo quella di un singolo individuo, ma credo sia il ritratto di un io in rapporto ad altri, nella speranza di trovare in questa relazione di incontro, scontro e confronto una qualche certezza alle tante domande che l’affascinate e misterioso andamento della vita ci riserva.

Enzo Antonio Cicchino lavora e vive a Roma. È stato assistente alla regia di Paolo e Vittorio Taviani e di Valentino Orsini per diversi film, inoltre è regista di documentari e inchieste storiche per Mixer della Rai e per il programma la Grande storia. Ha pubblicato altri libri di portata storica come La grande guerra dei piccoli uomini (Lifeditore), e il Duce attraverso il Luce, una confessione cinematografica (Mursia) e nel 2012 per Laruffa editore il romanzo  La fonte di Mazzacane.

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