William Kotzwinkle, classe 1943, non è un autore particolarmente noto in Italia – nonostante abbia all’attivo una quarantina di romanzi, ed un paio di premi prestigiosi.
Di lui, Kurt Vonnegut ha detto “è uno dei pochi autori americani ad avere il controllo completo dei propri materiali, e i suoi materiali sembrano arrivare da grandi profondità.”
Surreale, satirico, spesso provocatorio, dotato di una prosa ricca e densa, Kotzwinkle ha scritto anche narrativa per ragazzi, sceneggiature cinematografiche e alcuni tie-in – e qualcuno potrebbe ricordarlo come l’autore del romanzo ET, l’Extraterrestre (e del relativo seguito).
Ma limitarsi ai progetti legati ai media sarebbe limitativo e ingiusto: William Kotzwinkle ha scritto per lo meno due romanzi assolutamente indispensabili – ed è un piacere scoprire che il più recente di questi è stato finalmente tradotto nella nostra lingua, e del precedente è prevista l’uscita in italiano a ottobre.
L’Orso che Venne dalla Montagna (The Bear Went Over the Mountain, 1996) recentemente stampato da ZERO91 è, a tutti gli effetti, un libro impossibile.
La storia segue le disavventure parallele di due personaggi intimamente legati e forse non poi così diversi – da una parte, Arthur Bramhall, intellettuale in crisi, che si è ritirato fra i boschi del Maine a scrivere il suo romanzo, solo per smarrire inspiegabilmente il manoscritto appena completato; e dall’altra l’orso bruno che ha rubato il manoscritto, e che non esita a darsi una ripulita, e a recarsi a New York in cerca di un editore.
L’assurdo iniziale innesca una sequenza di situazioni attraverso le quali Kotwinkle, oltre ad intrattenere e divertire il lettore, giustizia sommariamente una quantità di vacche sacre.
Distrutto il mito dell’intellettuale.
Devastato ilsogno del Grande Romanzo Americano.
Ridotta ad un ammasso di macerie fumanti l’industria culturale, fucilati i suoi rappresentanti.
Vetrioleggiata ogni pretesa di dignità artistica per chi è disposto a vendersi.
Esposta come vuota e fasulla ogni idea di gusto, intelligenza o lungimiranza di autori, lettori, editori.
E sì, ce n’è anche per la politica.
Perché L’Orso che Venne dala Montagna racconta del grandissimo successo editoriale dell’orso, prontamente battezzato Hal Jam e privato di ogni controllo o voce in capitolo riguardo alla “sua” opera, ridotto ad un personaggio di rappresentanza, un po’ grezzo, certo, che non sa stare a tavola, ma in fondo anche Hemingway era un po’ così.
Il messaggio, la metafora basilare, è fin troppo facile e scoperta, ma Kotwinkle è un autore infinitamente più sottile.
Parallelamente a questa sua colossale opera di guastatore, Kotzwinkle costruisce perciò una galleria di personaggi eccentrici e improbabili, che catturano la confusione ed il vuoto di certi settori della società americana negli anni ’90.
Che futuro può avere una nazione, se un plantigrado plagiaro viene salutato come “il nuovo Hemingway”?
L’Orso che Venne dalla Montagna è libro molto divertente, che fa davvero ridere e con estrema frequenza, sia di testa che di pancia (come si suol dire), ma con un fondo di amarezza che lo rende pienamente soddisfacente ed adulto – e l’assurdo, il surreale e il ridicolo illuminano angoli di un passato che incide, e pesantemente, sullo stato attuale della nostra cultura.
Una scoperta meravigliosa, anni addietro, in originale, e una gran bella sorpresa ora, riscoperto ad un anno dalla sua uscita nella traduzione di Costantino Margiotta.
Il catalogo ZERO91 promette altri titoli di Kotzwinkle – con l’esile E Cadde la Neve già disponibile.
Avremo altro di cui parlare.
20 Maggio 2013 alle 12:51 |
[…] Per chi non ne avesse abbastanza delle mie chiacchiere qui – e ovviamente in lingua albionica su Karavansara – segnalo con piacere l’avvio di una nuova collaborazione, con il blog Liberidiscrivere. Non so quanto a lungo verrò tollerato in un ambiente tanto raffinato, ma finché riesco, infliggerò al pubblico recensioni sfuse su libri variamente classificabili. Cominciamo con la recensione di un libro che mi è molto caro. […]