L’anno scorso, nell’edizione economica degli Oscar Bestsellers, è tornato in libreria Il romanzo di Roma, curato da Valerio Massimo Manfredi, ciclo completo di nove romanzi che raccontano le storie più significative legate all’Impero Romano. Tra questi libri ho avuto modo di trovare Il Mago e l’Imperatrice – Il volto nascosto di Messalina di Claudia Salvatori e ho scelto di leggerlo soprattutto per scoprire un punto di vista controcorrente su questa donna dell’antichità, che fu imperatrice di Roma dal 41 al 48 d.C, da sempre demonizzata e descritta come quint’essenza della depravazione e della dissolutezza. Claudia Salvatori reinveinta probabilmente il personaggio, superando millenni di campagna denigratoria, e ci consegna il ritratto di una donna con una sua precisa valenza etica e morale, una sensibilità forse moderna, pensiamo solo alla sua avversione ai maltrattamenti contro gli animali che si svolgevano nei giochi del Circo, una precisa caratterizzazione psicologica, possibile vittima di una campagna diffamatoria orchestrata per ragioni politiche. Il Mago e l’Imperatrice è dunque una rivisitazione romanzata della vita di Messalina, che parte dalle poche righe lasciate da Tacito, e in un gioco di specchi tra reale e immaginario fa quello che da sempre la letteratura è chiamata a fare: sonda gli estremi limiti del possibile. L’originalità e se vogliamo il fascino principale di questo romanzo, che si discosta in maniera netta da molte ricostruzioni storiche seppur fedeli che ho avuto modo di leggere, è racchiuso nello spirito che lo anima, nella autenticità e profondità psicologica con cui l’autrice descrive i personaggi che animano la scena, e se lo leggerete avrete modo di comprendere cosa intendo. Valeria Messalina giovanissima ragazza romana di umili origini, avendo sposato Claudio, lo zio di Caligola, alla morte di quest’ultimo diviene imperatrice di Roma. La madre di Messalina, Lepida, non ama la figlia e proprio la scelta di farle sposare Claudio, uomo mite e goffo da tutti considerato affatto brillante, rientra in questo scontro di volontà che segnerà profondamente la vita della donna. Ma Claudio non è però una persona mediocre, anzi è intelligente e sensibile, dotato di una profonda cultura e autore di libri di notevole valore. Mentre tutti gli eredi di Augusto e di Tiberio venivano uccisi perché non potessero ereditare il trono, proprio il basso profilo di Claudio gli permise di sopravvivere, non essendo visto da nessuno come una minaccia. Alla morte di Caligola, ucciso in una congiura di pretoriani, Claudio viene proclamato imperatore e così ha inizio uno dei periodi più interessanti dell’Antica Roma. Messalina ben lungi da essere la donna dissoluta che la storia ci ha tramandato è per l’autrice una ragazza gentile e intelligente, educata ad amare l’arte e la bellezza, interessata ai libri, che si circondava di mimi e ballerini in una tensione intellettuale che la rendeva una donna di fatto eccezionale per l’epoca. Saggia ed equilibrata divenne la più preziosa consigliera del marito che aiutava con sagacia in tutte le questioni più delicate del suo comando. Generosa, intuitiva, di animo delicato, amante della bellezza e grazie agli insegnamenti di Simon Mago attenta agli altri, questo emerge dal vivido ritratto che la Salvatori ci consegna restituendo dignità e considerazione ad una donna forse a torto pesantemente demonizzata dalla storia. L’unico sbaglio che fece, che le costò tutto, fu di mettere da parte Claudio risposandosi con un giovane patrizio romano, volendo regnare fino alla maggior età del figlio, questo permise ad Agrippina sorella di Caligola, nuova moglie di Claudio, di far nominare il figlio Nerone imperatore. Altro personaggio riabilitato dall’autrice è Simone di Samaria, conosciuto come Simon Mago, che predicava una religione molto simile a quella cristiana in opposizione con gli apostoli. Messalina seguì i suoi insegnamenti e un altro suo errore, o più che altro motivo per il quale fu odiata e vilipesa, fu la sua volontà che anche i Romani seguissero i suoi insegnamenti, per cui tutti sono uguali e hanno diritto alle stesse cose. Ma i tempi non erano maturi per accettare un tale rivoluzionario ribaltamento di privilegi e con il suo crollo finì anche il sogno di portare a Roma il regno dell’uguaglianza.
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