:: Recensione di Un favoloso bugiardo, Susann Pásztor, Keller editore a cura di Viviana Filippini

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pasztor-400Prendete tre fratelli nati da un unico padre, ma da tre madri diverse. Poi aggiungete una nipote sedicenne alla ricerca di informazioni sul nonno internato nel campo di concentramento di Buchenwald. Unite il fatto che forse il protagonista del quale tutti parlano -Joschi Molnár- non ha detto sempre la verità sul suo vissuto. Ecco che allora conoscerete la curiosa storia narrata da  Susan Pásztor  nel suo romanzo d’esordio, Un favoloso bugiardo. La Pàsztor nel libro racconta edito da Keller narra l’Olocausto seguendo una strada del tutto personale che non ha nulla a che vedere con la maggior parte delle storie alle quali noi lettori – me compresa – siamo abituati. Ad essere precisa ci sono dei rimandi alla detenzione degli internati a Buchenwlad che si conoscono attraverso la visita turistico-educativa svolta dal gruppetto familiare discendente da Molnár, ma procedendo nella lettura ci si accorge che Un favoloso bugiardo prende spunto dal possibile internamento di Molnár nel campo vicino a Weimar, per raccontare il progressivo processo di riavvicinamento dei suoi tre figli. Non a caso Gabor, Marika, Hannan e la figlia sedicenne di quest’ultima Lily – la voce narrante del libro e studentessa alla prese con una ricerca su Buchenwald- si ritrovano per la prima volta nella loro vita per celebrare il centenario della nascita del padre/nonno. I tre fratellastri comincieranno a parlare della figura paterna evidenziando il suo essere poco presente come genitore, il suo repentino tradire le donne amate e la sua maggiore abilità: inventare frottole. Questa consapevolezza indurrà i protagonisti adulti a chiedersi quanto Molnár ha detto loro di vero della sua vita e si chiederanno se i due figli e la prima una moglie scomparsi ad Auschwitz e il suo successivo imprigionamento a Buchenwald siano fatti accaduti o bugie di comodo. Mentre avviene questo cammino alla scoperta dell’altro che non c’è più, l’adolescente Lily ascolta, impara e scopre realtà curiose e del tutto sconosciute sul suo passato parenterale. Aspetti che forse non le permetteranno di scoprire l’intera verità sul nonno Joschi, ma sicuramente la aiuteranno a crescere e ad affrontare con coraggio e nuovo interesse il domani. Il tono ironico e la situazioni tragicomiche presentate dall’autrice di Un favoloso bugiardo creano una storia dall’impianto narrativo scorrevole che permette a chi legge di conoscere parte della Storia passata, ma anche di appassionarsi – e qui noi lettori siamo sullo stesso piano di Lily – alle vicende della scapestrata famiglia di Gabor, Marika e Hannan, alla identificazione di colui che: “Amava le donne, ignorava la contraccezione, mentiva a tutto spiano e quando le cose si facevano complicate, se la svignava”. Il primo romanzo di Susann Pàsztor stupisce, perché l’autrice riesce ad affrontare con sensibilità e fine umorismo un tema delicato come quello dell’Olocausto senza offendere o irritare l’animo del lettore. Allo stesso tempo,  la scrittrice di origini ebraiche pone una lente di ingrandimento su quanto possano essere complessi, sconosciuti e intricati i rapporti tra consanguinei, facendoci capire che in realtà nessuno è perfetto. Traduzione di Fabio Cremonesi.

Susann Pásztor è nata nel 1957. Terminati gli studi artistici e pedagogici, ha lavorato come illustratrice di libri per bambini. Dal 1991 è giornalista freelance, autrice, scrittrice e traduttrice. Un favoloso bugiardo è il suo primo romanzo.

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