::Recensione di Il destino è un tassista abusivo di Luca Manzi (Rizzoli, 2012) a cura di Elisa Giovanelli

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Giorgio Correnti abita per scelta in un quartiere alla periferia di Roma, tra l’acquedotto e la ferrovia. Romanista convinto e studioso di storia dell’arte, si divide tra supplenze in un istituto tecnico e prestigiose, quanto inconsistenti, collaborazioni universitarie a Milano. La sua vita trascorre precariamente nella perenne attesa di un concorso da ricercatore e dell’arrivo della donna della sua vita. A vivacizzare la sua esistenza pensano i suoi bizzarri amici: Davide, il suo vicino di casa, un matematico stralunato che elabora algoritmi per una società di telefoni, che ha un bidet scollegato dai tubi in salotto e una nobile fidanzata che potrebbe anche non esistere; Franco, pittoresco esponente della romanità più verace, nonché massimo esperto di biscotti per il latte, che fa affari coi videopoker; Mario, il fratello minore di Davide, attento alla moda e impegnato nella redazione delle regole fondamentali del rapporto uomo-donna e infine Corrado, autore televisivo omosessuale dall’eleganza innata.
In breve tempo la tranquilla e monotona esistenza di Giorgio è completamente stravolta. Il mutuo da pagare lo obbliga ad accettare la proposta di lavoro di Franco: diventare decoratore di videopoker. Il suo ruspante amico, in crisi con la moglie, si trasferisce temporaneamente a casa sua, coinvolgendolo in memorabili imprese, come il furto delle fave sulla Sacrofanese. Intanto da Milano arriva la convocazione del gioviale professor Abernati, filosofo sgamato che procede imperturbabile tra le contraddizioni della vita. Giorgio deve aiutarlo a fare i colloqui per il master in Eventi multimediali, preparare le lezioni e partecipare a eventi del calibro di Pitcha te stesso, vetrina sul mondo del lavoro. Contemporaneamente ottiene udienza da Zanbesi, luminare di storia dell’arte medievale, appassionato di biciclette, che gli offre di pubblicare una monografia su Giotto, dandogli finalmente qualche speranza per il futuro.
Il destino però, come recita il titolo, quasi sempre si presenta come un tassista abusivo alla stazione: mimetizzato con l’ambiente circostante. E tu non ti accorgi, non sospetti mentre ti punta e ti avvicina. Dal tassista poi ti puoi svincolare, magari con imbarazzo, ma puoi. Al destino invece non gli puoi dire “no grazie, guardi prendo la metropolitana”, quello ti prende e ti porta via. Tra le studentesse del master c’è Agnese, una ragazza che attrae Giorgio fin dal primo sguardo. Un colpo di fulmine, un amore dalla portata lacerante che sconvolge tutte le sue piccole e fragili certezze. Agnese, infatti, non corrisponde affatto al modello di donna ideale di Giorgio, è una Madonna del Botticelli vestita da Barbie estetista. Giorgio si sente inadeguato e impreparato, oltre che angosciato: la compagna della sua vita, la donna che desiderava così tanto forse è arrivata, ma non è quella che sognava, come fare una fila di sei ore per entrare al derby e una volta seduto scoprire che per incanto c’è il campionato interregionale di tresette col morto. La via più semplice sembra la fuga. Tra cornetti che sanno di cartone, degustazioni di biscotti, raid notturni nelle serre, piccanti aneddoti sui massimi esponenti della storia dell’arte, musica barocca, scivoli a forma di brontosauro, viaggi in Calabria, gite in barca e principeschi ricevimenti Giorgio tenta di trovare qualche risposta, qualcosa che gli indichi la tanto agognata strada giusta da seguire.
Il destino è un tassista abusivo è prima di tutto un romanzo molto divertente, pieno di scene comiche esilaranti. Il mondo descritto è popolato da personaggi paradossali e situazioni surreali al limite del grottesco, ma la storia narrata e i sentimenti in gioco sono molto reali. Al di là dello scenario da commedia all’italiana l’autore affronta i temi dell’amore, dell’amicizia e del lavoro in maniera delicata e profonda allo stesso tempo.  Luca Manzi, brillante sceneggiatore e ideatore della serie di culto Boris, delinea un efficace ritratto della società contemporanea e delle sue contraddizioni. Attraverso una scrittura icastica, che alterna stile colloquiale e prosa ricercata, il romanzo si sviluppa come un dipinto pieno di sfumature diverse, rivelando un grande talento nel descrivere e rendere significativa la realtà delle piccole cose.  Una riflessione sull’esistenza capace di commuovere e far ridere fino alle lacrime: da non perdere!

Una Risposta to “::Recensione di Il destino è un tassista abusivo di Luca Manzi (Rizzoli, 2012) a cura di Elisa Giovanelli”

  1. Avatar di Mariateresa Mariateresa Says:

    E’ vero il destino è un TASSISTA ABUSIVO, personalmente mi sono ritrovata a bordo dlla sua auto un giorno di fine estate di tre anni fà(2009), era una spedida girnata e avrebbe dovuto segnare l’inizio di una vacanza di sogno in una spendita baia dell’isola d’Elba, invece al calar del sole lo squillo del telefono (tassista) ha trasformato la vacanza e la mia vita in un’incubo, un lunghissimo “incubo”, anzi una dura realtà. Mi sono ritrovata catapultata in un “qurtiere sconosciuto” con accanto un uomo che conoscevo solo fisicamente, ma diverso dal mio idele di uomo, dal compagno con il quale avevo creduto di condivedere appena 30 anni di vita,invece ero solo stata al suo fianco, come una cornice intorno al quadro.Da allora tutto è cambiato, è cambiata la vita…sono cambiata persino io… tutte le mie piccole certezze infrante,il sorriso spento gòli occhi pieni di lacrime, il cuore pieno di rabbia e di paura.
    Mi sono ritrovata nel libro di Luca Manzi, è come se l’autore conscesse in qualche modo la mia storia e la mia vita, e forse questo vale anche per gli altri lettori, in fondo siamo tutti in balia di un DESTINO, al quale nostro malgrado non possiamo sfuggire. Bravo Manzi mi ha toccato l’anima. Mariateresa

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