Non è facile scrivere racconti. Spesso si immagina che un testo breve implichi minori difficoltà nella costruzione della trama, nella caratterizzazione dei personaggi, nella capacità di scrivere dialoghi realistici ed convincenti, e invece a mio avviso si verifica l’esatto contrario. Il poco spazio fa si che sia indispensabile che l’autore abbia affinata la capacità anche tecnica di snellire le frasi troppo arzigogolate, di scarnificare, se mi si perdona il termine, la struttura narrativa. Perché un racconto sia efficace deve contenere una certa vita propria, una sorta di morale non necessariamente didascalica. Detto questo è sempre interessante vedere dei giovani, non solo anagraficamente parlando, cimentarsi nel genere, che per inciso amo molto. Cornell Woolrich, Raimond Chandler, Flannery O’Connor, Raymond Carver, Dorothy Parker, Katherine Mansfield, Vladimir Nabokov, Anton Cechov, Isaac Asimov, sono tra i miei preferiti ma come non citare Buzzati un maestro del racconto usato in molte scuole di scrittura come esempio tanto i suoi lavori sono magistrali o Luigi Bernardi capace di illuminare il foglio con pochi tratti. Ho letto due volumi di racconti entrambi editi da Giulio Perrone Editore e per la consequenzialità vi consiglio di leggerli entrambi Quando avevo undici anni e Capace di intendere e di volare. Il primo narra la fragile età di passaggio dall’infanzia all’adolescenza e il secondo il passaggio subito successivo dall’adolescenza alla maturità, per cui anche l’ordine di lettura è importante. Da segnalare anche che le raccolte sono nate da un originale connubio letteratura – internet, per dare visibilità agli scritti nati sul forum undiciparole http://undiciparole.forumfree.it un sito che ospita autori emergenti segnalatisi grazie alle iniziative editoriali promosse da Perrone Lab. Illustrazioni di copertina di Tiziana d’Este.
Quando avevo undici anni
Autori rigorosamente in ordine di pubblicazione: Rosalia Messina, Maria Alberta Fiorino, Andrea Masotti, Trap, Giuseppe Pavich, Lucia Sallustio, Annamaria Trevale, Andrea Bonvicini, Ippolita Cassisa, Stefano Mascella, Alberto Caprara, Daniela Rindi, Giovanna Astori, Francesca Violi, Vanessa Banfi, Arianna Lattisi, Diego Di Dio.
Gli undici anni, un’età magica per certi versi, si guarda il mondo con occhi sgranati, occhi ancora innocenti ma già capaci di cogliere le contraddizioni della vita. Come non pensare ai fumetti letti con la pila elettrica sotto le lenzuola: L’uomo ragno, La cosa, L’incredibile Hulk, Dottor Strange, gli X-Men e Capitan America in costume bianco- rosso e blu con lo scudo che ricorda vagamente l’emblema della Cia che la mamma comunista di uno dei personaggi dei racconti assicura avesse preso parte al golpe cileno contro Allende a fianco di Pinochet. E poi le feste di compleanno a casa dei compagni di scuola, la morte di Luigi Tenco che ha oscurato gli undici anni di chi visse qualche generazione fa, giocare a calcio in cortile fino a tardi, fino a che le madri non ricordano che ci sono i compiti da finire, e i primi turbamenti, i primi baci, i primi amori, teneri e commoventi anche se a volte crudeli. Andare a dormire dopo Carosello, le pagelle a fine anno, i discorsi politici dei grandi, la fine della scuola elementare e l’ingresso nella scuola media, i favolosi anni 60, le discussioni sulle Brigate Rosse. Le amicizie del cuore incrollabili e indimenticabili che neppure la lontananza e la separazione riesce ad incrinare, giocare a Subbuteo, le vacanze al mare con la famiglia, i fratelli e le sorelle maggiori, i tubetti di brillantini rubati nei negozi mentre il commesso è distratto, scrivere il diario a cui confidare i piccoli e grandi segreti, farsi schiumare a Carnevale con le bombolette di schiuma da barba, non al mentolo se no si diventa ciechi, la prima sigaretta fumata facendo attenzione che non arrivi nessuno, domandarsi che fine ha fatto Emanale Orlandi, la musica ascoltata con i walkman, andare al cinema a vedere Flashdance o il Tempo delle mele, e poi Videomusic, le vacanze in colonia, collezionare i peluche di Snoopy, il primo reggiseno. Tenerezza, malinconia, un briciolo di crudeltà, un viaggio nella memoria insomma. E’ difficile dire quale sia il racconto migliore di questa raccolta, diversificati da tecniche narrative, linguaggi, contenuti differenti seppure a mio avviso una certa omogeneità e fluidità li caratterizza tutti. Se proprio dovessi sceglierne alcuni sarei guidata da criteri prettamente personali, quelli che mi hanno ricordato i miei undici anni sono forse Scusi signore di Andrea Masotti, Quando le bande non scalavano la hit parade di Trap, molto struggente e con un finale amaro Quando la luna perse il suo mistero, di Annamaria Trevale, il bellissimo I negri di Stefano Mascella con dialoghi in stretto romanesco e infine il tenerissimo Il coniglio di Francesca Violi.
Capace intendere e di volare
Autori rigorosamente in ordine di pubblicazione: Diego Di Dio, Solitaria, Andrea Masotti, Costantino Quarta, Alberto Caprara, Dirce Scarpello, Annamaria Trevale, Rosalia Messina, Arianna Lattisi, Trap, Lucia Sallustio, Annapaola Paparo, Vanessa Banfi, Stefano Mascella, Manola Mineo, Anna Rita Rappa, Lita Cassisa, Maria Alberta Fiorino, firulìfirulà.
Diventare adulti. Già sembra facile. Si diventa grandi quando si diventa autosufficienti, autonomi, si affronta la vita da soli senza la protezione di genitori chioccia, con un lavoro, una casa, una famiglia propri. Molti non diventano adulti mai neanche da vecchi, molti restano bambini almeno nell’animo, eterni Peter Pan con la voglia di sognare, di non farsi sommergere dai mille problemi del vivere quotidiano. Ma cosa caratterizza il passaggio dall’adolescenza alla maturità, dall’essere ragazzi a diventare uomini? Diciannove scrittori esordienti o quasi ci hanno provato a descrivere quel momento con risultati, buffi, commoventi, originali a volte anche bizzarri e spesso deliziosi. Diciannove brevi racconti di formazione, come si suole dire nei salotti impegnati. Una donna decide di riprendersi la sua vita dopo un matrimonio forzato con un uomo violento che non la ama. Una ragazza si trova sotto le macerie di un terremoto e ritrova tra i soccorritori il ragazzo con il quale chattava su internet. Un ragazzo da sempre considerato un inconcludente apre una pizzeria con un amico e si avvia verso l’indipendenza. Storie minime, di un minimalismo molto carveriano, delicate, accomunate da uno stile diretto e immediato, da una sobrietà linguistica mai sciatta o dimessa. Come nell’altra raccolta un po’ la lingua varia e le voci femminili e maschili si alternano dando un respiro corale e misurato. Alcuni racconti sono più incisivi, scavano nelle psicologie dei personaggi, altri privilegiano l’epoca, gli ambienti, l’affresco di un età di passaggio, su tutti prevale una prosa spoglia, semplice, un fraseggio essenziale, senza fronzoli o aggettivi e avverbi superflui. Si sente che sono stati curati, magari riscritti, limati, non lasciati al primo impulso dell’ispirazione. In alcuni certo ci sono ingenuità, che un autore professionista eluderebbe, ma d’altro canto proprio questa semplicità, questa spontaneità conferisce un valore aggiunto molto spesso inesistente nei lavori troppo costruiti. In questa raccolta non mi sento di segnalare preferenze perché ho trovato più omogeneità e una certa difficoltà nell’immedesimarmi nelle storie, tutte hanno particolarità molto spiccate che è difficile non apprezzarli nel complesso. Forse il racconto che mi ha più turbato, se il termine un po’ retrò che uso può rendere bene l’idea, è sicuramente La schiava e l’imperatore di Diego Di Dio, dove una donna abusata, picchiata dal marito, diventa “adulta” per amore del figlio e da schiava si riappropria della sua libertà.
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