Luglio. Magda e Johannes Tillmann, ricca coppia berlinese, privilegiata tra i privilegiati, hanno scelto la campagna toscana come terra d’elezione e il bellissimo ex podere di La Roccia, vicino a Montevarchi, come luogo di vacanza estivo. Un piccolo paradiso, una villa silenziosa e isolata vicino al bosco, fresca per i muri spessi, a forma di ferro di cavallo, con una grande terrazza lastricata piena di vasi di terracotta traboccanti di un tripudio di ortensie, gerani a cascata, rosmarino, basilico, salvia.
Un matrimonio perfetto il loro, almeno all’apparenza. Per tutti, gli amici, i conoscenti, i parenti, sono una coppia affiatata, invidiata, due innamorati che dopo tanti anni di convivenza ancora si ritagliano spazi e tempi tutti per loro, in quel romantico eremo prediletto da tanti tedeschi per il clima, l’atmosfera, la vegetazione rigogliosa.
Tutto è così diverso da Berlino: il cibo è migliore, più genuino, c’è l’olio di frantoio degli ulivi che crescono lussureggianti e curati da mani amorevoli, il vino buono, c’è pace quiete e silenzio lontano dal frastuono della grande metropoli, dalla quotidianità del lavoro.
Già, ma osservando meglio, più attentamente il pittoresco quadretto ci sono delle crepe, delle ombre oscure e minacciose. Johannes Tillmann è un traditore, a Berlino ha un’ amante più giovane Carolina, come tanti uomini di mezz’età per vanità, per sentirsi ancora giovane, per sentirsi dire che i suoi muscoli sono ancora tonici e scattanti. O almeno aveva un’amante, perché ormai ha deciso di troncare la relazione, di tornare dalla moglie pentito e pieno di buoni propositi, forte del fatto che sua moglie lo ama e riconquistarla sarà facile, nel romantico scenario della campagna toscana.
Ma il tradimento ormai è stato consumato, non si può tornare in dietro. Johannes non sa che Magda non può perdonare, che non le basterà una seconda luna di miele per scordare l’umiliazione, il dolore, l’irriconoscenza per una vita passata a lavare i suoi panni, a cucinare per lui. Lei non è sua madre. Anche suo padre era un traditore e l’ aveva abbandonata insieme alla madre tanto tempo fa, per fuggire con l’amante.
Questo trauma, mai superato, scava nel suo inconscio e la spinge ad una decisone irreparabile. Loro sono una cosa sola, lui ha rovinato tutto, merita una penitenza esemplare, merita la morte. Con freddezza, determinazione, progetta tutto nei minimi dettagli: si procura il sonnifero, si procura l’anestetico, lei infondo è una farmacista, sa come fare, sa come ucciderlo senza farlo soffrire. Già perché Johannes non deve provare dolore, ha molta cura nel mettergli il sonnifero nella colazione, nell’iniettargli il veleno che lo paralizzerà e fermerà il suo respiro, il suo cuore, spegnerà dolcemente la sua vita.
Poi da sola, con la forza della disperazione lo trascina nell’orto e lo seppellisce sotto un ulivo, con il suo corpo concimerà quella vegetazione rigogliosa. E’ il suo posto. Lui appartiene a La Roccia. E’ giusto così. Sarà suo per sempre. Nessuno potrà più portarglielo via.
Dopo sempre con la stessa impassibilità, con il più assoluto autocontrollo, si costruisce un alibi quasi perfetto, continua la sua vita come se niente fosse successo. Compra per lui un biglietto ferroviario per Roma, facendo una scenata, marcando ancora di più il suo forte accento tedesco, per essere sicura che la bigliettaia si ricorderà di lei. Va nel piccolo mercato e gli compra alcuni pigiami con amorevole e sollecita cura. Organizza e invita degli amici per pranzo.
Poi una telefonata imprevista incrina un po’ il suo castello perfetto. Lukas, attore disoccupato e fratello di Johannes, da sempre innamorato di lei, da ancora prima che si sposasse, si autoinvita a La Roccia e lei non può fare che buon viso a cattivo gioco. Lo accoglie e recita la parte della moglie preoccupata che del marito non ha più notizie, da quando è partito per Roma per andare a trovare un amico. Quando l’assenza si fa inspiegabile, assieme Magda e Lukas si recano nella stazione dei carabinieri e ne denunciano la scomparsa.
E’ l’inizio di una ricerca che solo Magda sa quanto è inutile. Magda ormai ha perso il contatto con la realtà e più confonde Johannes con Lukas e più sprofonda nell’abisso di un segreto che porterà con se altre morti.
Riuscirà Magda a farla franca, a non pagare per il suo crimine? Riuscirà a beffarsi di tutti in questo raffinato thriller psicologico giocato sul contrasto tra verità e menzogna, tra vendetta e follia? Sabine Thiesler porta alle estreme conseguenze il nero dramma di una moglie tradita che non perdona e che nello stesso tempo continua ad amare e la tensione che crea non si stempera neanche nel finale, in cui l’imprevedibile è sempre dietro l’angolo. L’assassina sin dalle prime pagine si rivela come tale, ma la psiche umana è un labirinto davvero complesso, come avevamo già avuto modo di scoprire con La psichiatra di Wulf Dorn, altro psicothriller tedesco sempre edito da Corbaccio, e nel susseguirsi dei capitoli il ribaltamento imprevisto che subiranno i fatti lascerà davvero il lettore spiazzato e disorientato. Un sottile umorismo, mai troppo macabro, ci accompagna per tutta la narrazione e rende meno pesanti e noiose anche le parti più lente e descrittive, a mio avviso le meno riuscite.
Dormi per sempre di Sabine Thiesler, Corbaccio, Collana Narratori Corbaccio, Traduzione dal tedesco di Alessandra Petrelli, Titolo originale dell’opera Die Totengraberin, 2011, 437 pagine, rilegato, Prezzo di copertina Euro 18,60.
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