Doveva essere un paese ben bizzarro l’Inghilterra dell’era Thatcher per aver ispirato ad un tranquillo professore del Goldsmiths' College, della London University, Il vangelo della scimmia (Meridiano Zero). Non c’è che dire l’Inghilterra pullulala da sempre di scrittori satirici e lo humour inglese è proverbiale come non pensare a William M. Thackeray che nella Fiera delle vanità fece un esilarante quanto feroce ritratto di vizi privati e pubbliche virtù della società inglese del diciannovesimo secolo, o Jonathan Swift che ancor prima affilò la penna per colpire al cuore l’ ipocrisia e la stupidità esaltate come doti nazionali e indelebile per me almeno è il ricordo della sua Modesta proposta in cui consigliava per combattere la povertà di dare da mangiare ai ricchi proprietari terrieri i figli denutriti degli irlandesi poveri. Il vangelo della scimmia, titolo originale Gallimauf 's Gospel, senz’altro si inserisce in questa nobile tradizione e non sfigura sia per stile, agile e brillante, sia per temi drammaticamente seri sotto la patina colorita dell’ironia e dell’umorismo. Protagonista indiscussa di questo breve romanzo è una graziosa scimmietta di nome Maria, per tutta la durata del racconto creduta di sesso maschile e leggendolo capirete bene che questo fatto ha la sua importanza e le sue ripercussioni, una bizzarra creatura un po’ troppo umana quasi la dimostrazione scientifica che la teoria darwiniana non è tanto balzana. Dopo aver vissuto giorni felici su una nave da guerra, e già qua il paradosso si fa marcato, scampa ad un tragico naufragio e approda sull’isola di Iffe aggrappata ad una botte. E’ l’inizio di un’ improbabile serie di eventi che terminerà in un tragico epilogo ma è il durante che ci interessa e per quanto assurdo e paradossale il divertimento è assicurato. Ambientato in un secolo passato, proiezione veritiera del presente contemporaneo all’autore, immaginiamoci l’Inghilterra del 1986 anno in cui fu pubblicato per la prima volta, Il vangelo della scimmia ci costringe a fare uno sforzo d’immaginazione e a vedere dal di fuori un’ isola che ha fatto sua la teoria dello splendido isolamento: tagliata fuori da gran parte del mondo civile, governata da l’eccentrico Lord Iffe, una caricatura gustosa e parodistica di tutti i governanti ottusi e mediocri, da generazioni non ha mai visto uno straniero, e tanto meno una scimmia, per cui è quasi naturale credere per gli abitanti di Iffe che Maria sia un uomo, brutto e peloso quanto volete, ma pure per ironia della sorte con una precisa nazionalità, quella francese. La società di Iffe specchio e metafora del conservatorismo più bieco e dell’oscurantismo più sfrenato e xenofobo racchiude tutti i mali immaginabili come un improbabile vaso di Pandora pronto a rompersi in un culmine di male e di violenza, male e violenza che cova sotto la cenere per tutta la narrazione. Perché il diverso, lo straniero, l’altro da sé va espulso dalla comunità, annientato, distrutto. E anche il personaggio più liberale, l’intellettuale del villaggio Gallimauf, il più aperto di vedute avendo letto ben cinque libri, non fa altro che mimare il gioco delle parti e apparire ridicolo e grottesco anche se a suo modo tragico, parodia smaccata dell’ intellettualismo e razionalismo che ostenta falsa tolleranza e rispetto per il diverso ma in realtà si adegua al conformismo dilagante. Non si salva nessuno in questo pamphlet satirico e politico che sul finale prende i connotati della tragedia anche se è impossibile non invidiare la vera libertà che la scimmietta in sé racchiude, mentre beffarda e istrionica salta da ramo in ramo, felice per il solo fatto di essere se stessa, non condizionata da leggi granitiche, religioni autoritarie, e ottusi conformismi.
Il vangelo della scimmia di Christopher Wilson, Meridiano Zero, Collana Primo parallelo, Traduzione dall'inglese di Luigi Cojazzi, Titolo originale dell'opera Gallimauf's gospel, 2011, 160 pagine, brossura, Prezzo di copertina Euro 13, 00.
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