Con sottofondo di "Contact", di Brigitte Bardot
-Hai voglia di parlarci del tuo romanzo "La legge di Omos" (Edizioni Montag)?
Il mio romanzo è un fantasy all'insegna dell'eros. In un futuro non meglio precisato, in un'isola del Mediterraneo, un gruppo di persone ha deciso di creare una nuova civiltà autarchica, basata sull'esasperazione del principio dell'uguaglianza e di cultura. I rapporti eterosessuali sono aboliti in quanto fonte di disordini e ingiustizie. Omos è il profeta che ha creato la nuova civiltà, imponendo una legge che formalmente si richiama all'antica cultura greca ma di fatto è un dittatura dei sentimenti. Attraverso la voce e i sogni della protagonista Calipso, scultrice, viviamo il viaggio personale che la porterà a mettere in discussione non solo il proprio modo di essere e la relazione con la compagna, ma l'intero sistema in cui è nata. Lacerare il velo di Maya è sempre doloroso e infatti Calipso pagherà la sua consapevolezza a caro prezzo.
-E' stato difficile, come processo creativo, giocare con parole chiave della mitologia greca e della sessualità per fare un'analisi critica della società attuale?
L'ambientazione futura del romanzo è stata per me solo un pretesto per riflettere sul presente, sulle implicazioni dei pregiudizi di ogni tipo. Il mondo dell'antica Grecia ha sempre esercitato su di me un fascino particolare, i personaggi e le atmosfere dei miti, delle tragedie o dei poemi epici si sono sedimentati nel mio immaginario e sono diventati simboli utili per parlare anche del presente. Utilizzare l'affascinante contenitore della mitologia classica, ha significato impegnarsi in ricerche, per lasciare tracce, suggestioni e riferimenti ben precisi, senza però esagerare. Anche con l'eros ho cercato di alludere, più che descrivere. È sempre una sfida per me riuscire a raccontare l'erotismo rimanendo in equilibrio tra eccessi di realismo alla Bukowski e inadeguati pudori che rischiano l'effetto “ridicolo”. La mia storia ha già nell'idea di partenza una carica trasgressiva, e volevo condurla con eleganza, fino alla fine, anche nelle scene più esplicite. Questi ingredienti, mito ed eros, si sono legati a una riflessione molto attuale: cosa accadrebbe se le poche certezze che abbiamo venissero considerate eresie? Il risultato purtroppo è sempre lo stesso. Nel momento in cui qualcuno impone delle regole, ne diventiamo schiavi e vittime e quando il nostro cuore si ribella rimaniamo soli contro tutti.
-Com'è stata l'esperienza dell'antologia "Femmine" (edito da Delos Book) dove è apparso il tuo racconto "Cloe"?
Sono molto legata a “Cloe”. La casa editrice aveva indetto un concorso letterario a tema: donne che parlano di eros. Io non mi ero mai cimentata nel genere e quando il racconto è stato selezionato, nonché alcuni passi scelti per la quarta di copertina, è stata un 'emozione. Mi ha fatto crescere molto inoltre il rapporto che si era creato con le altre scrittrici, sono stati mesi di scambi di opinioni, di revisioni, di letture, di confronto anche attraverso il forum della casa editrice, spazio virtuale dove abbiamo vissuto e rielaborato l'esperienza della scrittura e abbiamo visto prendere forma il nostro libro. L'antologia è stata poi presentata in diverse occasioni.
-Oltre che scrittrice sei anche critico letterario e giornalista. Quale forma "creativa" prediligi?
Si tratta di diversi modi di vivere la scrittura. Il giornalismo per esempio mi ha insegnato a essere asciutta, rigorosa, essenziale. Quindi “la giornalista” dialoga spesso e volentieri con “la scrittrice” e la mette in guardia dagli eccessi e dai voli pindarici. Tornando alla tua domanda comunque costruire una storia per un romanzo o un racconto è sicuramente la soddisfazione più grande, perché costa fatica, attese di ispirazione, rigore e concentrazione, soprattutto è un bisogno, quasi fisiologico e se ci riesci ti senti più leggera.
-Fai parte dell'associazione, "DietroLeQuinteSavona", che realizza video, inchieste e cortometraggi. Che importanza ha il mezzo video nella tua opera?
Il passaggio dalla scrittura al video è una transizione da un linguaggio a un altro e noi, attraverso i video e i cortometraggi realizzati, sperimentiamo spesso questo percorso.
Per farti un esempio da un mio racconto “La conchiglia” , che parla degli ultimi giorni di vita del poeta Federico Garcìa Lorca, il regista Enrico Bonino ha tratto il cortometraggio “Garcìa” che ci ha dato molte soddisfazioni, ultima delle quali, la selezione allo Short Film Corner del Festival di Cannes 2010.
Quando ho visto il mio racconto trasformarsi in un cortometraggio mi sono resa conto che era mio, ma che non era più mio e questa sensazione mi accompagna a ogni visione.
-Quali sono i tuoi cattivi maestri?
Anais Nin, Amélie Nothomb, Michel Faber.
-C'è qualche nuovo autore della narrativa italiana che apprezzi?
Roberto Saviano.
-Erotismo e sensualità possono essere considerati fra i fattori predominanti della tua opera narrativa?
In parte sì, ma non c'è solo questo. Altri miei racconti
sono fiabe o storie in cui rielaboro figure del passato o del presente. Mi affascina sicuramente parlare dell'uomo, a 360 gradi, nella sua solitudine, nella sua dimensione erotica, nella sua dimensione sociale.
-Pensi che in Italia ci sia una reale crisi di lettori e di buoni autori?
Sicuramente gli italiani non leggono molto e questo non aiuta le case editrici a investire nei giovani e aspiranti autori promettenti. Oggi la cultura non paga.
-Stai lavorando a qualche nuovo romanzo?
Ho una raccolta di racconti e un romanzo nel cassetto che stanno solo aspettando un'ultima revisione e di prendere il volo.
Grazie e buona giornata
Grazie a te
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