Angeli perduti del Mississippi. Storie e leggende del blues. Fabrizio Poggi € 15,00 2010 256 p., brossura Editore Meridiano Zero collana Mappe musicali. Prefazione di Ernesto De Pascale.
Mi sono avvicinata a questo libro con una sorta di reverenza mista a timore, poiché devo ammettere in tutta sincerità che sono una profana del blues giusto sapevo che si suona a New Orleans, che Billy Holiday è una delle sue voci più evocative, che è una musica nata nel cuore delle piantagioni nelle comunità afroamericane degli schiavi del cotone.
Non sono una musicista ne un’ esperta di musicologia per cui mi sono detta magari è un libro noioso pieno di gerghi tecnici, di eccentricità per addetti ai lavori comprensibile solo da chi ha un bagaglio di conoscenze specifiche nel campo.
Ho dovuto ricredermi perché Angeli perduti del Mississippi, sotto le mentite spoglie di un dizionario del Blues, è un viaggio, un viaggio avventuroso nell’anima e nel cuore di un popolo che disperatamente cerca ancora un’ identità, una scoperta continua di ritmi, cadenze, aneddoti, slangs.
Ogni voce di questo dizionario è un piccolo tesoro da conservare con cura, da assaporare con gratitudine e più leggi e più ti incuriosisci, più sorridi toccandoti la fronte e dicendoti ecco cosa significava questa frase apparentemente banale colta un giorno in una canzone che so io di Jim Morrison o Bob Dylan.
Perché il Blues è un codice per iniziati, la voce gutturale e stonata delle guardie carcerarie o dei prigionieri che spaccano pietre sotto il sole impietoso della Luoisiana, è la voce dei balordi, dei giocatori d’azzardo, dei vagabondi che girano l’America sui treni della Grande Depressione. Il Blues è sporco, malinconico, triste, cola come una giornata di pioggia umida di palude, ti strappa l’anima. E’ la musica delle feste da ballo campestri della Louisiana dove il barbecue regna sovrano e la birra scorreva a litri. E’ la musica che accompagna le danze sensuali degli afroamericani -lo slow drag- il sabato sera nei juke joints, le bettole per neri del sud degli States.
Poggi ha il cuore del bluesman e la leggerezza narrativa del raccontatore di favole irlandese seduto accanto al fuoco di torba e grazie a lui impariamo a conoscere Robert Johnson il più famoso esecutore di Delta blues di tutti i tempi, divenuto leggendario per aver venduto l’anima al diavolo ad un incrocio in cambio di una superlativa tecnica chitarristica, leggenda alimentata anche dall’oscurità dell’artista di cui per decenni non si sono viste immagini e dai testi delle sue canzoni colmi di riferimenti erotici e peccaminosi.
O scopriamo che Mojo è il nome del più famoso talisamano portafortuna del mondo del Blues e che proprio New Orleans e la Louisiana sono i luoghi dove esercitavano le migliori fattucchiere di magia nera.
Lunghissima la voce dedicata a Bob Dylan.
Al termine di quasi ogni voce un disco consigliato e se abbiamo la pazienza di raccogliere ogni suggerimento ci darà uno spunto davvero prezioso per rinfoltire la nostra collezione di Blues. Che dire ancora leggetelo, imparerete cose che di solito non si leggono sui libri.
Rispondi