Patrizia Angelozzi intervista Italo Gilles Lasalle

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Italo Gilles Lasalle, è lo pseudonimo di Roberto Centazzo.  
Autore prolifico Lasalle pubblica il romanzo “Per terra ho annusato la vita”, vincitore del concorso letterario Il libro parlante 2007 (edito da il Ponte Vecchio – Cesena – 2008), “L’elenco Universale delle cose tristi” (Cicorivolta Edizioni – 2008), Taccuino d’appunti sulla teoria delle Ombre (finalista del Premio letterario Città di Castello e secondo classificato al premio Città di Bobbio ma ancora inedito), Ritratto di donna distratta (in uscita nel 2010, sempre per i tipi di Cicorivolta, fino all’ultimo romanzo Giudice Toccalossi: indagine all’ombra della Torretta, in uscita in tutta Italia il 15 aprile per Fratelli Frilli editore, stavolta senza pseudonimo. – Come uno che è riuscito a pubblicare quando ormai non gliene importava nulla e ha deciso di continuare su quella unica strada: scrivere cose che interessino a me e basta, senza pormi problemi di logiche di mercato, di linee editoriali e così via. Forse per questo sono riuscito in soli due anni e mezzo a scrivere sei romanzi di cui due già pubblicati e due che usciranno entro l’anno: ritratto di donna distratta, per i tipi di Cicorivolta e un giallo, Giudice Toccalossi: Indagine all’ombra della Torretta per i tipi di Frilli. Sono assolutamente convinto che esista una proporzionalità inversa tra qualità e consenso: minore è la qualità, maggiore è il consenso. Per cui sono orgoglioso che il mio sesto romanzo, appena terminato, Prezioso più dell’amor ti sia il ricordo, non abbia trovato il consenso di nessun editore e sia ancora inedito. Come diceva Sanguineti si scrive ciò che si vorrebbe leggere. Mi sto orientando, più vado in là con gli anni, a costo di apparire presuntuoso, a scrivere un capolavoro, il romanzo della vita, quello che leggerò solo io raggiungendo così il mio scopo di essere l’autore del libro che a me piacerebbe leggere. – Italo Gilles Lasalle, in crescita verso livelli creativi che la raccontano e la definiscono inedito nella nuova scrittura…, Lei come si racconterebbe oggi?
L’elenco Universale delle cose tristi è il suo secondo romanzo.
Fermenti rivoluzionari, una locanda, ed una narrazione…che riesce a fare il giro del mondo
insieme all’idea di fare un elenco universale delle cose tristi:
“il ricordo distrutto, la noia della domenica, l’appagamento e il dolore, la macchina per scrivere,
la Borsa, Settembre perché qualcosa sta per finire, il suono dell’accordeon, la macchina fotografica, il seltz, la bambola di stracci….”
Vicende, eventi, conversazioni filosofiche, si intrecciano…in un sottile gioco delle parti, attraverso la conquista di un nobile animo femminile, Nadine.
Un elenco tutt’altro che triste, si concretizza…prende forma attraverso una letteratura dove la magia, impercettibile ed impalpabile fa da filo conduttore, alle ipotesi, alle vicende, all’insieme in una narrazione da leggere quasi restando in apnea.
Un quadro storico, con l’intensità del cambiamento come chiave di lettura, ambientato in Europa, intriso del fascino dell’intreccio di vite annusate, percepite e raccontate in una luce approfondita, mentre fermenti rivoluzionari raccontano il cambiamento.
Un romanzo da vivere in prima persona, toccando con gli elementi emotivi propri ogni singolo avvenimento, ogni lieve e percettibile sensazione.
L’elenco Universale delle cose tristi”, viene definito dai critici un autentico capolavoro. 

DOMANDE: 

– Dopo “Per terra ho annusato la vita”, ”, vincitore del concorso letterario Il libro parlante 2007 (edito da il Ponte Vecchio – Cesena – 2008), L'elenco universale delle cose tristi, come nasce l’idea per questo titolo? 
– Nasce da una considerazione che poi non è confluita nel romanzo: il limone di plastica con dentro il succo di limone. Da lì è partito tutto. Ho pensato che è veramente triste non possedere nemmeno più il tempo di spremere un limone per ottenerne il succo e allora mi sono domandato quand’è che è cominciata questa deriva senza fine. E mi sono dato una risposta: nel periodo della rivoluzione industriale quando il cambiamento è diventato palpabile. Si passava dalla penna alla macchina da scrivere, dai ricordi immagazzinati nella mente, alla fotografia capace sì di cristallizzarli ma anche, ahimé, di camuffarli, di rendere credibili avvenimenti mai verificatisi grazie al fotomontaggio o a finti scenari sullo sfondo. Si passava dalla vita nelle campagne al brevetto del dado. E il bello è che tutti gli avvenimenti raccontati in un romanzo di pura fantasia, sono veri. È lì, in quel periodo, che è avvenuto il cambiamento…Alla fine il romanzo si è trasformato in una grossa metafora del presente… 
– La narrazione, intensa, attraversa periodi, avvenimenti storici, prende forma nel vissuto delle emozioni, nei trasporti. Come ha vissuto Lei, come autore, questo percorso? 
– Malissimo. Ero indeciso se andare dallo psichiatra o mettermi a scrivere. Avevo bisogno di chiarire me stesso a me stesso. Questo è l’unico motivo per cui il libro risulta ai lettori così intenso. L’ho scritto con la sola idea di fare una cosa che piacesse a me, che servisse a me, rivolta solo a me. E incredibilmente è piaciuta a tanti. 
In una metafora, sembra quasi che questo “Elenco” sia custodito in un grande armadio, che Lei ha scelto di aprire, dove nasce la spinta emotiva e la possibilità di comunicarla al pubblico? 
– L’ho già detto prima. Ho scelto di “vuotare il sacco”, di liberarmi da certe ossessioni, scrivendo due romanzi contemporaneamente. Sembrerà difficile crederlo ma non ho mai pensato che avrei finito giorno per pubblicare ciò che la mia anima stava letteralmente vomitando. Scrivevo per liberarmi, per svuotare la mia testa… 
– La sua vita, descritta nella sua biografia, è certamente particolare, quanto è stato importante tenere vivo il bambino che è in Lei? E quanto di quel bambino comunica attraverso le Sue narrazioni? 
– Io sono un bambino di 48 anni. Amo giocare. Vedo la vita come un grande difficilissimo gioco che ogni giorno ti mette di fronte a prove di coraggio, a fatiche estenuanti. Un grande videogame dove il livello successivo è il giorno che verrà domani, se verrà. La biografia riportata nel libro è una conferma di questa mia voglia di giocare, soprattutto con me stesso. È totalmente inventata, non c’è una sola cosa vera in quella biografia. L’ho detto, volevo sparire, ma grazie al libro, anziché sprofondare ho cominciato, con grande sorpresa a volare. La biografia non è altro che il riassunto del primo romanzo Per terra ho annusato la vita, in cui racconto un periodo abusato in letteratura, q
uello degli anni successivi al sessantotto: ma anziché cadere nella facile ideologia o nel trito e ritrito delle cose già dette, mentre l’uomo riesce ad atterrare sulla luna e tutto il mondo sta cambiando, io racconto quel periodo a modo mio, narrando in modo autobiografico le vicende di un bambino che ha otto anni, ascolta Lisa dagli occhi blu di Mario Tessuto e si innamora dell’ombelico della Carrà.
– Italo Gilles Lasalle, in crescita verso livelli creativi che la raccontano e la definiscono inedito nella nuova scrittura…, Lei come si racconterebbe oggi? 
– Come uno che è riuscito a pubblicare quando ormai non gliene importava nulla e ha deciso di continuare su quella unica strada: scrivere cose che interessino a me e basta, senza pormi problemi di logiche di mercato, di linee editoriali e così via. Forse per questo sono riuscito in soli due anni e mezzo a scrivere sei romanzi di cui due già pubblicati e due che usciranno entro l’anno: ritratto di donna distratta, per i tipi di Cicorivolta e un giallo, Giudice Toccalossi: Indagine all’ombra della Torretta per i tipi di Frilli. Sono assolutamente convinto che esista una proporzionalità inversa tra qualità e consenso: minore è la qualità, maggiore è il consenso. Per cui sono orgoglioso che il mio sesto romanzo, appena terminato, Prezioso più dell’amor ti sia il ricordo, non abbia trovato il consenso di nessun editore e sia ancora inedito. Come diceva Sanguineti si scrive ciò che si vorrebbe leggere. Mi sto orientando, più vado in là con gli anni, a costo di apparire presuntuoso, a scrivere un capolavoro, il romanzo della vita, quello che leggerò solo io raggiungendo così il mio scopo di essere l’autore del libro che a me piacerebbe leggere.

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