Benvenuto Alfredo su Liberidiscrivere e grazie per aver accettato la mia intervista. Presentati ai nostri lettori: i tuoi studi, i tuoi viaggi, la tua città.
Gli studi: liceo classico, qualche esame di medicina, poi il DAMS a Bologna. Dopo l’università e varie esperienze lavorative ho scoperto che non riuscivo proprio ad adattarmi all’idea di un lavoro fisso. Alla fine ho deciso di seguire la mia passione per i viaggi e sono partito per il Messico, con un biglietto di sola andata e con mille dollari in tasca. Sono stato in giro dieci anni, tra America Latina, USA, India, eccetera. In quel periodo sono tornato anche in Italia, di tanto in tanto, per qualche lavoro stagionale e per nostalgia degli amici, ma la vedevo quasi da turista. Era una sensazione strana. La città dove sono nato e cresciuto è Campobasso, in Molise. Ho profonde radici meridionali, ma il luogo dove ho scelto di vivere è Bologna.
Parliamo dei tuoi esordi. Come è nato il tuo amore per la scrittura e quando e come hai pubblicato il tuo primo libro?
L’amore per la scrittura è nato nell’infanzia, quando divoravo i libri di Salgari e sognavo di inventare un personaggio bellissimo come Sandokan o il Corsaro Nero. Il primo libro l’ho pubblicato nel 1997 per Hobby & Work sotto pseudonimo e poi è uscito di nuovo nel 2005 con il mio vero nome. Si tratta di “Café Nopal”, un noir ambientato in Messico, nato dalla voglia di raccontare i posti che ho amato e dove ho vissuto, ma in una fiction, non in un diario di viaggio o un’autobiografia.
C’è qualcuno che ti ha particolarmente aiutato anche solo con consigli, incoraggiamenti e che ti piacerebbe ricordare e ringraziare?
Le persone che mi hanno aiutato, soprattutto agli inizi, sono troppe per poterle citare tutte. Dovendo scegliere, per motivi di spazio, ringrazio Luigi Bernardi,che mi ha aperto le porte al mondo della narrativa e a quello della traduzione, ai tempi in cui era al timone della mitica Granata Press, e Giancarlo Narciso, scrittore e compagno di avventure messicane, che ha riletto e corretto almeno tre versioni diverse di Café Nopal, prima che approdasse alla pubblicazione. Per la prima pubblicazione, ringrazio Tecla Dozio, ex titolare della Libreria del Giallo di Milano, che all’epoca ha praticamente imposto il mio libro alla Hobby & Work.
Quali sono gli autori che ti hanno più influenzato nel tuo percorso formativo e quelli che non ti stancheresti mai di leggere?
Anche qui, i nomi sono tanti, e ne cito solo alcuni: Salgari, Proust, Eco, Bulgakov, Garcìa Marquez. In tempi più recenti, una messe di autori di thriller, soprattutto americani.
Hai vissuto molto all’estero soprattutto in Messico. Il mio Messico esce fuori dalle pagine de “Il serpente piumato” di David H Lawrence, c’è molta differenza tra il Messico letterario e il Messico reale?
Direi di sì. Quando un posto reale finisce tra le pagine di un romanzo, non è mai “quel” posto, ma sempre un’interpretazione, l’idea che lo scrittore ha del paese o del luogo in questione. Il Messico di Lawrence, per esempio, è molto diverso da quello di Cafè Nopal, ma non direi che uno dei due è più “vero” dell’altro.
Collabori come editor e traduttore con le principali case editrici italiane. Quale è lo scrittore che ti diverte di più tradurre e dimmi se ci sono regole d’oro per fare una buona traduzione?
Lo scrittore che mi diverto di più a tradurre è senza ombra di dubbio il grande Joe Lansdale. Tradurre i suoi libri è un vero piacere! In quanto alle regole d’oro, ce n’è una che le riassume tutte. Non cedere alla tentazione di “migliorare” uno scrittore. Se ci sono svarioni vanno corretti, ovviamente, ma lo stile va rispettato, anche se non ci piace. Piuttosto, se proprio non sopportiamo un determinato scrittore, evitiamo di tradurlo…
Come è nato in te l’interesse per il thriller storico e come per esempio in “Cuore di Ferro” , primo libro di una trilogia ambientata nel XIV secolo, hai mixato i riferimenti storici senza apparire didascalico e scontato?
L’interesse per il thriller storico è nato per caso, da una proposta semiseria da parte di un editore. In quanto ai riferimenti storici, da scrittore cerco di evitare una cosa che mi disturba da lettore: dare troppe spiegazioni a spese della storia. Ogni volta che una spiegazione rallenta o disturba lo svolgersi dell’azione, la tolgo. Finora mi sembra che i lettori siano d’accordo con me.
I “Discepoli del Fuoco” è il tuo ultimo libro puoi parlarcene?
Ne “I discepoli del fuoco” Mondino de’ Liuzzi è chiamato a dare un parere medico su una morte davvero strana: un uomo è bruciato nel suo studio, senza che nulla intorno a lui abbia preso fuoco, neppure la sedia su cui si trovava. Mondino resta invischiato nella vicenda, scopre un culto mitraico sopravvissuto alla caduta dell’impero romano e aiutato dall’ex templare Gerardo da Castelbretone deve evitare che Bologna sia data alle fiamme la notte del 25 dicembre, che per inciso è l’anniversario della nascita di Mithra, poi usurpato dai cristiani, che lo chiamano Natale…
Mondino de Liuzzi protagonista di “Cuore di Ferro” e poi dei “Discepoli del Fuoco” è un personaggio realmente esistito, come ti sei documentato per narrare le sue avventure?
Per Mondino mi sono documentato su fonti dell’epoca, sui libri di storia e leggendo il suo trattato di anatomia del 1316, curato in edizione moderna dal professor Piero Giorgi. Per la ricostruzione della Bologna dell’epoca ho letto tutto il possibile e mi sono avvalso dell’aiuto del professor Rolando Dondarini, del dipartimento di Discipline Storiche dell’Università di Bologna.
Hai letto “Il Nome della Rosa” di Umberto Eco. E’ stato per te fonte di ispirazione?
Eco è stato il padre del thriller storico, almeno in Italia, e penso che chiunque abbia scritto romanzi di quel tipo dopo di lui abbia dovuto fare i conti con “Il nome della rosa”.
Quali sono i segreti per scrivere un buon thriller storico?
Documentarsi bene ma non appesantire il romanzo di spiegazioni, creare personaggi credibili e plausibili per l’epoca in cui si svolge la storia, non dimenticare che anche se si tratta di un romanzo storico, per un thriller la suspense è un ingrediente fondamentale.
Stai scrivendo un nuovo libro, puoi parlarcene?
Il nuovo libro è il terzo e (forse) ultimo della trilogia dedicata a Mondino. Sarà ambientato a Venezia, stavolta il mistero riguarda i templari e un antico testo sacro ebraico. Torna anche Adia Bintaba, l’affascinante alchimista araba conosciuta da Mondino in “Cuore di ferro”.
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