:: Intervista a Luca Rinarelli

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inperfettoorarioBenvenuto Luca su Liberidiscrivere. Iniziamo con le presentazioni. Descriviti ai nostri lettori.

Trentaquattrenne nato a Torino, città in cui vivo solo dal 1995. Questo per il libro è importante, credo. Impiegato in una ditta di rappresentanze industriali, studi in Scienze Politiche. Appassionato di tante cose, ma soprattutto di storia del novecento e di politica internazionale. 

Raccontaci alcuni tuoi pregi e alcuni tuoi difetti.

Difetti: testardo, irascibile, egocentrico. Potrei continuare all’infinito… Pregi: curioso, empatico, intuitivo, burlone. 

Fotografo e poi scrittore definiscimi cos’è un artista per te.

E’ difficile definire un artista. Non so nemmeno se lo sono. Io penso che sia semplicemente uno che ha delle cose da dire e cerca di dirle, ma ha anche due qualità che rendono ciò che vuol comunicare “esportabile”, entrando nell’anima degli altri. La prima di queste due abilità credo sia il dono della sintesi: devi saper comunicare molto con poco (con poche parole, pochi colpi di pennello, in poco tempo, etc.), altrimenti nessuno ti ascolterà. Per me è così da sempre: un grande quadro comunica molte cose importanti, ma sta tutto dentro qualche metro quadrato al massimo. Mi piacciono gli scrittori che hanno questo dono, e che “pennellano” o “fotografano” le cose che vogliono trasmetterci, senza tirarla troppo per le lunghe, ma facendoci “entrare” nella situazione. La seconda qualità necessaria ad un artista è per me un certo tipo di empatia: se non si “sentono” i dolori e le gioie di chi ci circonda, alla fine si ha poco da comunicare. 

Parliamo del tuo debutto. Hai fatto fatica a trovare il tuo primo editore?

Non ho fatto fatica. Ci ho messo molto tempo. Ho deciso di spedire il manoscritto ad almeno una trentina di case editrici interessate alla narrativa, quelle che conoscevo. Ho predisposto un formato piccolo, in modo che costasse poco sia come carta che come spedizione. Robin è il primo editore che mi ha risposto positivamente.

C’è qualcuno che ti ha particolarmente aiutato all’inizio della tua carriera che vuoi ringraziare?

Devo ringraziare innanzitutto i miei genitori, che mi hanno sostenuto con entusiasmo. Poi vorrei ringraziare Natascia Pane dell’Agenzia Letteraria Contrappunto, perché pur sapendo che non avrei potuto darle migliaia di Euro, mi ha aiutato fornendomi consigli preziosi. Un ringraziamento particolare va a quegli amici che mi hanno aiutato rendendo possibili tutte le serate di reading che abbiamo fatto in giro per promuovere e presentare il libro: Silvia Lorenzo ed Emanuele Buganza, che hanno prestato le loro voci e la loro abilità di attori per le letture, Andrea Quaglino che li ha accompagnati con la sua chitarra, Loredana Colloca, Fabrizio Fulio-Bragoni, Luisella Francios e tutti gli altri che si sono prestati a presentare il libro. Ovviamente devo ringraziare anche tutte le librerie e i locali che ci hanno ospitato. Sono davvero tanti. 

Immagine“In perfetto orario” è un libro bellissimo che ho letto stupendomi quasi che fosse scritto da un italiano. Da dove deriva la tua internazionalità?

Ti ringrazio per l’apprezzamento. Quel che ti dicevo prima sul mio interesse per la storia contemporanea e la politica internazionale si è riversato nel romanzo, nella scelta dei personaggi e dei loro “passati”. Un killer che viene dalla Germania Est che ormai non esiste più e una giovane prostituta russa erano perfetti per me. Non riesco a immaginare una storia del novecento senza Russia e Germania. Si tratta di due paesi che mi hanno sempre affascinato perché, nonostante degli altissimi picchi culturali raggiunti, hanno anche un passato tragico, spesso autoprocurato. Siccome l’umanità è per me piuttosto autolesionista, il collegamento metaforico mi è venuto immediato. Alla fine tutto il libro è una metafora a scatole cinesi, dal particolare al generale. Un uomo che arriva da un paese che non esiste più, in una città che cerca di reinventarsi dopo la crisi industriale, che fa parte di un paese che non sa dove sta andando in un mondo, quello occidentale di oggi, che ha molte più incognite che certezze. L’attuale crisi economica internazionale ha messo a nudo tutta la debolezza di certi assiomi.

Torino è una città industriale e nello stesso tempo piena di storia. Cosa ti affascina di più? Da fotografo quali sono le zone che ti danno più vibrazioni? 

Come ho accennato prima, io a Torino ci sto solo dal 1995, e sono stato fortunato, perché sono capitato nel decennio in cui la città è cambiata maggiormente, allontanandosi progressivamente, e anche dolorosamente, dalla sua vocazione industriale. Certo l’industria è rimasta, ma con molti meno occupati rispetto a vent’anni prima. Se si vuole guardare il lato positivo, la città è stata costretta a reinventarsi, sperimentando nuove vie, come la cultura e il turismo. Trovo che i luoghi in mutamento sprigionino un’energia particolare, sopratutto in campo culturale. Da questo punto di vista Torino è sicuramente una città molto viva. Da fotografo sono rimasto affascinato dalle fabbriche in dismissione che avevo fotografato nel 2003, e che sono diventate il lavoro “La sconfitta dell’uomo meccanico. Scatti dall’ex capitale industriale”. Quei capannoni mezzi distrutti, pieni di macerie e vetri rotti, a volte abitati da disperati senza casa, mi hanno ricordato il paesaggio lunare della Stalingrado ricreata da Jean Jacques Annaud ne “Il nemico alle porte”, che avevo appena visto. Allora, perché non rendere questi luoghi “post-bellici” di Torino l’habitat per un assassino? 

Che consigli daresti ai giovani scrittori in cerca di editore? Si può  vivere al giorno d’oggi solo di letteratura?

Non saprei cosa consigliare, esattamente. Ti ho detto prima come ho fatto io a trovare il mio editore. Quello può essere un metodo. La seconda domanda ha una risposta scontata, ahimè. No, non si può vivere oggi solo di letteratura, a meno che non si abbia dietro una macchina promozionale molto potente e capillare. Si scrive e si cerca di pubblicare ciò che si è scritto per passione. Sapere che hai trasmesso qualcosa agli altri, che questo qualcosa è piaciuto e che stimola le persone a parlarne con te, è la soddisfazione più grande.  

Ti occupi di volontariato, assisti persone senza fissa dimora e questo in un certo senso ti pone in una posizione privilegiata per conoscere le vite dei cosidetti più sfortunati. E poi così  difficil
e al giorno d’oggi finire a dormire in strada?

Guarda, ormai sono dieci anni che svolgo questa attività. Mi piace molto, perché  conosco molte persone che hanno delle esperienze pazzesche alle spalle. Non so se possiamo essere veramente d’aiuto, ma a volte basta semplicemente “esserci”. Quello che ti posso dire è che la tipologia di persone che cade nel disagio è molto cambiata rispetto agli anni 90. Ci sono le categorie che potremmo definire “classiche”, vale a dire i vecchi clochard, coloro che abusano di sostanze stupefacenti e chi ha patologie psichiatriche e che per una ragione o per l’altra non viene preso in carico dal sistema sanitario nazionale. Negli ultimi anni hanno cominciato a chiedere aiuto anche famiglie normalissime che non ce la fanno economicamente, molte persone di mezza età licenziate prima di arrivare alla pensione, che a causa di ciò cominciano a bere, perdono casa e famiglia. Sì, è  veramente facile al giorno d’oggi finire in strada. 

Ci sono scrittori esordienti che ti hanno particolarmente colpito?

A me è piaciuto molto “Il mondo in un piazza”, primo romanzo del giovane torinese Fiorenzo Oliva. E’ un romanzo che parla della zona di Porta Palazzo, e di tutta la sua ricchezza e problematicità umana. Divertente e commovente allo stesso tempo. 

Quali sono i tuoi scrittori preferiti?

E’ difficile dirlo. Ho dei libri preferiti: “La variante di Lüneburg” di Paolo Maurensig e “Lo strano caso del Dottor Jekyll e del Signor Hyde” di Stevenson. Ma anche molti altri.

2ewqTi piace partecipare alle presentazioni dei tuoi libri? Raccontaci un aneddoto curioso di uno di questi incontri?

All’inizio ho pensato che fosse necessario fare tante presentazioni, per far conoscere il romanzo. Sai, io sono un esordiente che non ha alle spalle una casa editoriale di grandi dimensioni e potenza. Poi ho cominciato a trovare interessante e divertente questa formula del reading-presentazione con accompagnamento musicale, per cui ringrazio ancora una volta gli amici che mi hanno aiutato a realizzare il tutto. Siccome sono molto bravi, il pubblico partecipante è sempre rimasto molto interessato, e sono riuscito a vendere un buon numero di copie, anche fuori dal circuito delle librerie. 

Che rapporto hai con i tuoi lettori? Vi scambiate mails, lettere, molti sono diventati amici?

Con molti di loro sono rimasto in contatto, anche grazie al web. Con alcuni siamo diventati anche amici. Dirò una banalità, ma il romanzo mi ha fatto conoscere moltissime persone, alcune delle quali davvero valide. Questo è bellissimo. 

C’è una recensione che ti ha particolarmente fatto piacere?

La tua, e non per piaggeria. Ma anche quella Di Fabrizio Fulio-Bragoni su Nonsolonoir, quella di Luca Giudici sul Recensore.com e la divertentissima intervista immaginaria di Chiara Bertazzoni a Werner, il protagonista della storia, per Thriller Magazine. Ma in realtà tutte le recensioni mi sono piaciute, ed è bello vedere come ogni critico legga il libro con i suoi occhi, dando importanza ad aspetti differenti. 

A che libro stai lavorando in questo momento? Puoi anticiparci qualcosa?

Sto lavorando ad una seconda storia, che ha sempre per protagonista Werner Hartenstein. Solo che non voglio che rimanga uguale a se stesso, come molti personaggi del noir o del poliziesco. Voglio che si evolva, infatti ti anticipo che non farà più il sicario, ma un onestissimo lavoro precario. Solo che un personaggio del suo passato tornerà a scombinargli i piani…

Una Risposta to “:: Intervista a Luca Rinarelli”

  1. Avatar di Sconosciuto alicesenza Says:

    Luca Rinarelli – In perfetto orario[..] Oggi parliamo di uno scrittore e fotografo torinese: Luca Rinarelli.Nel 2009 è uscito, edito da Robin, il suo romanzo d’esordio: “”. Il libro è un noir che ha come protagonista Werner Hartenstein, un ex agente segreto [..]

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