Caro Nicola, innanzitutto ti ringrazio per avermi concesso questa intervista a me che intervistatore non sono. Prima di iniziare ti volevo chiedere di essere più sincero possibile.
Ok, veramente sono io che ringrazio te, per il resto farò il possibile. Considerati “fortunato”, la scrittura è il modo che preferisco in assoluto per comunicare e, anche se ogni tanto devo essere interpretato, credo sia quello più vero.
Immagina di essere davanti ad un tramonto con mille colori che cangiano ad ogni istante ed il sole, lentamente, si immerge in un mare in tempesta. Che emozioni casuali ti susciterebbe?
Rabbia, forza, energia distruttiva e generatrice al tempo stesso, imprevedibilità, determinazione. Il mare in burrasca che travolge in modo rabbioso, con tutta la sua forza, imprevedibilità, energia, determinazione quel che è stato, il sole che tramonta, e che prova lasciare nel cielo il ricordo delle sfumature del suo passaggio. È tutto inutile. Il sole è condannato ad essere inghiottito dal mare in tempesta, arriverà la notte, porterà la calma preparando l’alba per un nuovo giorno che nascerà dal mare il quale, dopo aver metabolizzato, quel che è stato restituirà la luce di un nuovo sole. Il nuovo giorno, tutto sembra uguale in realtà niente è più come prima. Il mare in tempesta, un’immagine che mi fa paura perché mi ricorda la mia infanzia, la mia voglia di distruggere tutto. Il mare calmo, quello che dona il sole pronto a illuminare e scaldare un nuovo giorno, un’immagine amica, quella del mio migliore amico, appunto il mare, mi rilassa e mi ricorda la quieta dopo la tempesta, quella dei miei percorsi interiori.
Ho voluto introdurre con una domanda un tuo libro, “Emozioni per caso…”, vuoi parlarmene?
Volentieri. È un libro cui sono molto legato, con il quale ho provato a raccontare, nel bene e nel male, molte delle mie emozioni, delle mie sensazioni, dei miei desideri, dei miei pensieri e delle mie riflessioni. Mi piace, inoltre, l’idea di aver provato a raccontare, attraverso le parole di “Emozioni per caso…”, una parte importante di quello che si muoveva nel mio animo e nel mio cuore. Io che, attraverso la scrittura, ho provato anche a rompere un muro di silenzio, solitudine, nel quale ero finito e nel quale mi sono voluto rinchiudere per un lungo periodo.
Come nascono le tue poesie? Cosa ti ispira di più?
Fondamentalmente potrei dividere le mie poesie in due categorie. Ci sono quelle in cui l’istinto regna sovrano, basta una qualunque scintilla, una parola, un pensiero, uno sguardo, io che mi sono alzato con il piede sbagliato e la poesia è fatta. Le parole nascono spontanee, mi serve solo il tempo necessario per perfezionarle. Con riferimento a “Emozioni per caso…” mi vengono in mente un paio di titoli, “Urlo ribelle” e “Loro non possono capire”. Poi ci sono quelle più “elaborate”, in questo caso lavoro molto con le immagini, fotografie che cerco nel web, oppure prendo spunto dalla lettura di brani, testi di canzoni o altre poesie. Al momento le prime sono quelle che sento più vere e che mi emozionano di più. Ti faccio un esempio, ho scritto una poesia ancora inedita dedicata alla sorella di un mio amico morta prematuramente che non riesco a leggere. Ogni tanto mi faccio prendere dai dubbi e non so neanche se ho fatto bene a scriverla!
Quando scrivi?
Preferisco scrivere di mattina, poco dopo aver fatto colazione. Per fortuna ho ricominciato a lavorare ma, purtroppo, devo cambiare i miei ritmi per quanto riguarda la scrittura. Spero di riuscirci al più presto perché ho molta voglia di scrivere, anzi sono già in crisi di astinenza, ho diversi progetti in sospeso e tante idee che si accendono nella mente ma che, al momento, non riesco a catturare.
Hai scritto un libro dissacrante che parla delle difficoltà che i giovani di oggi incontrano quando cercano di entrare nel mondo del lavoro. Di tu il titolo e perché proprio quello. Oltre a dirci come ti è nata questa idea.
Mi è venuta in mente poco più di un anno fa. Dopo aver fatto diversi concorsi pubblici, 14/15 per la cronaca, averne vinto uno ed essere risultato idoneo in altri ero ancora a casa, nonostante tutti i sacrifici e le rinunce che comporta quel tipo di attività. Ho iniziato a ripensare alle mie esperienze lavorative, ho fatto un po’ di tutto, dal cameriere, al venditore di assicurazioni, co.co.co etc.etc., e, al pensiero della parola “Bamboccione”, mi sono sentito preso in giro. Confortato, purtroppo, dalle parole di altre persone che hanno vissute esperienze lavorative simili alle mie conosciute nel corso delle mie “avventure” ho deciso di rispondere in maniera divertente e dissacrante a quelli che definiscono la mia generazione quella dei bamboccioni.
Come descriveresti Nicola Fabio Vitale?
Una persona con i pregi e i difetti di tutte le altre persone. Va bene, ma solo perché sei tu, ti dirò di più. Mi piace fare sport, leggere, scrivere, mangiare cioccolata e guardare le belle ragazze. Mi sono specializzato ad osservarle con la coda dell’occhio così evito problemi… Poi mi piace mostrarmi un po’ come un camaleonte, difficilmente trovo qualcuno a cui mi vien voglia di raccontarmi e mostrarmi fino in fondo. Forse ci riesco solo scrivendo. Ogni tanto, forse anche per questo, mi perdo, però non è detto che sia un male, posso sperimentare diversi modi di essere e potrebbe aiutare ad aprire la mente.
Ti faccio una domanda che spesso pongono a me, perché serve a spiegare una parte del carattere di una persona, di uno scrittore: che cosa significa per te scrivere?
Per me scrivere significa tante cose, a un certo punto, anche se scrivo da poco, significava tutto e ora che ho poco tempo per farlo mi sento incompleto. Scrivere è stata, in primo luogo, una scoperta per me stesso fatta in un momento difficile, un abisso di profonda solitudine e rabbia, la prima poesia che ho scritto in assoluto, ancora inedita, si intitola “L’odio e la rabbia”. Poi, un giorno, ho deciso di fare un bilancio della mia esistenza e, in quel momento, è nata e ho sviluppato l’idea del mio primo libro in assoluto, “Lucifero, la storia di un angelo caduto dal cielo”. Un libro che spero di riuscire a pubblicare al più presto. Scrivere, oggi, significa cercarmi, confrontarmi con me stesso e mettermi alla prova, comunicare con gli altri e soddisfare un po’ della mia vanità di aspirante scrittore. Concludo con una considerazione per me molto importante, scrivere significa sentirmi libero. Poche volte in vita mia mi sento libero come quando scrivo. Scrivo quello che mi pare, quando mi pare, come mi pare. Libero rendo di più, se poi aggiungi che è una delle cose che preferisco
in assoluto…
Com’è nata la voglia di scrivere un libro come quello che hai scritto?
Per rispondere per le rime a chi pensa che la mia generazione sia fatta da buoni a nulla e non prova a capire le difficoltà che si incontrano ad entrare nel mondo nel lavoro, o, meglio, per trovare un’occupazione decente. Purtroppo se non lavori si blocca tutto il resto della vita.
Come mai hai scelto quella foto per rappresentarti nel tuo blog? Non tenere conto che io mi nascondo dietro la mia Chopy e quindi rispondermi sinceramente…
Se ti riferisci alla foto del nuovo template la risposta è molto semplice. La scelta nasce dal nome del mio blog “Freddo Angelo di Fuoco”. Il nome del mio blog è ispirato dal titolo del libro di cui ti ho parlato in precedenza – “Lucifero, la storia di un angelo caduto dal cielo” – e da quello di una poesia, anche questa inedita, che credo mi rappresenti, soprattutto in alcune circostanze, piuttosto bene, “Ghiaccio bollente”. Approfitto dell’occasione per fare ancora una volta i complimenti a chi ha realizzato il template, Runa74.
Per lavoro hai lasciato la tua bella Puglia, per andare alla conquista di Roma. Cosa ha significato per te lasciare la tua terra? E cosa ti porti nel cuore?
Lasciare la Puglia ha rappresentato una liberazione, non tanto per la mia regione e i posti dove ho vissuto fino a qualche giorno fa, quanto per la mia storia personale e familiare. Andando via mi sono tolto un grosso peso psicologico. Sapevo che per ritrovare la mia serenità avrei dovuto cambiare aria e ne ho avuto conferma in questi giorni, spero continui così. Della mia terra porto con me il ricordo del mio migliore amico, il mare.
Hai pubblicato entrambi i libri con la casa editrice “Tutti Autori”. Com’è nata questa scelta? Hai cercato qualche casa editrice e poi hai deciso di darti una possibilità con questa forma di pubblicazione?
Si è trattata di una scelta, per così dire, da incosciente. Completamente allo scuro delle regole che governano il mondo editoriale avevo chiesto un preventivo per “Io, me, medesimo, sottoscritto, scrivente… uno della Bamboccione generation” a un’altra casa editrice. Ho ricevuto la proposta editoriale, mi è sembrata esagerata per un perfetto sconosciuto e ho scelto una delle vie più semplici ed economiche per pubblicare un libro, quella della stampa su richiesta. Diciamo che mi sono voluto togliere la curiosità di pubblicare un paio di libri. Oggi il mio desiderio sarebbe quello di trovare un editore onesto che mi dice: “Mi piace quello che scrivi proviamo a pubblicarlo facendo un lavoro come si deve”.
Leggi e recensisci. Quale libro ti è rimasto nel cuore e che consiglieresti?
Libri che mi sono rimasti dentro ce ne sono diversi, cito dei titoli a caso. “Uno, nessuno e centomila” di Pirandello, “La metamorfosi” di Kafka, “Alcatraz un D.J. nel braccio della morte di Diego Cugia. Di quelli che ho recensito per “Liberidiscrivere” mi è rimasto dentro “Stabat Mater” di Tiziano Scarpa perché, a mio avviso, trasmette molto bene la sensazione di angoscia che ti inghiotte quando vivi certe circostanze e “Il purtroppo delle cose” di Dimitri Verhulst, stile di scritture molto bello che dipinge quadri di emarginazione in maniera molto realistica. Consiglierei “Alcatraz, un d.j. nel braccio della morte” perché le sue provocazioni ti obbligano a riflettere e “Il purtroppo delle cose”.
Ti ha in qualche modo condizionato?
Tutti i libri che mi sono rimasti e mi restano dentro in qualche modo mi hanno condizionato e mi condizionano, partecipando e contribuendo al mio percorso di evoluzione interiore perché, in un modo o nell’altro, mi offrono degli spunti per riflettere, per conoscermi, per sperimentarmi.
Delle tue poesie, quale ritieni che ti appartenga di più? Che rispecchi maggiormente il tuo carattere?
Credo, come ti ho anticipato in precedenza, che la poesie che mi rappresentano al meglio siano quelle più istintive, dettate da quell’istante che ti brucia dentro e che ti fa pensare “Ecco, questa, in questo momento, è la mia verità”. Non posso dirti il titolo di una sola poesia perché la risposta cambierebbe a seconda del momento. Facciamo così, ti dico qualche titolo di poesia che ho pubblicato, provando a immaginare qualche momento. Amore: Ostaggi di uno sguardo; Immortale. Rabbia: Joker; Urlo ribelle; Loro non possono capire. Riflessioni: I miei pensieri.
Adesso parliamo di futuro. Quali progetti hai in mente? Quali altri Nicola impareremo a conoscere a livello artistico?
Spero di riuscire a pubblicare un paio di libri inediti. Ti anticipo i titoli, il primo, per la verità, lo conosci già “Lucifero, la storia di un angelo caduto dal cielo” il secondo si intitola “Il vortice”. Poi, forse, pubblicherò un nuovo libro di poesie, credo di averne scritte a sufficienza.
Hai nuovi lavori in vista?
Si, ho buttato giù la bozza di un altro libro, l’idea è completa devo trovare il tempo per scriverlo. Inoltre sto maturando l’idea di almeno un altro paio di libri. Le poesie, invece seguono l’istinto, vengono quando vengono.
Posso chiederti quando scriverai il continuo di “Io, me, medesimo, sottoscritto scrivente… uno della Bamboccione generation”?
Non lo so, forse non lo scriverò mai o forse si. Questo libro lo considero, per il momento, un esperimento. Temo che il tono ironico, demenziale, dissacrante possa, in qualche modo, togliere spazio a un elemento importante, quello del contenuto. Nel caso specifico quello relativo all’ingresso nel mondo del lavoro. Però, almeno sotto questo punto di vista, mai dire mai, magari mi sveglio una mattina e scrivo “Bamboccione generation 2, la vendetta”. Solo il tempo dirà cosa avrò voglia e cosa potrò fare.
Dopo aver risposto, spero sinceramente, a tutte le domande, ce n’è una che non ti ho fatto, ma che avresti voluto sentire? Un po’ alla Marzullo… Fatti una domanda e datti una risposta, almeno non ho bisogno di lavorare.
Giuro, sono stato sincero al massimo, considerando poi che da queste parti lavoriamo tutti gratis… Eccoti accontentato, domanda: “Caro Nicola, ma ogni tanto non ti vergogni un po’? Dico ma lo sai che, almeno un po’, scrivi anche per soddisfare la tua vanità di aspirante scrittore?”. Risposta: “È vero mi vergogno un po’, perché la storia della vanità dell’aspirante scrittore è vera, però è più forte della vergogna…”.
Ringrazio l’amico virtuale Nicola che spero un giorno di incontrare e di stringere la mano perché sa sorridere alla vita che lo ha messo spesso di fronte ai reali problemi della vita. Il mio personalissimo plauso a te, caro Nicola. Che Dio ti mantenga così!
Grazie a te caro Michele per l’intervista e lo spazio che mi hai dedicato, e ringrazio anche Giulia (per lo spazio che mi ha dedicato sul suo blog). Spero, un giorno, di poterti incontrare di persona e stringere la mano. Mi raccomando, quando vieni a Roma, avvisami, farò il possibile per esserci. Chissà, proprio tu potresti essere il primo in assoluto che conosco da quando sono nel mondo dei blog! Un desiderio che mi piacerebbe realizzare con un po’ tutte
le persone che ho conosciuto da queste parti. E, infine, grazie per l’augurio, magari mi metto in congelatore, così, forse, avrò più speranze di mantenermi fresco…
26 gennaio 2010 alle 22:24 |
Un plauso all’intervistatore, interessantissime le domande poste. Per l’intervistato io ho una opinione personale: E’ UN GENIO!
27 gennaio 2010 alle 9:11 |
e bravi tutti e due!
complimenti… ma non montatevi la testa! ah ah ah
27 gennaio 2010 alle 9:41 |
Raggioluminoso, mi fai arrossire… 🙂
Devo dire che intervistare Nicola è stato semplice perché ho pensato a domande per me (che genio non sono, ma autoironico, sì)…
🙂
Grazie Giulia per lo spazio che mi dedichi… La prossima settimana ti manderò quella a Luca (appena la facciamo…)
27 gennaio 2010 alle 14:34 |
L’intervista è piacevole, scorrevole, schietta.
Lo scrittore farà strada..
27 gennaio 2010 alle 14:58 |
Conoscevo già l’ntervistatore.
Ora conosco meglio anche l’intervistato, merito delle domande di chopy, e sopratutto delle esaurienti risposte di Nicola.
Luiss
27 gennaio 2010 alle 16:25 |
@Raggioluminoso Ti sei scordata di darmi le coordinate del c/c per il pagamento. Ti devo anche gli arretrati?
@Tutti Grazie per l’attenzione e lo spazio che mi è stato dedicato. Rispondere alle domande di Michele è stato davvero divertente, un scusa/occasione in più per farmi conoscere un pò.
27 gennaio 2010 alle 17:01 |
BUONGIORNO LUCIFERO.
BELLISSIMA INTERVISTA FATTA DAL MIO MARITINOOOOOOOOOOO!!!
BELLISSIMA LA FRASE…… IL SOLE E’ CONDANNATO AD ESSERE INGHIOTTITO DAL MARE
MI PIACE MOLTO IL TITOLO DEL TUO BLOG E VOGLIO FORTEMENTE IL LIBRO LUCIFERO L’ANGELO CADUTO DAL CIELO.
IO CREDO NEGLI ANGELI
RIGUARDO A QUANDO SCRIVI DELLA TUA LIBERTA’ MI E’ VENUTO DA SORRIDERE…………..IMMAGINA IL PERCHE’???
KISS E COMPLIMENTI.
27 gennaio 2010 alle 20:40 |
@Sorgentediluce Grazie a te e a tuo marito, si è trattata di una bella esperienza. Ok, quando riuscirò a pubblicare Lucifero una copia è gia data con tanto di dedica. Sappi, però, che non è neanche lontano parente di "Bamboccione generation", l’unica cosa in comune è l’autore, io. Per il resto è un libro che racconta una storia molto dolorosa… raccontata, anche, con diverse poesie inedite scritte da me con il mio stile, forse sarebbe meglio dire quello dei primi tempi. La mia libertà, ormai, forse, esiste solo quella di scrivere e pensare ciò che mi pare… Non avendo altri elementi concreti fra le mani ed essendo un tipo poco "ottimista" non posso dirti altro! Ciao!!!
31 gennaio 2010 alle 18:12 |
Bellissima intervista! ^_^
1 febbraio 2010 alle 21:48 |
@Hatshepsut81 Cara Lady A. grazie.