:: Intervista a Lello Gurrado a cura di Giulietta Iannone

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Benvenuto Lello su Liberidiscrivere e grazie per aver accettato la mia intervista. Racconta qualcosa di te ai nostri lettori. Chi è Lello Gurrado?

Lello Gurrado oggi è uno scrittore, ieri un giornalista. Due mestieri che molti, per un insulso spirito di corpo, definiscono assai diversi, ma in realtà sono molto affini. Sono nato a Bari nell’aprile del 1943, ma vivo a Milano dal 1950, per cui posso dire di essere più milanese che barese. A Milano ho studiato, a Milano ho sempre lavorato.

Parlaci del tuo primo amore il giornalismo. Cosa è cambiato dagli anni 60 ad oggi?

Ho cominciato proprio negli anni Sessanta, esattamente nel 1961. Avevo 18 anni e mi ero appena iscritto all’Università (Giurisprudenza alla Statale, lasciata a tre esami dalla laurea perchè ormai costituiva un “legittimo impedimento” al mio lavoro). È stato davvero un grande amore, il mio, per il giornalismo. Un amore che per molto tempo è stato ricambiato, ma alla fine si è dissolto. Non finiscono tutti così i grandi amori, con uno dei due che improvvisamente cambia, diventando irriconoscibile? Il giornalismo infatti è cambiato. Oggi non è più quello che mi ha fatto innamorare, è un’altra cosa. Oggi è un mestiere piatto, asservito, noioso.

A soli 22 anni hai pubblicato il tuo primo libro Il Mestieraccio. Puoi parlarcene?

Non esageriamo. A 22 anni sono diventato giornalista professionista (credo che sia un piccolo record) ma Il Mestieraccio l’ho scritto più avanti, a 35 anni, quando avevo già fatto un po’ di esperienza nei giornali. Il Mestieraccio è un libro che ho molto amato, forse il migliore tra quelli che ho scritto, perché veniva dal cuore. Me l’ha pubblicato un editore sconosciuto; il grande Guido Crepax, sì, lui, il padre di Valentina, mi ha regalato il disegno della copertina ed era una satira divertente del mondo dei giornali: i luoghi comuni, i piccoli trucchi dei cronisti, l’incubo del foglio bianco, i pezzi dettati a braccio, una vita mai noiosa.

Raccontaci un avvenimento avventuroso o divertente della tua carriera di inviato.

Avventuroso e divertente insieme l’incontro con Enzo Ferrari, il “Drake” Enzo Ferrari. Avevo scritto un pezzo polemico nei suoi confronti perché, dopo aver detto, in estate, che Clay Regazzoni era un pilota estremamente scorretto che andava cacciato dalle piste di tutto il mondo, solo due mesi dopo, in autunno, Ferrari l’aveva ingaggiato come pilota ufficiale della sua scuderia. Io scrissi un articolo che si intitolava Siamo uomini o Regazzoni?  e raccontai l’incoerenza di quella scelta. Il giorno dopo l’uscita dell’articolo ricevetti una telefonata da Maranello. “L’ingegner Ferrari vorrebbe conoscerla”, mi disse una voce di ghiaccio, “Può venire in fabbrica?”. Mi spaventai molto (avevo solo 26 anni), pensai le cose più brutte ma ovviamente accettai l’invito. Entrai timidamente nel santuario dell’automobile, la mitica fabbrica del “cavallino rampante” ed ecco la sorpresa. Enzo Ferrari mi venne incontro sorridente, mi strinse la mano e, guardandomi fisso negli occhi e dandomi una pacca sulla spalla, mi disse: “Bravo. Bravo Gurrado. Ho letto il tuo articolo e devo dirti che hai fatto bene a scrivere quelle cose. La tua critica è giustissima. Hai ragione. Sono stato incoerente e tu hai fatto bene a sottolinearlo. Sei un giornalista coraggioso. L’unico. E sai perché nessun altro ha scritto le stesse cose? Perché sono tutti dei fifoni, hanno paura di questo vecchio. Tu non imitare mai questi tuoi colleghi codardi. Vai avanti così e non aver mai paura di scrivere quello che pensi”. Immaginate la mia reazione. Ho inciso quelle parole nella mente e ho cercato di non tradire mai la fiducia del grande Enzo Ferrari.

Quali sono i tuoi autori preferiti, i tuoi maestri letterari?

Joseph Heller, Kurt Vonnegut, Italo Svevo, Italo Calvino, Saul Bellow, Mordechai Richter, Garcia Marquez…

Quale è il libro più bello che hai letto che non ti stancheresti mai di rileggere?

È successo qualcosa, di Joseph Heller.  Geniale e attualissimo.

Raccontaci qualcosa della tua città, Milano, della tua gente.

Anche per Milano, come per il giornalismo, sono in una fase di disamore. Mi sembra che stia perdendo, o forse abbia già perduto, le caratteristiche che l’hanno fatta grande. Non è più la città col cuore in mano e men che meno la capitale morale d’Italia. In più si sta spegnendo intellettualmente. Ho l’impressione che le sia rimasta soltanto

la Scala.

Quale è la scelta più difficile che hai dovuto fare nella tua carriera?

Mi dispiace, ma non me ne viene in mente neanche una. Ho sempre fatto ciò che ritenevo giusto e quindi non ho mai avuto il problema di fare scelte difficili.

Hai scritto San Siro

la Scala del calcio edito da Rizzoli. Parlaci della tua idea  di  giornalismo sportivo.

Mi tocca ripetere il concetto. Ai miei tempi, che erano quelli di Helenio Herrera, Mazzola, Rivera, Altafini, c’era la corsa all’intervista esclusiva, allo scoop, a evitare il “buco”. Oggi ci sono le conferenze stampa. Arriva Mourinho, o  Ferrara, Ranieri o chi vuoi tu, dice le stesse cose a tutti e il giorno dopo i quotidiani sono tutti uguali, con le stesse spiccicate parole. Anche i giornalisti sportivi hanno perso l’anima.

Cos’è per te la libertà? Pensi che in Italia la tanto dibattuta libertà di stampa esista?

Esiste, sì che esiste, ci mancherebbe altro. Ma purtroppo esistono anche i condizionamenti. Politici, economici, carrieristici. Sono questi a rendere i giornalisti meno liberi. È dunque non è una questione di negazione, ma di autoprivazione della libertà di stampa.

Ci sono autori esordienti che hanno attirato particolarmente la tua attenzione?

Sinceramente no.

L’ultimo tuo romanzo è Assassinio in libreria edito da Marcos y Marcos. Puoi parlarci di questo libro?

È una provocazione rivolta agli scrittori di gialli. Ho immaginato che durante una festa celebrata presso la “Libreria del giallo” di Milano la proprietaria, Tecla Dozio, venisse uccisa davanti agli occhi dei più grandi giallisti italiani e stranieri: Camilleri, Lucarelli, Carofiglio, Carlotto, Deaver, Connolly, Vargas, ecc. A quel punto ho sfidato proprio questi autori a trovare l’assassino della loro amica. In pratica ho detto: voi che siete così bravi a inventa
re intrighi, provate una volta tanto a mettervi in gioco. Mi sono divertito. Da notare che, a parte l’assassino e l’investigatore, i personaggi del libro sono tutti reali e viventi, vittima compresa.

Che rapporto hai con la critica, quale è la recensione che ti ha fatto più piacere leggere?

Un rapporto rispettoso e consapevole. La critica migliore? Tutte intelligenti, ma mi è apparsa particolarmente incisiva quella di Dino Messina sul Corriere della Sera. Ha colto il vero spirito del libro che non è soltanto un giallo, ma anche una denuncia di certe storture del mondo letterario ed editoriale.

Puoi darci una tua personale definizione di noir?

Il romanzo noir è miglior erede della cronaca nera di una volta. Ciò che non fanno più i cronisti della mala, oggi lo fanno i giallisti. Sono loro ad aprirci gli occhi sulla società odierna.

Ci sono errori che hai commesso nella tua carriera che oggi con l’esperienza non rifaresti più?

Bella domanda. Se dico tantissimi capisci che è un atto di finta modestia. Se dico di no passo per un presuntuoso o per un superficiale. Mi avvalgo della facoltà di non rispondere.

Che consigli daresti ai giovani che vogliono intraprendere la carriera di scrittore o giornalista?

Vedi alla risposta numero 4. Prendi un pennarello, scrivi su un cartello le parole di Enzo Ferrari e attaccalo al muro di fronte a te, in bella vista. 

Ti piace il polar francese?

Preferisco il camembert.

Hai mai pensato di scrivere un’ autobiografia?

Oh no. Quando mai? Non interesserebbe a nessuno. Chi mi vuole conoscere può cercarmi nelle cose che scrivo. C’è sempre qualcosa di personale  in uno scritto.

Hai un blog, un sito? Cosa pensi della scrittura al tempo di internet?

Ho un sito che si chiama, pensate un po’, www.lellogurrado.it, ma purtroppo lo aggiorno di rado. Ogni giorno mi riprometto di dedicargli un po’ di tempo, ma non riesco mai a farlo. Della scrittura al tempo di internet penso positivo. Avrà pure dei limiti stilistici, ma è viva, sattante, sempre tesa verso la ricerca.

A quali progetti stai lavorando in questo momento?

Sto ultimando un altro giallo. Si intitola La scommessa e uscirà in febbraio con Marcos y Marcos. Un romanzo un po’ sulla falsariga di Assassinio in libreria con uno scrittore al centro della storia. Ma lasciatemelo finire, poi ne parliamo.

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