:: Mare e terra di Daniela Barone

by

Oggi è una mattina grigia ma non credo che pioverà. Mi incammino verso la spiaggia in cerca di una roccia dove sedermi a leggere il mio libro: sono poesie di Alda Merini, donna straordinaria che la grave malattia nervosa non ha annientato. Mi viene istintivamente da pensare alla mia mamma che, come la poetessa, aveva una madre severa, distante e punitiva. Le accomuna anni di buio, di tormenti incompresi dagli altri, di cure psichiatriche inefficaci ma anche di  un’esistenza di amore corrisposto per la famiglia. Leggo i versi struggenti di ‘Mare e terra’ che mi commuovono perché mi ricordano un lontano giorno di aprile, quando Francesco aveva poche settimane: mi ammalai di una forma severa di depressione postpartum, esplosa come una burrasca  ma poi risolta.

   La Merini, proprio come me, ha sempre amato il mare. Lei scrive: ‘Sono così io. Certe volte spiaggia perduta e solitaria. Altre volte mare in tempesta e strillante. Certe volte isola deserta e silenziosa. Altre volte oceano che abbraccia il mondo.’ Alda, mi sei cara. Ti sento vicina, tu forte e vulnerabile come me, vigorosa e debole come la mia mamma, a volte in cima a onde perigliose, altre serena sulla sabbia bagnata. Ti sento figlia e madre da amare, non so perché. Ripongo il libro nella borsa e passeggio sulla battigia a debita distanza dalle onde. Il cielo è sempre più grigio; non c’è da stupirsi se la spiaggia è deserta. Poco più distante scorgo un uomo che cammina lentamente con un cagnolino al guinzaglio.  Chissà se anche lui è ispirato dal mare: sembra un po’ curvo pur non essendo vecchio. Proprio quando penso che forse è il caso di rientrare, intravedo in lontananza una bimbetta che gioca con il secchiellino e la paletta. Avrà cinque o sei anni. Ha i capelli corti e biondi, indossa un costumino intero di cotone con ruches bianche, come si usava negli anni Sessanta e si mordicchia le labbra mentre compone formine con la sabbia umida.

   Da chissà dove provengono le note di una canzone di quel tempo. Non ci sono bar nei dintorni, né stabilimenti balneari. Riconosco il vecchio pezzo di Celentano, ‘Nata per me’. Sono attonita. La bambina si accorge della mia presenza e mi grida un ‘ciao’ festoso. Io mi siedo poco distante da lei e la osservo giocare. Le chiedo poi dove sia la sua mamma: lei mi indica una giovane donna grassoccia che indossa un buffo cappello di paglia. Ha i capelli ramati con la permanente e sorveglia la figlioletta con gli occhi socchiusi. Ha un’aria pensierosa, direi mesta, e non capisco perché. Chiedo alla bambina il suo nome e lei mi risponde gioiosa, dopo un attimo di esitazione «Susanna!»

   La mamma si riscuote dal suo torpore per precisare che la figlia si chiama invece Daniela. Ha la mania di cambiarsi il nome, commenta.  La bimba non si scompone e fa una smorfia furbetta senza interrompere il suo gioco. E’ davvero una gran  chiacchierona. Senza bisogno di sproni mi racconta tante cose di lei: è figlia unica e detesta stare a casa: preferisce andare a trovare le  vicine che l’intrattengono in varie attività, come macinare il caffè, grattugiare il formaggio e spolverare i mobili. Colgo un guizzo sbarazzino nei suoi occhioni celesti e mi sorprendo a pensare che mi assomiglia molto.  Ha due bambole, Carolina e Silvia. Sono brave ma qualche volta la fanno arrabbiare, così lei fa loro delle iniezioni per punirle. Precisa che hanno il culetto bucato ma lei non può fare a meno di punzecchiarle quando sono cattive. Lei non è mai cattiva, aggiunge. A volte però, quando la mamma è a letto con il mal di testa, si domanda se magari lo sia e stringe a sé le bambole bistrattate. Ci sono dei giorni in cui ama fare i dispetti a chi le capita sotto tiro. Spesso fa impaurire la bisnonna Giuditta fingendo di inghiottire le pastiglie della mamma. Sono delle innocue palline di carta che ingurgita davanti a lei che ogni volta cade nell’inganno.  Ama accudire i bambini più piccini e vuole bene proprio a tutti. Ha un’adorazione per il papà che si occupa di lei più degli altri padri, quando la mamma non sta bene. Vorrebbe sposarlo da grande ma tutti le dicono che non è possibile. Troverà un marito buono come lui? O si farà imbrogliare da uomini sbagliati o addirittura malvagi?

   C’è tanto tempo per la piccola Daniela; l’amore è una cosa da grandi anche se lei mi confida che è innamorata di Renato, il figlio dodicenne della vicina di casa. Aiuta la mamma a fare la spesa, anzi va spesso lei al suo posto a comperare piccole cose; mostra la lista al fruttivendolo e al salumiere e pone gli acquisti nella borsina a rete. E’ orgogliosa di essere una bambina tanto disponibile ma vorrebbe più tempo da dedicare ai suoi giochi. Quali sono i suoi preferiti? Beh, vendere alle amichette le erbe selvatiche in campagna o il sugo ottenuto con pezzi di mattone pestati, guardare le mucche di Lillo al pascolo e osservare le formiche attirate dalle loro grandi cacche.  E’ adorabile quando ride. Non sa cosa farà da grande, forse la maestra. A volte scarabocchia su fogli fingendo di correggere dei compiti o impartisce lezioni a imitazione del maestro Manzi che segue in TV. Protesta quando la mamma la invita a rivestirsi ma la prospettiva di prendere il tram la convince a lasciare la spiaggia. Le guardo allontanarsi insieme mano nella mano, lei saltellante accanto alla mamma che sembra sfinita. Il mare stanca, si sa.

Tag: ,

Lascia un commento