
Nella Parigi della Belle Époque, César Cachelin, impiegato del Ministero della Marina, combina un matrimonio tra la figlia Cora e uno dei suoi colleghi più promettenti e ambiziosi, Léopold Lesable, pregustando l’ingente eredità che la sua ricca sorella Charlotte ha destinato alla giovane nipote. Ma alla morte dell’anziana zitella, con enorme sgomento i Cachelin apprendono una clausola del testamento sino ad allora ignorata: la coppia può disporre dell’eredità solo con l’arrivo di un figlio nel limite dei tre anni di matrimonio, diversamente il denaro – un milione netto! – andrà tutto in beneficenza. Col passare dei mesi, le speranze di una discendenza si fanno sempre più flebili. Se prima Cachelin venerava Lesable per la sua ambizione e proprio per questo lo aveva scelto come marito di sua figlia, adesso lo guarda «con un bisogno furioso di batterlo, di schiacciarlo, di prenderlo a calci». La posta in gioco resta però troppo alta per rinunciarvi. E forse la soluzione va cercata fuori dalle pareti di casa.
Pubblicata nel 1884, inizialmente sul mensile illustrato “La Vie Militaire” e successivamente inclusa nella raccolta di racconti “Miss Harriet“, la novella “L’eredità” di Guy de Maupassant rappresenta un’evoluzione significativa del tema narrativo già esplorato nel racconto breve “Un milione“, apparso nel 1882 sul quotidiano “Gil Blas”. L’edizione proposta da Carbonio, nella nuova traduzione di Bruno Nacci, in cui sono presenti sia la novella che il racconto originario, offre un’interessante opportunità di confronto tra le due opere, permettendo al lettore di cogliere le sfumature e le trasformazioni del processo creativo dell’autore. Questo recupero si rivela dunque imperdibile, non solo per gli appassionati dell’opera di Guy de Maupassant, ma anche per chi desidera immergersi in un’analisi profonda e stimolante della sua scrittura.
Ne “L’eredità“, Maupassant analizza le pulsioni più basse che animano i suoi personaggi pervasi di grettezza e opportunismo. Le loro azioni, crudeli e spietate, mettono a nudo meschinità e calcoli subdoli, tutti finalizzati a un’inarrestabile avidità e desiderio di affermazione sociale. L’autore adotta magistralmente un registro che fluttua tra farsa e tragedia, ironia e crudeltà, leggerezza e una rassegnata amarezza per colpire i mali e le debolezze di una società spietata tutta tesa all’affermazione di sè. Con un focus sui temi atavici dell’infertilità, dell’onore e del tradimento, “L’eredità” si erge come un memorabile affresco della piccola borghesia impiegatizia francese di fine Ottocento, un ritratto implacabile di una società pavida, ingorda e arrivista.
Di origine aristocratica, Guy de Maupassant nasce nel 1850 nella tenuta di Miromesnil in Normandia. I suoi primi anni sono segnati dai rapporti tesissimi tra i genitori fino alla loro separazione, nel 1862. Allo scoppio della guerra franco-prussiana, nel 1870, Maupassant si arruola come volontario. Tornato dal fronte, lavora come impiegato prima al ministero della Marina e poi a quello dell’Istruzione. Intanto scrive alacremente incoraggiato dall’amico di famiglia Gustave Flaubert, che venera come maestro e mentore. La sua prima raccolta di racconti, La casa Tellier, esce nel 1881; segue un decennio di fama e ricchezza in cui Maupassant pubblica centinaia di racconti e sei romanzi, tra i quali spiccano Una vita (1883), Bel-Ami (1885) e Pierre e Jean (1888). Il successo andrà di pari passo con un ’estenuante irrequietezza che, gravata da varie patologie (malattie veneree, cancro, paralisi), sfocerà nella follia. Dopo un tentato suicidio nel 1892, Maupassant verrà ricoverato in una clinica alle porte di Parigi dove trascorrerà l’ultimo anno e mezzo di vita, morendo il 6 luglio 1893 all’età di quarantadue anni. Solo in parte riconducibile alla grande lezione del Realismo e del Naturalismo, più vicina piuttosto al pensiero di Leopardi e Schopenhauer, l’opera di Maupassant rappresenta una delle vette più elevate della letteratura europea dell’Ottocento, che apre la strada al grande racconto moderno del Novecento.
Bruno Nacci ha curato classici della letteratura francese, da Chamfort a Nerval, e in particolare si è occupato di Blaise Pascal, su cui ha scritto il saggio La quarta vigilia. Gli ultimi anni di Blaise Pascal (2014). Di Flaubert ha tradotto Bouvard e Pécuchet e La tentazione di sant’Antonio, uscito per Carbonio nel 2023. Ha pubblicato il noir L’assassinio della Signora di Praslin (2000); con Laura Bosio ha scritto i romanzi storici Per seguire la mia stella (2017), La casa degli uccelli (2020) e il saggio Da un’altra Italia (2014). Ha pubblicato le raccolte di racconti: La vita a pezzi (2018), Dopo l’innocenza (2019), Destini (2020), Congedo delle stagioni (2022) e il racconto lungo La fine del viaggio (2023).
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