
QM sono le risposte a quattromani.
Benvenuti Cristina e Alessandro su Liberi di scrivere. Grazie di avere accettato questa intervista. Inizierei con le presentazioni. Ognuno si presenti.
QM: Grazie infinite per il tuo invito, Giulietta.
Cristina Pasqua: sono un’editor freelance, una redattrice, una correttrice di bozze. Non mi viene facile dire che sono una autrice, visto che ho pubblicato solo due raccolte di racconti, Diciassette (Odradek Edizioni, 2001) e, a distanza di oltre vent’anni, Fughe (pièdimosca, 2023). Oltre all’uscita di forasacchi (pièdimosca | glossa, 2024), una raccolta di microtesti, ho partecipato alle antologie multiperso (pièdimosca | glossa, 2022) e L’ordine sostituito (déclic, 2024). Credo che per definirsi scrittrice sia necessario essere letta e io penso di essere arrivata solo a uno sparuto gruppo di persone, agli amici. Sono un’appassionata di arte contemporanea e di fotografia, un’amante di cani abbandonati, una lettrice onnivora, mi piace camminare e lavorare a maglia, non ho la patente, detesto stendere lavatrici e ancora di più ritirare e piegare i panni.
Alessandro Pera: lavoro come operatore impegnato in percorsi educativi rivolti ai minori delle periferie romane. Sono attivo con la cooperativa Diversamente nelle scuole e nel territorio, proponendo soprattutto interventi di didattica innovativa e narrazioni didattiche. Nel 1999 ho pubblicato con Odradek Edizioni la raccolta di racconti Afa, tra i finalisti del premio Strega 2000, e nel 2014 In tempo di guerra e altri racconti con Lorusso Editore.
Siete gli autori a quattro mani di un romanzo Forbici edito da Lorusso editore. Descrivetemi il libro in modo personale e originale.
QM: Forbici, che tra l’altro è stato tra i romanzi finalisti del NebbiaGialla 2020, è un collage di trame, sottotrame, personaggi, comparse, apparizioni. Il protagonista, il commissario Marcello De Falchi, in realtà è solo una delle tante facce che popolano quello che in un certo senso potrebbe definirsi un romanzo corale, dove i veri protagonisti sono il Tempo e lo spazio – l’ambientazione nel quartiere di Montesacro, a Roma. L’innesco è la morte di Flavio Zani, nella notte di Halloween, il 31 ottobre 2014, in un non-luogo, ForRent, dove è stato costretto a trasferire faldoni e ufficio per i rovesci della sorte. Alla sua morte, all’apparenza inspiegabile, segue l’omicidio del ginecologo antiabortista Maurizio Collina, in un certo modo simile per modalità a quello di Zani. La trama si infittisce quando torna a galla un’aggressione, avvenuta negli anni novanta davanti all’Università occupata, e un altro caso, archiviato come rapina, nel 2005.
Come è stata l’esperienza di scrivere a quattro mani? Come avete proceduto?
QM: Scrivere a quattro mani si è rivelata un’esperienza molto divertente. Si scrive per farsi leggere, è una falsa verità affermare che si scrive per se stessi. Quando hai a disposizione un’altra bocca – un’altra lingua –, altri due occhi, con un’ottica e un punto di vista sulla realtà diverso dal tuo, una visione del mondo simile ma altra da te, fosse anche solo per sfumature, e soprattutto delle grandi orecchie pazienti, dedicate all’ascolto dell’altro, è un miracolo, è come se ti sdoppiassi rimanendo singolo.
Abbiamo pensato di scrivere un romanzo di genere e, da un’idea di massima, nata sulle rive del lago di Bolsena, abbiamo immaginato il protagonista Marcello De Falchi e l’altro vero protagonista del romanzo, il Tempo. Tornati dalle vacanze, abbiamo iniziato a vederci un giorno alla settimana, sempre nello stesso posto, il Comò, un bistrot di Montesacro, e abbiamo iniziato a scalettare. Dalla scaletta, dove già era manifesta il corso placido della linea narrativa principale, si sono innestati tutti i possibili affluenti, le sottotrame, le linee narrative secondarie. Dopo aver tirato giù una bibbia dettagliata di personaggi e comparse, per non rischiare di affogare in un bicchier d’acqua, siamo passati a scalettare in breve i capitoli. Ultimato questo passaggio, abbiamo cominciato a scrivere un capitolo a testa a settimana, palleggiandoceli e facendo osservazioni nei commenti, se necessario. Abbiamo lavorato in modalità di revisione per avere la possibilità di vedere le modifiche dell’uno o dell’altra in chiaro, oppure evidenziando blocchetti o parti di testo se tante volte non ci convincevano del tutto. Siamo stati molto fortunati, non ci siamo mai inceppati, non ci sono mai stati dissidi, solo incertezze di snodi narrativi, sempre risolti di comune accordo, non ci siamo mai scontrati sulla costruzione di personaggi, su trama e sottotrame. Abbiamo due scritture compatibili, inoltre ci conosciamo da oltre vent’anni.
Lo rifareste?
QM: Ebbene sì, lo abbiamo già fatto. Due anni dopo la scrittura di Forbici, nel 2016, abbiamo scritto il seguito, l’inedito Vendetta, dove torna il commissario De Falchi, la sua squadra e altri personaggi a sorpresa. È ambientato nel mondo dell’arte contemporanea, tra Roma e Napoli – Alessandro è di origini partenopee, Cristina ha vissuto per un anno, da bambina, nell’hinterland napoletano. Doveva essere una trilogia, la trilogia di De Falchi. Chissà se mai ci imbarcheremo nella scrittura del terzo e ultimo capitolo.
Forbici lo possiamo definire un poliziesco, c’è un commissario, ma l’indagine procede in modo molto particolare. Come avete intrecciato i vari avvenimenti del presente e del passato?
QM: La scelta di frammentare la linea del tempo è nata in fase di ideazione e scaletta. Ci interessava sfalsare i piani, una specie di montaggio alternato tra presente e passato, dove il passato per gli accidenti del caso ritorna e si innesta sul presente, scompigliando gli equilibri già precari dei personaggi, sparigliando le carte. Siamo partiti da una frase Il tempo non muore mai Il cerchio non è rotondo in apertura del film Prima della pioggia (1994) di Milko Manchevski, che è un po’ il cuore pulsante del romanzo.
Chi ha avuto l’idea di base, il soggetto iniziale?
Cristina Pasqua: Due teste, quattro mani. Forbici è nato da una nostra conversazione, nel lontano febbraio 2014, in coda alla presentazione di In tempo di guerra (Lorusso editore, 2014), raccolta di racconti di Alessandro. Era da un po’ che non ci vedevamo, è stata l’occasione per ritrovarci e l’iniziodi una sfida: riuscire a scrivere un romanzo. Ai tempi, praticavamo solo la forma breve, – a parte il mio avventato tentativo di trasformare in romanzo Carlotta dei miracoli, racconto cinematografico segnalato al Premio Solinas 2002. Ci siamo detti che provare a scrivere un romanzo di genere a quattro mani sarebbe stato divertente. Io, proprio in quel periodo stavo leggendo autori di romanzi di genere ‘seriali’, che seppur originali e molto diversi tra loro per personaggi e ambientazione, presentavano un curioso humus comune. Francisco Gonzalez Ledesma e il suo ispettore Méndez con le tasche delle giacche sempre sformate dai libri, il commissario Kostas Charitos di Petros Markaris, con la sua passione per i lemmi del vocabolario associati ai casi del momento; Lemaitre con il suo minuscolo commissario Camille Veroheven, praticamente un nano, figlio di una pittrice assassinata, che fa schizzi degli indagati durante gli interrogatori, ma anche, seppure di sguincio; il giornalista d’inchiesta Mikael Blomkvist creato dalla penna di Stieg Larsson. La cosa che ritrovavo in autori così diversi era l’ottica larga, non solo un giallo, non solo il genere, ma anche un’ analisi del contesto, un’ambientazione molto caratterizzata – le vie, le strade, i locali –, un protagonista con una passione particolare, una vena di critica sociale, a volte un taglio di sapore politico – penso alla Grecia dei Colonnelli dove Kostas era un questurino, al personaggio di Zisis per Markaris; all’interdizione e all’alienazione dei suoi beni di Lisbeth Salander di Blomkvist, all’interessante respiro politico di Ledesma.
QM: Per questo, Marcello De Falchi, oltre a essere laureato in Filosofia teoretica, è un collagista che ricorre alla sua passione per osservare in modo diverso la realtà e ripensare i casi che si trova di volta in volta a fronteggiare. Ci siamo detti anche che non sarebbe stato male ambientare la storia a Roma, al posto dell’Atene di Markaris, della Stoccolma di Blomkvist, dei ‘barri’ di Barcellona di Ledesma, della Parigi senza luci di Lemaitre o di Fred Vargas. Così abbiamo pensato a Montesacro, in particolare a Città Giardino.
Roma si può dire, o meglio il quartiere di Montesacro, è un “personaggio” importante del romanzo. È tutto nato da un luogo? Siete entrambi di Roma?
QM: È tutto nato in un luogo. Il romanzo l’abbiamo scalettato al Comò, un localetto a viale Gottardo, tra un bicchiere di rosso e l’altro. Siamo entrambi di Roma, abitiamo in due luoghi non così distanti di Montesacro. Ci sembrava una buona ambientazione, anche se la nostra mappa del quartiere non è precisa puntuale come quella degli autori citati, ma emotiva. Deve avere qualcosa di particolare, Montesacro, di sghembo ed evocativo, visto che non siamo stati gli unici a pensarlo come possibile territorio narrativo. Penso a Primavera di bellezza di Fenoglio, tanto per citare il primo che mi viene in mente. Forse il vero protagonista di Forbici è il Tempo, il passato che non muore mai e ritorna come un’onda ad abbattersi sul presente. E sempre pensando alla dimensione temporale, in Forbici anche il tempo atmosferico ha la sua importanza, difatti tutti i capitoli dove è presente il PM Borghi hanno in esergo un bollettino meteo.
Quali sono i vostri autori preferiti? Chi vi ha principalmente ispirato?
Cristina Pasqua: Shirley Jackson, Irvine Welsh, Borges, Cortázar e Italo Calvino per formazione, Dino Buzzati. Anche Philip Roth e Vladimir Nabokov. Toni Morrison. E fra gli italiani Calvino e Buzzati.
Alessandro Pera: Per il libro Forbici Ledesma, Markaris, Lemaitre che abbiamo citato prima.
Ci sono derivazioni cinematografiche? Film o telefilm che vi hanno dato ispirazione?
QM: Io (Cristina) sono laureata in Storia e critica del cinema, ma confesso di non aver mai pensato a un regista o a un film in particolare mentre scrivevamo Forbici. Forse, in modo del tutto inconsapevole, avendo avuto la fortuna di fare due anni di montaggio video all’università, ho applicato alla scrittura i principi del montaggio. Come già spiegato prima, la matrice di Forbici più che cinematografica è letteraria.
Avevate già scritto testi a quattro mani?
QM: Sì, anni e anni prima di Forbici, con l’amico Edoardo De Falchi, a cui abbiamo rubato il cognome, e sotto la guida di Francesco Crescimone, regista cinematografico indipendente, purtroppo scomparso qualche anno fa, progetto cinematografico che non è mai decollato. Si trattava di un soggetto che rileggeva in chiave inedita il personaggio di Giufà, che nella nostra mente era Antonio Rezza.
Immaginatevi che una casa di produzione cinematografica ne compri i diritti. Avete carta bianca. Chi immaginate potrebbe essere il regista e quali attori vedreste nelle parti principali?
QM: Forse i Manetti Bros., il giovane Sibilia oppure, pensando al ritmo concitato di dritto e rovescio di Challengers, azzardiamo Luca Guadagnino. Per il cast, Marcello De Falchi è Filippo Nigro, Il pm Borghi è Franco Trevisi, Lisa è Antonia Liskova, l’archivista Aglioli è Valerio Aprea, il professor Brutti è Giancarlo Giannini, Franco Liverani è Ricky Memphis.
Grazie della disponibilità, nel salutarvi mi piacerebbe sapere quali sono i vostri progetti futuri.
QM: Riuscire anche solo a pensare e a dire senza vergogna che sono una scrittrice continuando a sprazzi a fare l’editor di narrativa; pubblicare cinque (premio Zeno 2022), Memoria del fuoco e Musica di sottofondo per pubblici esercizi, che ristagnano nel mio magazzino, come direbbe Hannibal Lecter. Grazie infinite a te, Giulietta, per il tempo, per l’attenzione.
Alessandro Pera: Anche io ho un libro nel cassetto, chissà…
QM: Grazie ancora, Giulietta, è stato un piacere.
Tag: Alessandro Pera, Cristina Pasqua, Forbici, Lorusso Editore
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