:: Un’ intervista con Ben Pastor, per Luna Bugiarda, (Sellerio, 2013) a cura di Viviana Filippini

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8. cover SELLERIOTorna a trovarci tra le nostre pagine Ben Pastor che ci ha raccontato della nuova edizione di Luna bugiarda, pubblicato per la prima volta undici anni fa da Sellerio e ora rieditato con alcune modifiche e precisazioni narrative. Un giallo storico coinvolgente e ad alta tensione dove le cose e le persone non sono mai quello che sembrano, ma parliamone con Ben che ci ha rilasciato questa intervista:

D. La prima uscita italiana di Luna bugiarda risale al 2002. Perché la scelta di questa nuova edizione e cosa ha di diverso rispetto a quella precedente?

R. Il pubblico di Martin Bora si è allargato negli anni, ma allo stesso tempo molti lettori – che hanno conosciuto il personaggio nelle edizioni Sellerio – ignoravano le sue precedenti avventure. Da qui la decisione di riproporre i romanzi precedenti a Il Signore delle cento ossa. Le modifiche alla nuova edizione di Luna bugiarda non sono sostanziali, ma piuttosto mirate ad armonizzare il testo con dettagli che si riferiscono ad investigazioni che non erano ancora state “coperte” in precedenza. Inoltre, anche la migliore traduzione va periodicamente rivista per linguaggio, stile, eccetera.

D. Martin Bora si trova in Veneto dopo l’8 settembre del 1943 ed è reduce da un attentato che gli lascia profondi segni fisici e interiori, ma nonostante tutto accetta la missione investigativa. Questo suo farsi detective è una passione vera o una sorta di via di fuga dal fronte e dall’ideologia nazista?

R. Le motivazioni ultime degli esseri umani, reali o inventati, sfuggono quasi sempre all’analisi. Azzardando un’ipotesi, anche grazie a letture di diari, corrispondenza e altre fonti primarie d’epoca, direi che un uomo dell’ambiente di Bora (colto, internazionale) debba necessariamente vedere la guerra come un terribile fenomeno che va affrontato come un dovere. Lo stesso senso del dovere, morale e filosofico, lo spinge a risolvere casi criminali che potrebbero altrimenti restare impuniti. La dittatura e i suoi orrori sono qualcosa con cui confrontarsi quotidianamente, senza cercare di sottrarsi.

D. Spesso nel libro accadono eventi e alcuni dei personaggi non sono davvero quello che sembrano a prima vista. Questo senso di ambiguità che rapporto ha con il titolo Luna bugiarda?

R. Spesso nella letteratura (non solo di detection), l’ambiguità è il sostrato stesso del narrato. La vita di per sé è complicata, e ogni volta che ci troviamo davanti alla complessità ci troviamo davanti a potenziali equivoci, finzioni, doppi sensi, menzogne. Quando c’è di mezzo un crimine, tutto diviene ancora più opaco e sfuggente. L’apparente “bugia” della luna, che è crescente proprio quando ha la gobba verso il tramonto, e viceversa, fornisce un’utile metafora, non solo linguistica, al romanzo.

D. Accanto a Bora c’è l’ispettore Sandro Guidi. I due hanno caratteri molti diversi tra loro, quanto questa diversità influenzerà le indagini e la percezione degli eventi a seguire?

R. Si sa che nella costruzione di una coppia di protagonisti le differenze sono necessarie. Letteratura e cinema abbondano di “strane coppie” dove per fisico, mentalità, attitudini, i due caratteri principali si completano a vicenda. Nel caso di Bora e di Guidi, le loro visioni della vita sono quasi opposte per indole, lingua, cultura: da qui l’interessante doppio binario che segue l’inchiesta, non senza diverbi e critiche reciproche. Chissà come avrebbero risolto il caso individualmente?

D. Il notabile Lisi, non è proprio uno stinco di santo, è uomo potente e ambiguo. I fatti di cui sarà protagonisti possono essere gli indizi che lui è un po’ vittima e carnefice di se stesso?

R. Sicuramente il fascismo, come ogni dittatura del Ventesimo secolo, esasperò le tendenze personali di coloro che vi parteciparono rivestendo ruoli pubblici. Un “ras” provinciale, adulato e obbedito, poteva ben essere tentato di anteporsi o addirittura sostituirsi alle regole: lo fanno anche i politici attuali! (più in Italia che negli Stati Uniti, a dire il vero). Lisi non è una vittima innocente, ma il mondo ideologico e brutale in cui si muove può avere contribuito a renderlo quello che è.

D.Tra i principali sospettati dell’omicidio c’è anche Claretta Lisi, la moglie della vittima. Mi ha ricordato molto le attrici dei film dei “Telefoni Bianchi”, tutta perfetta, patinata, ma la donna è così fragile come vuole far credere?

R. L’annosa questione della vera o presunta fragilità della donna (in generale) ha fatto versare fiumi d’inchiostro. Nell’Italia maschilista del Ventennio, in cui i ruoli di moglie e madre erano privilegiati, non mancavano tuttavia modelli più “leggeri” e attraenti che riscuotevano enorme successo: le attrici cinguettanti dei “Telefoni Bianchi”, appunto. Per Claretta Lisi, che fra l’altro condivide il diminutivo con l’amante ufficiale del Duce, l’immagine della bionda inerme e un po’ svampita è un mezzo per conquistare un marito ricco e potente, e non solo…

D. L’ambientazione è nell’Italia bellica, chi legge sa che è in corso il conflitto, ma la guerra non irrompe mai nella narrazione se non in modo sporadico. Come mai la scelta di questa funzione di “cornice” della Seconda guerra mondiale?

R. L’investigazione necessariamente richiede tempo e lucidità mentale. Questi elementi, sia per Bora che per Guidi, sono spesso interrotti dalla realtà terribile della guerra nell’Italia occupata dai nazisti. La scelta di usare gli eventi bellici come cornice – senza peraltro tralasciare episodi quali la deportazione, i bombardamenti, o la lotta partigiana – permette di ricostruire in modo plausibile quelle che potevano essere le giornate “lavorative” di un ufficiale tedesco e di un commissario di Pubblica Sicurezza alle prese con un caso politicamente delicato.

D. Martin Bora è un ufficiale della Wermacht, quindi un militare tedesco, ma il suo atteggiamento non del tutto chiaro verso la guerra e la situazione degli ebrei infastidisce – e non poco – il capitano delle SS Lasser. Come reagirà il superiore di Bora alla vaghezza di presa di posizione del protagonista?

R . Da tempi non sospetti, ovvero dalla sua partecipazione come giovane volontario alla Guerra Civile spagnola nel 1937, Bora si è confrontato con superiori che trovavano sospetto il suo tiepido atteggiamento verso la sopraffazione cieca (La canzone del cavaliere); dalla Notte dei Cristalli in poi (Il Signore delle cento ossa) l’antisemitismo diviene il principale se non l’unico dilemma morale con cui l’ufficiale si trova a confrontarsi, spesso a suo rischio. Come si vedrà nel prosieguo della sua carriera di soldato e di uomo, il suo terreno di manovra si farà sempre più ridotto, accidentato e pericolosissimo. È una scelta etica che molti fecero in Germania, e che pagarono con la vita.

D. In opposizione a Lasser troviamo il colonnello dell’aviazione tedesca Habermehl. Quanto è importante la sua figura per Bora?

R. Per un giovane, le figure maschili adulte sono quasi sempre in loco parentis, ovvero hanno una valenza paterna. Nel caso dell’affettuoso colonnello amico del patrigno di Bora, servizievole ma militarmente finito – anche per il suo alcolismo -, l’immagine è forse quella del padre di cui non si devono seguire le debolezze. Habermehl resta comunque una figura che rimanda ai gloriosi inizi dell’Arma aerea, e quindi all’immaginario eroico di un’intera generazione di ragazzi cresciuti nel primo dopoguerra.

D. In Luna bugiarda oltre all’indagine scopriamo che Bora ha una vita privata, una moglie, ma le mancate risposte alla sue lettere da parte della donna cosa determinano in lui?

R. Benedikta (Dikta) appare fin dagli inizi della serie come la controparte affettiva di Martin Bora. Prima come innamorata, poi come fidanzata – non senza l’opposizione della famiglia di lui – quindi come moglie lontana. In effetti, la lontananza è la costante della loro relazione: missioni estere, guerra, l’accavallarsi di corsi in prestigiosi istituti miliari riducono grandemente i tempi e gli spazi che la giovane coppia ha a disposizione. Per quanto sessualmente ben assortiti e appartenenti allo stesso milieu sociale, Martin e Dikta convivono ben poco. Perciò l’assenza di corrispondenza da parte di lei pesa così notevolmente su Bora in Luna bugiarda: un tocco tristemente realistico, poiché le relazioni amorose furono fra le prime vittime del conflitto.

D. Bora va in più occasioni a casa di Nando Moser, un gentiluomo di campagna, povero e decaduto come la sua abitazione che sta andando in frantumi. Qui c’è un pianoforte e si parla di Mozart, della sua genialità e del conflitto con Salieri. Quanto questa parte di storia passata è in rapporto con il vissuto e l’agire di Bora?

R. Figlio di un musicista di fama mondiale, e valente pianista lui stesso, nel romanzo Bora ha di recente subito la perdita della mano sinistra. Questa mutilazione, terribile di per sé, è doppiamente crudele per chi sia cresciuto con la passione della musica classica e del pianoforte. L’incontro con un vecchio e impoverito proprietario terriero, rappresentante di quella piccola nobiltà cui Bora stesso appartiene, echeggia il passato colto e soldatesco della Mitteleuropa spazzata via dalla Grande Guerra; allo stesso tempo, sembra presagire la sconfitta e lo smembramento territoriale che nel ’43 già si profilano per la Germania. Il ricordo del passato e le conoscenze musicali caratterizzano Bora nel profondo, e ne definiscono anche l’atteggiamento rigoroso verso la vita.

D. Nella casa di Moser ci sono una serie di vecchi trofei di battaglie vinte contro i Turchi e sulla bandiera turca c’è una Luna. Quanto essa è in rapporto con la Luna bugiarda del titolo spesso citata nella narrazione dai alcuni personaggi?

R. Ogni epoca e ogni nazione hanno avuto il proprio avversario ideale, di volta in volta definito come barbaro, alieno, altro da sé. Se per l’Europa moderna dal ’600 al 1918 l’Impero Ottomano fu il nemico da sconfiggere, ben altro fu lo scontro di ideologie nella Seconda guerra mondiale. I “Turchi” del romanzo non sono etnicamente definiti; sono da interpretare come coloro che sono diversi da noi, ma anche come i nostri complessi e conflitti interiori. Perciò appaiono le bandiere con la mezzaluna, il poliziotto siciliano a nome Turco (che definisce le male azioni “cose da Turchi”), e Bora parla dei “Turchi” che sono dentro ognuno di noi.

D. Nella nota finale c’è un’attenta riflessione sul romanzo e su quanto la tua vita e la Storia ti abbiano influenzato e continuino a farlo. Quanto è importante conoscere le nostre radici e quelle del mondo dove viviamo?

R. Fra le molte cose che ho imparato nella mia vita americana c’è anche un’attitudine molto pratica nei confronti delle esperienze concrete: Life happens, la vita succede. Con questo non si intende che non si debba avere un ruolo attivo e pienamente responsabile nei confronti delle proprie scelte, anzi. Si ammette però che le circostanze possono essere impreviste e anche negative, e che non aiuta piangersi addosso. Quando poi confronto la mia esistenza con quella delle generazioni che mi hanno preceduto, posso solo seguitare a rendere omaggio come posso, da scrittrice, alle loro difficili e spesso tragiche vicende. Non si tratta di giustificare, tanto meno di scusare: ma noi tutti deriviamo dalla nostra storia comune, e dobbiamo prenderne atto. Quanto alle radici familiari e personali, sono valide e importanti nella misura in cui ci aiutano a conoscerci e a migliorare: per me la vera genealogia è quella delle passioni e dei principi che condividiamo con i nostri vecchi, e con quelli prima di loro.

D. Un’ultima domanda: dopo la nuova edizione di Luna Bugiarda, sei al lavoro su qualche nuova avventura per Bora o ti stai dedicando ad altro?

R. Sono ormai a buon punto nella stesura del prossimo romanzo di Martin Bora, che si svolge nell’isola di Creta appena sanguinosamente occupata dall’aviazione tedesca nel 1941. Un’occasione per toccare alcuni aspetti del protagonista e alcuni temi – fra cui le antichità classiche e i miti del Mediterraneo – che finora non erano stati affrontati. Un’investigazione che si trasforma quasi letteralmente in un’odissea. Dopo la bruma padana di Luna bugiarda, la luce abbagliante della patria del Minotauro e del Labirinto!

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