Con “Siria mon amour”, edito da Piemme nel 2013, Cristina Obber e Amani Al Nasif affrontano con uno strumento semplice ma nello stesso tempo potente- il romanzo- un argomento ancora raramente discusso in Italia: quello dei matrimoni combinati.
Nel nostro paese, infatti, l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica si è concentrata, pur con considerevole ritardo rispetto ad altri paesi europei, sulla prevenzione dalla violenza di genere e dal femminicidio, così come sulla denuncia di un’immagine degradante e svilente della donna-oggetto, proposta in molti programmi televisivi e pubblicità promozionali.
I matrimoni combinati ed alcune altre importanti questioni inerenti l’intero genere femminile (le mutilazioni genitali, la tratta di persone a scopo di sfruttamento sessuale o lavorativo), vengono ancora percepiti dall’opinione pubblica come problemi lontani, non appartenenti alla nostra cultura, riguardanti prevalentemente persone di diversa nazionalità e dunque non degni della nostra attenzione, della nostra indignazione, della nostra rabbia.
Ciò che spesso si dimentica è che esiste un unico sistema patriarcale, diffuso in tutto il mondo, che percepisce la donna come una mera appendice della volontà maschile, completamente sottomessa, e che non distingue tra femminicidio, pubblicità sessiste, matrimoni imposti.
La violenza contro le donne ha un unico grande volto che può essere deframmentato, quasi fosse un enorme prisma, ed osservato da diverse angolazioni, ognuna delle quali ci permette però di denunciarla e contrastarla in maniera completa, senza distinzioni.
Per chi non conosce questo tipo di violenza, il romanzo “Siria Mon Amour” fornisce un quadro del tutto convincente e chiaro per approcciarsi al problema. Intanto perchè Amani è nata in Siria ma è completamente italiana, nelle abitudini, nelle scelte, nello stile di vita. E’ perfettamente integrata, come quasi tutti i giovani di seconda generazione che vivono nel nostro paese e che ancora oggi l’opinione pubblica fatica così tanto a considerare degni di essere considerati italiani.
Amani, mentre racconta attraverso la penna di Cristina Obber quello che le succede a 16 anni, si mostra una ragazza come molte altre, come me per esempio. Inoltre, benchè di origini siriane, non è stata spesso nel suo paese di origine e dunque la proposta della madre di recarvisi per risolvere un cavillo legato al passaporto viene vissuto dalla ragazza come l’occasione per un bel viaggio estivo.
Le conseguenze del viaggio in Siria, del tutto inaspettate, colgono di sorpresa anche il lettore, che non si capacita di come la vita normale di una 16enne possa essere rivoluzionata in pochi giorni, in maniera irreversibile, nel 2006. Un libro del genere, fortunatamente, non è accademico, non necessita di un background approfondito sulla Siria, non richiede sforzi di fantasia. E’ reale, crudo, vero, talmente vicino a noi da permetterci di vedere i fatti con gli occhi di Amani, così come lo sono i matrimoni combinati di cui spesso non ci interessiamo perchè riguardanti “gente diversa da noi”.
E’ uno di quei libri da regalare a tutti, ai propri figli, ai propri fidanzati, alle proprie mamme, a chiunque pensiamo sia importante che questa storia vada raccontata, per dare voce a chi ha avuto la forza di non restare in silenzio.
Cristina Obber è nata a Bassano del Grappa il 9 novembre 1964. Giornalista pubblicista, ha collaborato per cinque anni con un quotidiano vicentino. Nel 2008 ha pubblicato “Amiche e ortiche” con Baldini Castoldi Dalai, affresco dolce-amaro dell’amicizia al femminile. Nel biennio 2009-2010 ha pubblicato con A. Fraccaro editore “Primi baci” e “Balilla e piccole italiane, la scuola, i sogni, la vita”, raccolte di testimonianze sulla prima metà del novecento. Nel novembre 2011 ha pubblicato un ebook di narrativa dal titolo “La ricompensa”, per Emma books. Nel 2012 ha pubblicato “Non lo faccio più, la violenza di genere raccontata da chi la subisce e da chi la infligge”, ed. Unicopli, da cui è nato un progetto scuole. Nel 2013 è uscito “Siria mon amour” per Piemme editore. Collabora con Dol’s, il sito delle donne on line.
Amani El Nasif, nata ad Aleppo, in Siria, a 3 anni si è trasferita a Bassano del Grappa con la famiglia. Un giorno Amani parte per la Siria per correggere un errore sul passaporto. Scopre di essere caduta in una trappola e di trovarsi lì per essere data in sposa a un cugino. In Siria Amani resta un anno lunghissimo poi di colpo sua madre ritorna in Italia e la porta con sé. Tornata, Amani sposa un uomo italiano ed ora è mamma.
23 giugno 2013 alle 7:21 |
questo voglio proprio leggerlo per capire gli altri e le culture diverse, ma forse non troppo per certi aspetti, dalla nostra