Un bosco, un casa sperduta in mezzo ad esso, due donne che cercano di ricominciare a vivere e in inquietanti pericoli che destabilizzeranno la ricerca dell’armonia. Il tutto permeato in modo costante da un’atmosfera di ansia e di pericolo imminente. Una sensazione di angoscia che si percepisce dalla prima all’ultima pagina di questo romanzo proveniente dal Nord Europa – per la precisione da Gröndal – dove vive Björn Jakobsson, autore di Alla fine della strada. Questo è il thriller mozzafiato d’esordio dell’autore svedese che con la sua penna trascina noi lettori dentro ad un inquietante mondo e nelle menti dei diversi personaggi presenti sulla scena (pochi, ma accuratamente definiti). Suspense, tensione, colpi di scena spiazzanti e improvvisi mantengono sempre viva l’attenzione di noi lettori, suscitando forte emozioni e un timore continuo per la sorte delle due protagoniste capitate nel posto sbagliato al momento sbagliato. Una è Polly, ragazza profondamente segnata dalla scomparsa del padre morto a causa di un terribile incidente. L’altra è Ivona, la sua matrigna. Il tragico evento che le ha toccate da vicino non le ha unite, anzi le ha allontanate sempre più. Ivona non demorde e vuole recuperare il rapporto con la figliastra, sperando allo stesso tempo di far rinascere la voglia di vivere in Polly, la quale non ha fatto altro che chiudersi sempre più in se stessa, recidendo i rapporti con il mondo esterno. Il soggiorno forzato – niente tv, niente accesso ad internet, niente telefoni- nella casa nel bosco si trasformerà ben presto in un vorticoso incubo di paura, quando le due donne verranno a conoscenza dei brutali omicidi avvenuti in zona. Quello che incuriosisce in questo romanzo oltre a certe atmosfere tetre e claustrofobiche che richiamano Stephen King è la fine indagine introspettiva che ci porta alla scoperta dell’ambiguità costante delle persone. I personaggi presenti accanto alle prime attrici sono inquietanti, perché a livello superficiale si atteggiano in un certo modo, ma in realtà nel loro io più profondi nascondono impulsi e istinti primitivi impensabili e pure incontrollabili. Indefinibili sono l’ottantenne Karsten e suo figlio Adrian, il giovane ex galeotto al quale Polly e Ivona chiedono – per cause di forza maggiore – aiuto. La coppia di nemiche-amiche desidera fa ripartire quel catorcio di automobile con il quale sono arrivate, perché è l’unico mezzo che hanno per fuggire da quella prigione di ghiaccio nella quale si sono ficcate. Oscuro è anche Conny, il poliziotto che dovrebbe rappresentare per le due donne il gancio giusto per la via di fuga e invece con quello che dice e fa, mette in discussione la sua figura di uomo impegnato a far rispettare la legge. Ma allora di chi si dovrebbero fidare Polly e Ivona? Questo non posso svelarvelo per non togliervi il piacere della lettura, ma di sicuro il primo giallo di Jakobsson è ben costruito nel suo impianto narrativo e la storia scorre via veloce pagina dopo pagina tenendo chi legge con il fiato sospeso sempre. L’altro aspetto che ci tengo a sottolineare è che Alla fine della strada sarà sì un thriller a tinte fosche, ma allo stesso tempo ha un po’ del romanzo di formazione psicologica, perché oltre all’evoluzione del rapporto tra donne – per la precisione tra una figliastra e la sua matrigna- prima nemiche, poi amiche, espone il difficile cammino di rinascita di un’adolescente molto provata dai traumi esistenziali subiti nella sua giovane esistenza. Da leggere per provare un brivido di tensione in questo gelido inverno e capire un po’ cosa si nasconde nell’animo umano. Traduzione di Mattias Cocco.
Björn B. Jakobsson è nato nel 1956; vive a Gröndal, fuori Stoccolma, con la moglie e due figli. È traduttore e giornalista e tiene una rubrica fissa sulla rivista «Konsult». Alla fine della strada è il suo primo romanzo.
20 dicembre 2012 alle 8:38 |
mi è sfuggito il nome del traduttore dallo svedese: Mattias Cocco
perfetto ora c’è tutto