Premetto di aver da sempre apprezzato molto l’opera di Ken Follett arrivando a giudicare La cruna dell’ago uno dei più bei romanzi di spionaggio mai scritti. Lo stile semplice e diretto, che scorre sulla pagina con una naturalezza che sembra prodotta senza sforzo, il pizzico di erotismo, il gusto anarchico e il senso dell’umorismo tutto gallese, la ricerca storica quasi ossessiva che risulta evidente nella miriade di dettagli, anche apparentemente insignificanti, con cui ricrea le ambientazioni sono state sempre caratteristiche che mi hanno reso questo autore letterariamente simpatico, ancor di più quando si occupa di spy story.
Detto questo, che mi sembrava doveroso, veniamo alla The Century Trilogy ambizioso e quasi inumano progetto con cui Follett vuole condensare la storia del Novecento, romanzandola attraverso le vicissitudini di alcune famiglie le cui vicende si intrecciano indissolubilmente passando da generazione in generazione. Se nel primo capitolo La caduta dei Giganti l’autore narrava gli avvenimenti della Prima Guerra Mondiale e della Rivoluzione Russa, ne L’inverno del mondo, secondo capitolo della Trilogia, è il turno della Seconda Guerra Mondiale. Anticipo che il terzo e ultimo capitolo della trilogia uscirà nel 2014 con il titolo provvisorio di Edge of Eternity e tratterà il periodo della Guerra Fredda e non stento a pronosticare che sarà il più interessante dei tre, vuoi perché è più vicino a noi e le fonti da cui attingere sono più recenti e molte volte ancora sconosciute, vuoi perché Follett come dicevo è un maestro nella guerra di spie.
Ma torniamo a L’inverno del mondo edito da Mondadori, la cui traduzione in italiano è stata affidata ad una squadra di traduttrici: Roberta Scarabelli, Paola Frezza Pavese, Adriana Colombo, Nicoletta Lamberti alle quali va il merito di essere riuscite a rendere fluida e fruibile un’ opera decisamente impegnativa. In 950 pagine verrete ad avere a che fare con decine e decine di personaggi, tra storici e inventati, e probabilmente vi affezionerete ad alcuni e un po’ meno ad altri, ma pur tuttavia dovrete avere la pazienza di ricordare le loro azioni precedenti e come si concatenano con la narrazione. Se non ve la sentite di fare questo sforzo cimentatevi in una lettura più agevole.
Come ogni opera ha pregi e difetti e anche in questo molto incide il gusto personale. Dal punto di vista storico molte semplificazioni sono state fatte per cui non aspettatevi un saggio storico cosa che naturalmente, essendo un romanzo, non è. Opinabile anche la scelta di dare maggiore risalto ad alcuni avvenimenti, trascurandone altri di pari o maggiore importanza, ma probabilmente sono state fatte delle scelte precise, anche scomode come narrare l’appoggio dato ad Hitler da alcuni industriali americani o le tracce di fascismo presenti nella società inglese, a discapito di altre. Avrei apprezzato un punto di vista italiano e giapponese e una maggiore rilevanza data all’Olocausto ebraico e ai Gulag di Stalin.
La narrazione si snoda in un arco temporale che va dal 1933 al 1949, dall’ascesa di Hitler e del nazismo in Germania all’esplosione della prima atomica sovietica, inizio della Guerra Fredda. Uno schema iniziale fa luce sui principali personaggi coinvolti divisi per nazionalità. Gli americani: i Dewar, i Peskov e Rouzrokh. Gli inglesi: i Fitsherbert e i Leckwith- Williams. I tedeschi e austriaci: i von Ulrich, i Franck, i Rothmann e i von Kessel. I russi composti da membri della famiglia Peskov. I gallesi: Williams e Griffiths. Due le storie d’amore principali: quella tra Carla von Ulrich e Werner Franck e quella tra Lloyd Williams e Daisy Peskov, cugina di Volodja Peskov che ha un ruolo fondamentale nel presente romanzo e che vedremo sicuramente con un ruolo cardine anche nel terzo episodio della saga.
L’inverno del mondo vede le storie personali dei personaggi, grande risalto è dato al lato sentimentale, intrecciarsi agli avvenimenti fondamentali della Storia e vede appunto l’amore, il coraggio, la lealtà combattere con la crudeltà, l’oppressione e la barbarie. I personaggi positivi forse sono troppo senza macchia e senza ombre ma è evidente che Follett schiera il bene da una parte e il male dall’altra in modo quasi manicheo. Forse è un po’ irrealistico ma l’impatto sulla carta è di grande effetto. Sicuramente a mio avviso il personaggio più bello e drammatico è quello di Carla von Ulrich, con il suo sogno di diventare medico, infranto dalla mentalità maschilista dell’epoca che al massimo vedeva una donna nel ruolo di infermiera e il suo amore struggente e appassionato per Werner Franck, figlio di un ricco industriale nazista, e anch’egli coraggioso almeno quanto Carla.
Scopo principale di Follett è quello di far vivere il lettore in un mondo che non c’è più, portandolo con sè in una particolare macchina del tempo, e la sua capacità evocativa è indubbia. Attendo quindi Edge of Eternity e vi confesso che la curiosità e le aspettative sono alte.
Ken Follett è nato a Cardiff, nel Galles, nel 1949. Laureato in filosofia, poi cronista in un quotidiano, è diventato uno dei più popolari autori di best-seller con La cruna dell’ago (Eye of the needle, 1978). I suoi romanzi, che hanno trame ben congegnate e ricche di suspense, combinano avventura, ricostruzione storica, spionaggio e thriller: fra i molti, spesso portati con successo sullo schermo, si ricordano Il codice Rebecca (The key to Rebecca, 1980); L’uomo di Pietroburgo (The man from St. Petersburg, 1982); Sulle ali delle aquile (On wings of eagles, 1983); I pilastri della terra (The pillars of the earth, 1989); Una fortuna pericolosa (A dangerous fortune, 1993); Il terzo gemello (The third twin, 1996); Il martello dell’Eden (The hammer of Eden, 1998, premio Bancarella); Codice a zero (Code to zero, 2000); Il volo del calabrone (Hornet flight, 2002).
da: Enciclopedia della letteratura, Garzanti 2007
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