:: Recensione di Toccalossi e il boss Cardellino di Roberto Centazzo (Fratelli Frilli Editori, 2012) a cura di Elisa Giovanelli

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Ferragosto, Savona. Il procuratore Lorenzo Toccalossi è impegnato con il fido e paziente maresciallo Centofanti a stilare una complessa requisitoria su un traffico di immigrati clandestini cinesi. Le fotocopie da fare sono centinaia e, rovistando alla ricerca di una nuova risma di carta, Centofanti trova una lettera e una fotografia di Toccalossi da giovane. Il procuratore inizia così a raccontare una storia che risale al 1977, quando era giudice istruttore a Genova. Dal passato emerge la figura di Vito Cardella, detto Cardellino, giovane esponente della mala, che, insieme al fratello Tano, ha il controllo delle attività illecite a Genova. Vito è un criminale romantico: uccide senza scrupoli, avvia il commercio dell’eroina, ma ha una grande passione per la musica rock, di cui è un grande intenditore. L’indagine su Cardellino, che vede impegnati il commissario Manfredi e il giovane Toccalossi, scorre parallela alla storia del rock con le sue figure leggendarie da Elvis ai Rolling Stones, tra fatti reali e aneddoti verosimili. Le pagine del romanzo sono impregnate di una struggente malinconia. Il procuratore Toccalossi ricorda con affettuosa nostalgia quel periodo, con lui giovane, ancora inesperto e per questo arrogante, e le imprese di Cardellino, criminale senza attenuanti, ma anche rappresentante di un’epoca in cui perfino i delinquenti sembrano essere migliori.  Un passato che in quei giorni di fine estate pare voler tornare, ma nulla è più come prima e quello che è stato può solo rimanere nel regno dei ricordi e al massimo fornire la chiave per risolvere un caso del presente.
Roberto Centazzo racconta la terza avventura di Toccalossi (dopo Giudice Toccalossi – Indagine all’ombra della Torretta e Toccalossi e il fascicolo del ’44, editi sempre per Frilli Editori) con una scrittura ricca, dove convivono altisonanti metafore, flussi di pensieri e la fedele riproduzione della contorta e burocratica prosa dei verbali di polizia. Non mancano una buona dose di ironia e momenti comici, come le spiegazioni sui molteplici usi del termine “belin” o la ricerca dei fantomatici chinotti di Savona. Attraverso i ricordi del protagonista, l’autore descrive la storia del rock e la Genova degli anni Settanta, creando un’atmosfera da favola, favola nera certo, ma con quell’aura d’incanto tipica delle cose che non sono più.
Il presente è rappresentato dalla città di Savona, desolante nella sua staticità, dall’elefantiaco e inutile lavoro burocratico in cui Toccalossi è impegnato e dal senso di solitudine e abbandono. Toccalossi però non è tipo da piangersi addosso e, nonostante moglie e amante l’abbiano lasciato e i delinquenti abbiano sempre più scappatoie per sfuggire alla giustizia, non ha certo intenzione di arrendersi, convinto che fare bene il suo lavoro sia la strada migliore.

Toccalossi e il boss Cardellino
Roberto Centazzo
Fratelli Frilli Editori, 2012
pp. 288

4 Risposte to “:: Recensione di Toccalossi e il boss Cardellino di Roberto Centazzo (Fratelli Frilli Editori, 2012) a cura di Elisa Giovanelli”

  1. Avatar di davide ferrari davide ferrari Says:

    dalla recensione direi che questo è da mettere ra i prossimi acquisti.

  2. Avatar di Viviana Viviana Says:

    e vai che dal bresciano ci diamo al dialetto ligure, in precedenza c’è stata una puntatina in Abruzzo Molise con Cicchino stiamo diventando esperti

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