Laureata in archeologia, dopo anni di lavoro nell'ambito dello spettacolo, Valentina Pattavina si è affacciata poi al mondo della letteratura, pubblicando i due gialli La libraia di Orvieto e L'ultima eredità, ambientati nella cittadina umbra e incentrati sul personaggio di Matilde, quarantenne in cerca di una nuova strada come libraia appunto nella cittadina umbra, tra enigmi e delitti.
Non è un rischio provare a scrivere un seguito ad un libro di successo?
Ho cercato di scrivere L'ultima eredità in modo che fosse possibile capire la vicenda anche a chi non conosceva La libraia di Orvieto. La storia dei miei due romanzi è andata avanti di suo, nel primo la mia protagonista Matilde è in fuga e in cerca di una sistemazione, nel secondo ha già trovato il suo posto nella comunità. Si possono leggere uno di seguito all'altro ma anche separatamente, le due trame sono sganciate.
Nel tuo libro c'è il personaggio di un barista che ad un certo punto, dopo una vita da ateo bestemmiatore, si converte alla religione. Tu che rapporto hai con la fede?
Pessimo, sono atea e ho parecchi problemi con la Chiesa. Io rispetto le persone credenti, ma vorrei che loro rispettassero me, detesto che ci sia chi mi vuole imporre dall'alto determinate cose. Nel corso della mia vita ho visto molto l'aspetto religioso, e mi interessava comunque inserirlo nella mia storia, proprio perché ho voluto creare una vicenda con tante sfaccettature, compresa questa legata a quel personaggio.
Quanto c'è di te in Matilde?
Il personaggio di Matilde non è autobiografico, c'è molto di me in tutti i personaggi, nel bene e nel male. Matilde mi ricorda molto perché entrambe siamo delle solitarie, io adoro stare per conto mio e ritagliarmi i miei spazi.
Nei tuoi libri c'è molto amore per la cultura e molta ironia, a cominciare dal discorso dei titoli falsi dei libri dati ai librai.
I titoli distorti me li hanno passati molti miei amici librai, c'è gente che chiede Il giardino dei fritti porcini o Sequestro un uomo o ancora I buoi oltre la siepe. Ho voluto nei miei due romanzi fare anche un omaggio ai libri, veri e propri oggetti taumaturgici, e ai librai, eroi, merce rara, capaci di appassionare la gente alla lettura. Un mestiere meraviglioso, oggi fortemente a rischio.
Nel tuo libro si parla anche di cucina, sei anche appassionata di questo?
Non particolarmente, mi serviva un momento in cui riunire i miei personaggi, e a tavola viene fuori il meglio e il peggio di una persona.
Hai lavorato per tanto tempo nello spettacolo, ti sei ispirata a dei film per il tuo libro?
Ci ho messo dentro Ladri di biciclette, e anche Il buono, il brutto e il cattivo. Io amo tutte le forme d'arte e tutti i tipi di storie. Ormai è stato raccontato di tutto, ma può cambiare il modo di narrare.
La libraia di Orvieto e L'ultima eredità sono disponibili per Fanucci.
Elena Romanello
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