:: Recensione di La donna segreta di Marta Boneschi a cura di Elena Romanello

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donnasegretaLA METILDE VISCONTINI DI MARTA BONESCHI
 
"La donna segreta" è l'ultima fatica di Marta Boneschi, giornalista, scrittrice e storica, ed è il suo omaggio personale al Risorgimento italiano, raccontando la vicenda di Metilde Viscontini, nobildonna milanese prima sotto il dominio napoleonico e poi sotto la Restaurazione, amante di Foscolo e amata invano da Stendhal al punto di ispirargli le protagoniste de "La Certosa di Parma" e "Il Rosso e il nero", i suoi due romanzi più famosi.
«Il mio è un libro infatti innanzitutto sul Risorgimento, visto da una delle sue protagoniste meno note, sulla quale ho trovato tanto materiale attraverso gli occhi di Foscolo e di Stendhal», ricorda Marta Boneschi, «ho raccontato come un romanzo un libro di storia, ma dentro è tutto documentato. Non è la prima volta che mi occupo di una protagonista di quel periodo, prima avevo scritto un libro su Giulia Beccaria, madre di Manzoni e intellettuale per certi aspetti oggi più nota di Metilde Viscontini, Metilde mi raccomando, non Matilde, il nome Matilde era sconosciuto nella Milano di allora malgrado fosse di derivazione germanica e si fosse da un certo punto in poi sotto la casata asburgica».
«Metilde Viscontini è stata una ribelle, un'anticonformista e può dire ancora molto alle giovani donne di oggi, che spesso per paura non osano andare contro quello che si chiede loro», continua Marta Boneschi, «sposò giovanissima Jan Dembowski, ufficiale napoleonico di diciassette anni più vecchio di lei, violento e oppressivo, ed osò ribellarsi, chiedendo la separazione, cosa consentita all'epoca ma sempre manipolata dagli uomini. Andò contro lo strapotere maschile, sia dicendo di no ad una situazione comune allora, quella di essere mogli maltrattate, sia rifiutando la corte di Stendhal. Il tutto senza contare il suo impegno politico, come affiliata alla Carboneria e coinvolta nei moti del 1821.»
Interessante un particolare del suo impegno politico, l'amicizia con Giuseppe Pecchio: «Per molto tempo Pecchio fu bollato come traditore, oggi lo si vede come uno degli eroi dimenticati del nostro Risorgimento. Compagno di scuola di Manzoni e Confalonieri, funzionario amministrativo napoleonico a Milano, aderì nel 1821 alla cospirazione capeggiata da Confalonieri del quale non condivideva gli ideali aristocratici, lui era più democratico e repubblicano. Quando il tutto fallì, Confalonieri lo accusò di aver tradito, ma Metilde lo difese a spada tratta, finendo anche sotto inchiesta della polizia austriaca, e uscendone a testa alta ricordando il suo rango, anche se ormai viveva separata dal marito.»
Metilde morì nel 1825, a soli trentacinque anni. «Credo come molti che si sia consumata nella lotta per la libertà dell'Italia, in una Milano che attraversò prima della Restaurazione un momento di pura grazia, culturalmente e socialmente, ma dove sia prima che dopo c'erano tanti germi contemporanei, il malaffare, la corruzione, di cui Metilde fu anche vittima, anche se in qualche caso cercò di girarle a suo vantaggio», conclude Marta Boneschi.
Elena Romanello

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