:: Recensione di La gabbia dei matti di Luca Rinarelli

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gabbiaIl periodo d’oro del noir sociale intriso di alti ideali forse un po’ utopistici ma nobilitati da profonde convinzioni ideologiche e umanitarie, a mio avviso ma prendete questa affermazione come un opinione del tutto personale, si colloca negli anni settanta e tra gli esponenti più significativi non posso non citare Jean-Patrick Manchette uno scrittore che fece dell’ impegno politico e civile la sua caratteristica predominante, come non pensare ad opere come Piovono morti e Piccolo blues. Più tardi negli anni ottanta e novanta fino ai giorni nostri autori per lo più francesi penso a Didier Daeninckx, Serge Quadruppani, Thierry Jonquet e Marc Villard, ma anche scandinavi e statunitensi hanno parlato di degrado delle periferie, di sfruttamento, di razzismo, di emarginazione, di antisemitismo. Il noir sociale è stato da sempre una delle declinazioni del noir che più mi hanno coinvolto per cui quando ho saputo che l’editrice Agenzia X affidandosi alla cura di uno scrittore come Matteo Di Giulio inaugurava la collana Inchiostro rosso dedicata appunto al noir di denuncia incentrato su temi scomodi come l’omofobia, il razzismo, il precariato, ho accolto la notizia con una forte carica di aspettativa e devo dire che il primo noir che ho letto di questa collana ha sicuramente superato brillantemente la prova. Di Luca Rinarelli ho avuto modo di leggere In perfetto orario che in un certo senso già conteneva una forte carica di critica sociale per cui non mi stupisco che Di Giulio abbia scelto proprio lui per inaugurare questa collana. Questa volta non ci sono killer venuti dall’est ne padri in cerca di giustizia ma sempre di giustizia si parla quella che vogliono ottenere con metodi più o meno ortodossi un gruppo di ragazzi con handicap mentali inseriti in un progetto riabilitativo, il loro tutor Marco, Daniela una collega della cooperativa di recupero e l’uomo forte del gruppo l’ex legionario Franco. Giuseppe uno dei ragazzi del gruppo è morto in circostanze sospette dopo un arresto. Caduto dalle scale mentre scappava dicono i poliziotti, ma Marco non ci crede. Sa che non è vero. Per obbligare i responsabili ad ammettere le proprie colpe Marco progetta di rapire il vicequestore Cagnazzo, affinché finalmente dica la verità. La confessione poi affidata a Youtube porterebbe finalmente giustizia e pace per la memoria dell’amico, questo almeno sperano in buona fede i ragazzi ma naturalmente non tutto andrà per il verso giusto fino al finale che  non vi anticipo anche se non è difficile da immaginare. Noir di denuncia nel più puro senso del termine, La gabbia di matti, parla di disagio, di marginalità, ma anche di amicizia, di senso di responsabilità, di solidarietà e pur nella sua drammaticità, casi reali che hanno sicuramente ispirato l’autore ce ne sono decisamente troppi, un rosario di nomi che scorrono nelle coscienze come una condanna, non è un noir cupo o pessimista. Anzi spinge a reagire, a non rassegnarsi agli abusi e alla violenza tanto generalizzata specie negli strati che per loro preciso compito dovrebbero arginarla. Ci si interroga, si riflette, si prova anche rabbia, Rinarelli è capace di coinvolgere il lettore nelle sue battaglie, e forte è il messaggio che le cose possono, anzi devono, cambiare perché Federico, Carlo, Stefano siano gli ultimi. Davvero gli ultimi.

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