Charleston – Cinzia Tani, Mondadori, 2010, pp. 360, € 19,50
di Riccardo Falcetta
“Mentre prende la mira con il fucile del padre, Claire è ancora innocente. Fra pochi secondi si chiederà se voleva colpire il bersaglio o la donna vestita di giallo che vedrà cadere sul prato.
Prima di premere il grilletto non le è parso di scorgere un movimento laggiù tra gli Oleandri?”
È con la forza ineccepibile del mistero e dell’ambiguità che Cinzia Tani incolla il lettore ai successivi venticinque capitoli di “Charleston”, suo ultimo imponente romanzo.
Siamo a Cannes, in una domenica d’estate del ‘29. A più di dieci anni dalla fine della Grande Guerra, l’Europa e il mondo intero vivono l’abbaglio dorato degli anni venti e il tracollo di Wall Street, che segnerà presto la fine di quell’illusione di prosperità illimitata, è ancora di lá da venire.
Mentre trascorre il pomeriggio nella villa di famiglia esercitandosi nel tiro a segno, la giovane Claire Simmons, frivola e sensibile figlia di un petroliere americano, si convince di aver colpito Stella, danzatrice dal fascino algido e inaccessibile, ingaggiata da suo padre in un locale per insegnarle la danza e con cui da subito la ragazza instaura un relazione di silenziosa conflittualità. Quando diverse ore dopo Claire trova il coraggio di controllare, del corpo di Stella in giardino non c’è traccia, ma forse qualcosa è successo, poiché la ballerina da quel momento scompare nel nulla.
Una premessa tanto semplice quanto geniale; un mistery che una volta “servito”, consente all’autrice di afferrare il lettore e condurlo altrove, lungo l’ascesa e il declino della famiglia Simmons e lungo il doloroso percorso di crescita che per Claire inizia dal ritrovamento del diario di Stella e prosegue, dopo il crollo della Borsa e il suicidio di suo padre, nel tormentato rapporto che instaura con Michel, il sassofonista che con Stella viveva e lavorava, in realtà un esponente della guerriglia siriana.
Da quando Stella scompare, tutto ciò che Claire scopre su di lei e Michel la spinge a riconsiderare radicalmente la propria vita, i valori, i punti di riferimento, a cercare con ostinazione, anche nel sacrificio, una libertà di crescere che la gabbia delle consuetudini borghesi fino a quel momento le ha precluso.
“Charleston” è una storia di passioni umane, ideologiche e artistiche, un racconto di amicizia e riscatto che trova il proprio nucleo tematico nello scontro tra la necessità dei legami e l’anelito alla libertà: la libertà che Stella trova nella sua passione esclusiva per la danza e nella figura della grande ballerina Isadora Duncan; la libertà che Michel brama per il suo popolo. La libertà nuova e selvaggia che il jazz e il charleston portano alle giovani generazioni, diventando autentici leit motiv, elementi di coesione di una narrazione particolarmente densa, che dilaga di continuo tra passato e presente.
A dominare il tutto, la presenza costante e simbolica del mistral, “vento freddo e impetuoso” che reca il cambiamento, e l’assenza di Stella, certamente una delle grandi figure femminili della letteratura recente: è lei, col fascino dirompente di una bellezza imperscrutabile e con la forza delle sue scelte, sempre dettate da una radicale libertà e dall’insofferenza ai condizionamenti, la vera protagonista che, alla stregua di un’invisibile presenza mitica sembra tessere i destini degli altri, fino all’inattesa epifania finale.
“Charleston” è anche un’epica corale ricca di suggestioni “vintage” che dal cuore dell’America di inizio secolo, alla Corniche di Cannes, da Sanremo ai jazz club e sui sentieri ridenti e pullulanti di crimine del Panier di Marsiglia, fino alla Genova della guerra partigiana, si snoda attraverso una serie di luoghi ed episodi simbolo del Novecento, distillando un cocktail di storia e immaginario pop da un secolo che come pochi ha saputo produrre meraviglie e tragedie.
Lontana dalle grafie cinematiche che imperano nella produzione letteraria odierna, l’autrice di straordinari romanzi quali “L’insonne” e “Sole e ombra” (selezione Campiello 2008), si affida ancora una volta agli stilemi del grande romanzo ottocentesco attualizzandoli e realizzando un libro notevole. Forse, il suo capolavoro.
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