Ho iniziato la lettura di Satori con una certa apprensione. D’accordo Don Winslow è uno dei pochi autori che negli ultimi due anni mi hanno regalato le emozioni più forti e dal quale riconosco di aver imparato non poco, cosa che anche per un narratore rodato è sempre un’esperienza rivitalizzante. Ma Shibumi- il ritorno delle gru di Trevanian è stato uno dei miei romanzi di formazione. Erano gli anni dell’università in cui già scrivevo ma non pubblicavo, sognavo l’Asia ma ancora non ci ero andato, insomma Nikolaj Hel e il suo mondo in equilibrio tra spy-story, arti marziali, avventura e noir era un riferimento non solo letterario ma comportamentale anche al di là della parola scritta. Un po’come il suo ‘ fratellino’ Johnthan Hemlock del Castigo dell’Eiger. Il Go, le arti marziali, ma anche la speleologia, le arrampicate. Il timore di restare deluso era forte. Però sin dalle prima pagine Winslow ha fatto la magia. Forse perché anche lui ha avuto modelli letterari e di vita simili. Il romanzo non può essere riassunto e recensito così. Vi prego di leggerlo e farvene una opinione personale. Si tratta di una spy story ma anche il romanzo di formazione dell’assassino perfetto. E se Satori è il termine che per i cultori dello zen rappresenta una illuminata e improvvisa comprensione del mondo e dei suoi meccanismi, incombe Shibumi che è un altro concetto tipico della cultura nipponica abitualmente associato alle donne. Indica una grandissima raffinatezza mascherata da un’apparente semplicità. Dote generalmente abbinata a donne giapponesi, senza pensarci con lucidità lo citai in una storia del Professionista (Marea Rossa) associandolo a un personaggio molto amato nella serie. È il genere di qualità che uno userebbe per descrivere Michelle Yeoh o Joko Shimada se qualcuno ricorda chi è. In questo romanzo non è possibile disgiungerla da Solange, l’amante-cortigiana-insegnante del giovane Nikolaj, strumento e nemesi della sua avventura. L’intreccio lo coglie in un momento precedente a quello fotografato da Trevanian ma al contempo si riallaccia con alcuni fatti raccontati in Il ritorno delle gru. Come su un immaginario gopang le pietre nere e quelle bianche occupano territori, avanzano si ritirano creando un intreccio perfetto, una spy story degli anni 50 che si sposta a Beijing e poi in Indocina in un a Saigon francese percorsa da fremiti rivoluzionari tra legionari, cortigiane, nani, ballerine, tiranni, case di specchi, assassini dall’identità ignota. Non voglio raccontarvi di più, superate la porta del drago e scoprite voi stessi Winslow che riesce a essere se stesso cambiando stile e ambientazioni. In realtà il suo è più di un omaggio a Trevanian, c’è tutto un mondo di romanzi orientali da Ninja di Lustbader, a Dai Sho di Olden sino al Clan dei Corsi di Heffernan. Letture che rammento come fossero oggi. Come il primo atterraggio tra i grattacieli di Hong Kong (quando ancora esisteva Kai tak) come un’alba sul Fiume dei Profumi in Vietnam e un tramonto da Luang Prabang. Uno di quei libri che ti lasciano con una stretta al cuore perché ti ricorda tempi e ispirazioni passati ma non dimenticati. Brandelli di vita, radici d’ispirazione. Grazie Don, libri così non capitano tutti i giorni. Neanche tutti gli anni. Valgono un tesoro.
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