Liberidiscrivre partecipa al primo blog tour italiano organizzato da Marsilio Editore per l’ uscita di J.A.S.T. Just another spy tale, un innovativo romanzo collettivo firmato a 6 mani da Lorenza Ghinelli, Simone Sarasso e Daniele Rudoni. Oggi abbiamo il piacere di pubblicare un intervento di Lorenza Ghinelli che ci parlerà del suo ruolo di donna e scrittrice.
Donna e scrittrice: in quale modo la femminilità influenza la scrittura di Lorenza Ghinelli
Uomo e scrittore, in quale modo la virilità influenza la scrittura? Questa domanda non viene mai posta. In effetti, se la ribaltiamo è ridicola e straniante. Lungi da me dare inizio a un dibattito femminista, non sono femminista, ma cerco di liberarmi da una matrice maschilista in cui tutti cresciamo e che ci fa scordare che l’intelligenza non conosce distinzioni di genere. Io filtro il mondo attraverso ciò che sono, e sono anche donna.
Per quanto concerne J.A.S.T. è innegabile che Simone cercasse una voce femminile, come è altrettanto innegabile che io abbia apportato un contributo più emotivo alla scrittura. Ma credo che queste differenze abbiano a che fare con la cultura e non col genere. Detto in soldoni le donne crescono coltivando certe attitudini mentre gli uomini ne coltivano altre, ma non è prerogativa del femminile sapere rendere fruibili le emozioni, come non è prerogativa maschile l’action, la cronaca, la politica. Credo che indagare a fondo la storia e la cultura della società di appartenenza possa portarci a destrutturare questi pregiudizi. Pensate per esempio alla scrittura di Yukio Mishima. È un uomo capace di rendere l’universo femminile meglio di tantissime scrittrici donne. Pensate a Mary Shelley, mai avrebbero immaginato al tempo che Frankeistein potesse essere stato scritto da una donna.
Ci sono donne che hanno proiettili al posto della penna, e uomini che con la penna sanno parlare dritto al cuore. Scavalcando gli stereotipi si incontra la letteratura, le storie che sanno entrarti nel sangue e dirottare il pensiero.
Simone e Daniele sono artisti capaci, lavorare con loro è stato stimolante, mi hanno portato a riflettere sulla sintesi e sul ritmo come non avevo mai fatto prima. È nel lavoro di scrittura collettiva che uno scrittore si misura realmente coi suoi limiti. E nel confronto costante che un’artista cresce.
Credo che la cosa che differenzi maggiormente la mia scrittura da quella di Simone e di Daniele non sia il fatto che loro sono uomini e io donna, ma in tutta una serie di interessi e percorsi che ci differenziano da sempre e che ci arricchiscono reciprocamente. I libri che ci hanno dato nutrimento sono diversi, diverse sono le storie che ci hanno ispirato e che hanno nutrito il nostro immaginario. Questo ci rende unici. Mettere il nostro bagaglio, i nostri stili e i nostri talenti a servizio di un progetto comune è stata un’esperienza grandiosa.
È preoccupante pensare che ancora oggi si dubiti di una scrittrice in quanto donna, pensando che magari possa essere più carina che brava. Certo, questo è possibile. Ma il libro andrebbe letto. Il pregiudizio che affiora sempre prima e fa lo sgambetto al buon senso porta l’odore delle occasioni mancate.
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