Claudio Cordova è un giovane reporter di Reggio Calabria che, con entusiasmo coraggioso e un pò incosciente, si occupa di cronaca nera e giudiziaria. Giovanissimo d’età ma con la stoffa e il metodo del giornalista vecchio stampo, Cordova ricerca, indaga a fondo prima di informare i lettori. Redattore del quotidiano on line in tempo reale Strill.it, Cordova ha ceduto ben presto all’impulso di scrivere un libro, un libro di denuncia e di inchiesta, spronato da una lettura, quella di un testo di Carlo Lucarelli che si fa stimolo e volontà di continuare quella strada intrapresa dall’autore di “Navi a perdere”, ma con uno stile personale e camminando con le proprie gambe. Cordova ha camminato davvero a lungo per una Calabria sconosciuta o mai rivelata, per sentieri solitari che conducono nei luoghi in cui la regione è stata venduta alle speculazioni, ai traffici illeciti di rifiuti tossici e radioattivi. “Terra venduta” (Laruffa editore, pag.184 euro 10,00) è un viaggio in sette capitoli per la Calabria per i suoi luoghi incriminati: torrenti, coste, mari in cui il sospetto di inquinamento persiste o è reso noto dalle inchieste giudiziarie. L’autore, con determinazione e nello stesso tempo con la sensibilità di chi è figlio di quella terra, compie un’indagine sul campo con rilievi sulle località violate ed incriminate accompagnati da ricca documentazione fotografica. Cordova racconta la Calabria venduta con la professionalità e l’intraprendenza del reporter ma soprattutto con gli occhi di chi ha visto i disastri ambientali e i danni provocati alla salute degli abitanti di quelle zone, ignari della presenza di rifiuti e scorie illegalmente occultati.
Quando hai deciso di scrivere "Terra venduta"?
Nella primavera del 2009, leggendo, tutto d’un fiato, nel giro di pochissime ore, “Navi a perdere” di Carlo Lucarelli, che per me è un maestro dal punto di vista narrativo. “Terra venduta”, infatti, nasce come un’inchiesta sulle navi dei veleni, di cui conoscevo già, per ragioni di lavoro, diversi particolari. Poi, indagando, nel corso di oltre dodici mesi, ho avuto modo di scoprire diverse altre storie, per molti versi raccapriccianti, che non riguardano le vicende della navi affondate, ma il traffico di rifiuti sul territorio calabrese.
Dal tuo libro traspaiono dati inquietanti sul tasso di mortalità di bambini che vivono in quelle zone contaminate. Così si muore in Calabria?
La Calabria è una regione in cui non ci sono fabbriche, né si può parlare di inquinamento dovuto allo smog, dato che non vi sono metropoli. Eppure, purtroppo, in determinate zone, vi è un’incidenza patologica assai preoccupante, che colpisce soggetti molto giovani. Penso a quello che accade tra Paola e Serra d’Aiello, in provincia di Cosenza, per non parlare di Crotone, dove i bambini andavano a scuola, ignari di essere circondati da scorie. E anche in alcune zone del reggino alcuni tassi sembrano essere in aumento: credo che non si debba viaggiare sui binari dell’allarmismo, ma pensare che tutto vada bene sarebbe da irresponsabili.
La tua indagine si è svolta soprattutto sul campo. Com'é stato il tuo lavoro di ricerca?
E’ stato un lavoro fatto di viaggi solitari, in condizioni anche ostili. A voler fare un discorso romantico, posso dire che mi teneva compagnia la musica dell’autoradio e la passione nel vedere, giorno dopo giorno, che il materiale che raccoglievo prendeva forma sul foglio bianco. Amo il giornalismo di verifica, fatto sul campo, come si faceva un tempo, sono convinto che un buon giornalista debba avere le doti e la predisposizione di un investigatore, di un segugio: io sto studiando per diventare un buon giornalista, cercando di mettere in pratica gli insegnamenti dei miei direttori di Strill.it, che mi hanno formato e mi formano, giorno dopo giorno, umanamente e professionalmente.
Sei redattore di Strill.it e scrivi di cronaca nera e giudiziaria, com'é stato occuparti di inchieste scomode e scottanti come quelle riguardanti rifiuti tossici e radioattivi?
Anche l’attività quotidiana non è delle più facili, sono convinto che chi esercita il mestiere di giornalismo in Calabria lo stia esercitando in un territorio di frontiera, in una scala gerarchica colloco la Calabria subito dopo i territori di guerra, quelli dove, davvero, si rischia la vita a ogni passo. Qui i giornalisti combattono una guerra un po’ più silenziosa: sono armati di penne e tastiera, tentano di informare correttamente i cittadini e non è facile perché l’intero contesto sociale è permeato dalla ‘ndrangheta o dalla mentalità mafiosa. Solo attraverso una buona informazione la nostra Calabria potrà crescere e indignarsi di fronte a scandali come quelli che ho tentato di raccontare nel mio libro. C’è di mezzo la salute di tutti noi, dei nostri parenti, non si può tenere la testa sotto la sabbia.
Stai presentando il libro in giro per la Calabria, qual é la reazione di tuoi lettori?
Per me, che ho sempre avuto ambizioni da scrittore, da narratore, il complimento più grande è stato sentirmi dire che il libro si fa leggere come se fosse un romanzo. Purtroppo, quelle narrate in “Terra venduta” sono storie vere, anche se, a volte, sono così incredibili da assomigliare a sceneggiature cinematografiche. Dopo i viaggi d’indagine, per la scrittura del libro, da qualche mese ho iniziato quelli per far conoscere il mio lavoro, per far conoscere, soprattutto, il mio impegno, i miei sacrifici. In questi mesi ho incontrato, in Calabria, ma anche fuori dai confini regionali, tanta gente che crede in quello che fa: questo, ovviamente, mi dà forza e coraggio per continuare la mia attività. Mi rivolgo soprattutto alla gente, ai miei coetanei: solo se noi giovani ci coalizziamo dalla parte giusta, un domani potremo vivere in una Calabria migliore.
Cordova giornalista e scrittore, quali sono i gusti di Cordova lettore?
I libri d’inchiesta e i saggi, soprattutto. Tento di informarmi tramite i libri, dato che giornali e televisione ci tengono troppe cose nascoste. I libri stanno diventando, insieme a internet, l’unico spazio di vera libertà: e l’Italia, la Calabria, hanno bisogno di libertà, quanto l’acqua nel deserto. Leggo gli scritti dei giornalisti che provano a fare un’informazione corretta, fuori dalle logiche dei padroni: cerco di imparare da loro. Sì, leggo per conoscere e per imparare.
Pensi di continuare a scrivere libri-inchiesta? Progetti in cantiere?
Spero che la mia attività possa continuare nella mia terra, la Calabria, che amo moltissimo. Per ora, come dicevo, l’attività principale, per quanto riguarda l’editoria, è quella di far conoscere a più gente possibile “Terra venduta”. Sicuramente spero che non resti un’opera isolata: complice lo spirito inquieto, quello che io chiamo, spesso, “caratteraccio”, non riesco a restare fermo e fare il compitino. Paolo Borsellino diceva una frase bellissima, secondo me: “Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla. Perché il vero amore consiste nell’amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare”. Ecco, qualsiasi progetto futuro, sarà rivolto soprattutto a migliorare, nel mio piccolo, la mia terra. Credo che sia necessario fare di tutto per lasciare, alla fine della nostra vita, le cose in uno stato migliore rispetto a come le avevamo trovate.
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