:: Intervista a Massimo Maugeri

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Benvenuto Massimo è un vero piacere ospitarti sulle pagine di Liberidiscrivere e grazie per aver accettato questa intervista. Iniziamo come è nostra tradizione con le presentazioni. Parlaci dei tuoi studi, del tuo lavoro, dei tuoi hobby. Descriviti anche fisicamente ai nostri lettori.

Ho conseguito una laurea in Economia e un paio di master post universitari. Oltre ai vari impegni letterari, mi occupo della elaborazione di progetti cofinanziati dall’Unione europea.
Amo molto la musica. In passato suonavo e cantavo in una band, dove arrangiavamo pezzi da me composti in lingua italiana.
Descrizione fisica: alto 1,77, peso 77 kg, capelli scuri, camicia celeste.

Scrittore, redattore culturale di magazine e quotidiani, curatore del fortunato blog letterario Letteratitudine punto di riferimento per scrittori, addetti ai lavori del mondo del libro e semplici lettori. La comunicazione è una parte importante della tua vita. Perché sia efficace quali regole d’oro deve seguire?

Secondo me la cosa più importante è fare in modo che la comunicazione non diventi autoreferenziale. Credo che una delle fortune di Letteratitudine sia stata determinata dall’apertura agli altri… in un’ottica di condivisione. L’obiettivo di fondo era (e rimane) quello di favorire l’incontro tra i vari operatori che svolgono una funzione importante nel mondo del libro: scrittori, lettori, critici, giornalisti culturali, ecc.

Parliamo innanzitutto di Massimo Maugeri scrittore. Come è nata in te la passione per la parola scritta? Quali autori hai amato particolarmente e letto fin da giovane?

Come ho avuto modo di dire in altre occasioni, scrivo da quando ho imparato a scrivere. In prima elementare, mi racconta mia madre, scrivevo “pensierini” – lunghi intere pagine – che sorprendevano le maestre. Avevo il cassetto ricolmo di romanzi adolescenziali (che ho provveduto a distruggere, perché illeggibili e imbarazzanti). Dunque credo proprio che la scrittura sia “connaturata” in me. Il che però non significa che io sia un bravo scrittore, non sta a me dirlo. Sono un lettore onnivoro: ho letto praticamente di tutto. Da ragazzino leggevo da Moravia a Stephen King, dai classici della letteratura – che trovavo nella biblioteca di mio padre – ai gialli Mondadori acquistati in edicola.Uno dei miei autori preferiti è senz’altro Calvino. Ma ricorderei anche Don DeLillo e Philip Roth. Rimanendo nella cerchia degli autori americani, posso dire che uno dei miei libri preferiti (forse il preferito in assoluto) è “Furore” di Jonh Steinbeck.

A proposito dei tuoi esordi quale è stato in assoluto il tuo primo lavoro scritto e raccontaci il tuo percorso per arrivare alla pubblicazione.

In passato ho vissuto la mia scrittura in maniera piuttosto solitaria. Poi, intorno al 2001 (credo che l’anno sia quello, se non ricordo male) ho cominciato a frequentare un gruppo di scrittori e appassionati di letteratura operante nella mia città: Catania. Attraverso un’amica ho conosciuto il poeta e scrittore Mario Grasso, direttore editoriale della casa editrice “Prova d’Autore” e della rivista letteraria Lunarionuovo. Ho iniziato a collaborare con lui. Il mio esordio è segnato dalla pubblicazione del racconto Muccapazza su Lunarionuovo (nel 2003), e – soprattutto – con la pubblicazione del romanzo “Identità distorte” (nel 2005) per i tipi di “Prova d’Autore”.

“Identità distorte” è il tuo primo romanzo. Un libro difficile, ricco di metafore e interrogativi profondi. Pensi che l’uomo moderno sia ferito da una profonda crisi di identità, da una incapacità congenita di focalizzare il suo baricentro e che si veda come in uno specchio che deforma e distorce il reale a favore di un ideale illusorio ed estraniante. Viviamo tutti in una terra straniera?

In “Identità distorte” ho cercato di raccontare il mondo dominato dalla new economy, dalla globalizzazione, dalla velocità e dal culto dell’efficienza – e tutto quello che ne consegue – … utilizzando anche la metafora. Viviamo in una terra straniera? Non lo so. A volte ho l’impressione che siamo stranieri a noi stessi. Come ho già avuto modo di evidenziare in altre circostanze, secondo me il rischio principale che corre l’uomo occidentale del nuovo millennio non è solo quello di dover fare i conti con la possibile scissione tra identità e individuo (essere dunque stranieri a se stessi), ma quello di perdere anche la capacità critica per rendersi conto del rischio di incappare in tale scissione.

L’ 11 settembre è stato in un certo senso uno spartiacque nella storia del mondo occidentale. Ti ricordi cosa stavi facendo quel giorno? Come hai metabolizzato questo avvenimento che a distanza di anni lascia ancora strascichi nel subconscio collettivo?

Ricordo che un paio di giorni dopo mia moglie e io saremmo dovuti partire in viaggio di nozze per Los Angeles. A causa del blocco dei voli intercontinentali quel viaggio fallì. L’11 settembre è un avvenimento di portata epocale che rimarrà scolpito nella memoria della storia dell’umanità. Non credo che sia facile metabolizzarlo davvero. 

Sei uno dei coautori del romanzo Le Aziende In-Visibili (Scheiwiller, 2008). Vuoi parlarcene?

Con molto piacere. Si tratta di questo. Tempo fa Marco Minghetti mi parlò di questo suo progetto: “Le Aziende In-Visibili”, appunto. Quando mi chiese se ero disponibile a dargli una mano, accettai con entusiasmo. Si trattava di una sfida molto ambiziosa a cui hanno lavorato un centinaio di personalità  dell’economia e della cultura (scrittori, manager, sociologi, attori, filosofi, economisti, musicisti e designer) virtualmente costituenti la Living Mutants Society. La sfida fu quella di mettere a disposizione la propria conoscenza umana e professionale in un capitoletto di un’opera narrativa collettiva, ispirata alle Città Invisibili di Italo Calvino. Al posto di Marco Polo e l’Imperatore della Cina, ne “Le Aziende In-visibili” troviamo a dialogare l’Amministratore Delegato di una Corporation e il suo Direttore del Personale: una cornice che utilizza la metafora dell’azienda per parlare della nostra contemporaneità. A me fu proposto di tradurre, nella sezione Le aziende e i morti, la città calviniana di Adelma (Episodio n. 78 del volume). Ancora una volta accettai con entusiasmo, proponendo una sfida nella sfida: mescolare la mia scrittura a quella di Calvino (operazione rischiosissima), e paragonando il licenziamento di un lavoratore a una sorta di trapasso.

Quali altri libri hai scritto?

Nel 2008 è  uscito “Letteratitudine, il libro”, per i tipi della casa editrice Azimut. Un libro sui due primi anni di attività del mio blog. Nel 2009, sempre per Azimut, ho curato una raccolta di racconti per il progetto No-Profit “Città per le strade”. La raccolta, ambientata a Roma, si chiama “Roma per le strade”. Ho coinvolto nel progetto scrittori romani (nati a Roma) o residenti a Roma (con l’eccezione del sottoscritto… l’unico autore non romano e non residente a Roma presente nella raccolta): scrittori esordienti, ma anche noti (come – giusto per fare qualche esempio – Dacia Maraini, Mario Desiati, Antonio Pascale, Sandra Petrignan
i… e tanti altri).Sono narratori che conosco personalmente e con i quali, anche nella fattispecie, ho cercato di portare avanti la stessa esperienza di condivisione che caratterizza Letteratitudine

Parliamo del tua creazione più amata “Letteratitudine”. Il fenomeno dei blog letterari è in netta espansione. Serviva un luogo, un open space in cui potersi confrontare, discutere liberamente di editoria, di letteratura, di comunicazione. Da semplici strumenti di promozione stanno acquistando i contorni di una vera e propria agorà. Tu sei stato uno dei primi a capirne le potenzialità. Quale pensi sia il loro futuro e che strade intraprenderesti per migliorarli ulteriormente?

Credo che i blog continueranno ad avere lunga vita. Qualcuno, magari, si è  un po’ perso per strada… ma ne sono sorti di nuovi. Non credo che ci sia una strada più giusta delle altre da percorrere. Anzi, penso sia importante che ciascun blog provi a trovare il suo tratto distintivo, un proprio personale percorso. Chi riesce a portare avanti un progetto “personalizzato” e peculiare ha più possibilità di emergere.

Quali sono i tuoi blog letterari più amati?

Sono molto legato al blog collettivo La poesia e lo spirito, anche perché sono uno dei redattori. Ma seguo sempre con piacere anche Nazione Indiana, Lipperatura, Vibrisse, Satisfiction, Carmilla on line, Il primo amore, Sul Romanzo,  il sito di Giuseppe Genna… ma l’elenco potrebbe continuare. Li seguo sempre con affetto e li considero siti amici. La maggior parte dei loro animatori, peraltro, li conosco personalmente.

Letteratitudine è anche una trasmissione radiofonica in cui spesso inviti ospiti più o meno famosi e li invogli a parlare amichevolmente degli argomenti più vari. Raccontaci la tua esperienza di intrattenitore radiofonico.

Si tratta di un’esperienza nata per caso. Sono stato contattato da Gabriele Pugliese, il direttore di Radio Hinterland (una radio che trasmette in Fm nel territorio delle province di Milano e Pavia, ma che va in diretta – in streaming – anche via Internet), il quale mi conosceva per via di Letteratitudine. Pugliese mi ha proposto uno spazio all’interno della radio per condurre una trasmissione culturale che si occupasse di libri e letteratura. All’inizio ero piuttosto perplesso ed ero deciso a declinare l’invito. Poi Pugliese ha insistito, e mi ha convinto. Oggi, dopo qualche mese, gli sono grato. Per me, questa della radio è senz’altro un’esperienza entusiasmante e arricchente. Non pensavo proprio… ma mi diverto un mondo. Cerco sempre di mettere l’ospite a proprio agio e indurlo a raccontare e a raccontarsi nel modo più naturale possibile. Il mio intento, nel corso della chiacchierata, è “sparire” per dare risalto all’ospite e “offrirlo” agli ascoltatori. E questo trattamento lo riservo a tutti: sia agli autori noti al grande pubblico, sia agli esordienti.

Parlami della tua “sicilianitudine”. Cosa ami di più della tua terra; quali colori, sapori, odori, ti porti sempre con te? C’è un luogo particolare che ti appartiene in cui ti senti veramente a casa?

La mia terra, essendo un’isola, è circondata dal mare. E se dovessi indicare colori, sapori, odori, che porto sempre con me… direi quelli del mare. E lì che mi sento a casa. Non mi riferisco, però, alle spiagge estive sovraffollate e straripanti. Quelle, quando posso, le evito.

Quale libro stai leggendo adesso, il classico libro aperto sul comodino?

Ho il comodino ricolmo di “libri aperti”. Per vari motivi, leggo spesso più libri contemporaneamente. Ma ho voglia di rileggere qualche classico. Magari il citato “Furore” di Steinbeck… perché no!

Nel panorama letterario italiano c’è un esordiente che ti ha particolarmente colpito per originalità, contenuti, coraggio?

Sono rimasto molto colpito dal primo romanzo di Simona Lo Iacono, scrittrice e magistrato. Si intitola “Tu non dici parole” ed è pubblicato da Perrone. Faccio un accenno alla trama… La storia è  ambientata in Sicilia (a Bronte), nel 1638: periodo di malcontento popolare e di Santa Inquisizione. La protagonista, Francisca Spitalieri è un’esposta dotata di una peculiare caratteristica: ama le parole belle. Parole liturgiche e dell’offertorio, sentite in convento, che “ruba” e ripete di continuo pur non conoscendone il significato. Parole che re-interpreta, ammaliata dalla loro austerità e musicalità. Questo suo amore, però, viene considerato anormale. Per questo motivo, e per altre circostanze a esso legate, viene messa a giudizio dal Santo Uffizio L’anno scorso, questo libro, si è aggiudicato il premio Vittorini, sezione opera prima.

Conosci Liberidiscrivere? Ci leggi ogni tanto?

Vi seguo e vi leggo. Mi piace molto il nome, perché ho sempre pensato che la scrittura è la patria della libertà.

Attualmente stai scivendo un nuovo libro? Puoi anticiparci in esclusiva qualcosa?

A dicembre dovrebbe uscire il nuovo volume di “Letteratitudine, il libro”. Sto ultimando un nuovo romanzo e ho pronta una raccolta di racconti. Il romanzo è ambientato in Sicilia. La storia incrocia il mondo del cinema (e Hollywood, in particolare) e il mito delle Gorgoni. Meglio, però, non anticipare troppo… Poi c’è un progetto di scrittura a quattro mani con la citata Simona Lo Iacono (di cui spero si vedranno i frutti molto presto). E questa è proprio una notizia in esclusiva…

Altri progetti oltre la scrittura?

Continuare a fra crescere il blog, puntando ancora di più sulla sua “internazionalizzazione”. E poi, ogni tanto, riposarmi un po’… (sorriso). Grazie di cuore a voi di “Liberi di scrivere”per l’opportunità.

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