Recensione di Razz! Politici d’azzardo di Augusto Grandi.

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razzChi sono i grandi burattinai della politica, dell’economia, della cultura? A questa domanda Augusto Grandi giornalista, da più di vent’anni corrispondente da Torino del quotidiano “Il Sole 24 Ore” risponde con un romanzo, caustico, sulfureo, tagliente capace di toccare i nervi scoperti della nostra società con competenza non priva di divertita ironia. Grandi non si inchina al potere, anzi lo sbeffeggia, lo descrive come realmente è, una macchina guidata da uomini molto spesso mediocri, grotteschi, fondamentalmente falliti, con cultura zero e velleità carieristiche di proporzioni bibliche. Non da meno le donne che li affiancano, usate come  oggetti veri e propri strumenti di prestigio e di potere. In una Torino lontana dall’immagine solita di città industriale e laboriosa si muovono infatti personaggi dubbi in un sottobosco degradato e degradante dove chi comanda davvero non cerca un posto sul palcoscenico della politica, ma si colloca dietro le quinte, muove denaro, scambia voti per favori, manovra nell’ombra, stringe alleanze, disegna strategie, tesse tutta una tela di corruzioni più o meno eclatanti. Quello che colpisce infatti e che meschini e gretti sono anche i difetti, gli odi, le invidie, che agitano questo mondo dove l’etica, i valori, le ideologie sono concetti scomparsi e polverizzati. Non si combatte più per un ideale, un credo, un sogno, non c’è poesia, non ci sono Robin Hood che rubano ai ricchi per dare ai poveri, ma semplici ladri e malversatori, concorrenti sleali e amici solo di se stessi, burattini egoisti in un teatro decadente dove l’opportunismo è la sola legge imperante. Non a caso Grandi associa la politica al gioco d’azzardo, un gioco d’azzardo al ribasso dove chi ha meno punti vince. Anche il linguaggio si adegua alla levatura morale dei personaggi e ben lo rappresenta. I dialoghi  sono infatti crudi, volgari, fastidiosi, e ci danno uno spaccato di vita vissuta, ci gettano in un mondo che ha ben poco da insegnare e pretende di regolare la vita di tutti. Esilarante citazione di “Se uno non ha coraggio non può darselo” attribuita ad un fantomatico Sciopearauer. Non ostante quanto detto, non è un romanzo pessimista e chiuso, ma anzi c’è spazio per personaggi positivi che si ribellano a questo magma di fango e detriti e nuotando controcorrente non si arrendono, sono giovani, capaci di credere in ideali, ancora puri e non corrotti, una nuova generazione che si appresta a portare una ventata di speranza. 

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